Salvatore Buzzi, già gestore delle cooperative rosse romane, in un’intervista a Spraynews, conferma i rapporti tra il mondo del sociale che rappresentava, prima che le note vicende giudiziarie lo coinvolgessero e il Partito Democratico.
Quali erano i rapporti tra la sua cooperativa e il Pd?
«E’ cresciuta all’ombra prima del Pc, dei Ds e poi del Pd. Era in un certo senso organica al partito. Tutto ciò è contenuto negli atti processuali. Non le nascondo, inoltre, che per noi avere questo rapporto era un motivo di vanto. Non era solo la componente vicina a Bersani a essere coinvolta. Ci aspettavamo, di essere difesi da tutto il Pd».
Quali erano i legami tra il Pd e la sua cooperativa?
«Il Pd era casa nostra. Abbiamo fatto tutte le campagne elettorali per loro, essendo la cooperativa cresciuta insieme al partito. Gli abbiamo dato pure un sacco di soldi, come dicono gli atti del processo. Facevamo il cosiddetto vota Antonio, vota Antonio. Eravamo tutti iscritti al Pd».
In quale campagna elettorale, in modo particolare, il vostro contributo è stato determinante?
«Le abbiamo fatte tutte, nessuna esclusa. Determinante in nessuna, non essendo centomila persone, ma certamente ogni volta ci siamo mobilitati. Era la normalità sostenerli. Non c’è nessuno scandalo. Eravamo iscritti alla lega cooperative, al Pd e alla Cgil».
A suo parere, esiste ancora oggi un rapporto tra le cooperative e il Pd?
«Non glielo so dire. Sono sette anni che manco, quindi direi stupidaggini».
Come sono cambiati i rapporti tra voi e il Pd quando siete stati arrestati?
«E’ tutta gente infida. E come se le arrestassero un fratello e lei dicesse che non lo conosce. Se il Pd avesse difeso la nostra cooperativa, avrebbe evitato i casini a Roma, dando un contributo alla giustizia perché alla fine dopo tempo è venuto fuori che Pignatone ha preso una delle più grandi sviste che abbia mai avuto, per non parlare poi delle 1300 persone disoccupate. L’unica certezza è che nessuno di loro li voterà più. Siamo stati chiamati mafia da chi ci ha offerto il caffè fino al primo giorno prima. Il Pd era casa nostra».
Si avvicinano, intanto, le suppletive a Roma. Considerando la sua conoscenza della città, chi vince?
«E’ venuto ancora una volta fuori il rapporto tra il Pd e i manettari dei 5 Stelle. Non a caso ho denunciato la Raggi per danni d’immagine perché dopo la mia assoluzione ha detto Buzzi mafioso. Le ho chiesto centomila euro perché mi si può dire di tutto, ma non mafioso».
In quale partito oggi si riconosce?
«Condivido le battaglie dei radicali e appoggerò Sgarbi perché è l'unico politico che ci ha difeso quando tutti dicevano che eravamo mafiosi. Resto un uomo di sinistra, ma non voterò più Partito Democratico perché ormai non è più di sinistra, ma rappresenta l'architrave del potere».
Di Edoardo Sirignano
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