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Cadavere murato in cantina a Cinisello, arrestato l'assassino




Ritrovato nello scantinato di un palazzo di Cinisello Balsamo, nel milanese, il corpo del trentaseienne Antonio Deiana, scomparso da Villa Guardia il 20 luglio di sei anni fa. Il suo cadavere era stato sepolto sotto al pavimento, immerso in una colata di cemento che in tutto questo tempo ha consumato i resti calcinandoli. tuttavia la certezza dell’identificazione del morto arriverà soltanto con l’esame del Dna.


La fine del giovane uomo, la stessa già fatta da suo fratello, è probabilmente dovuta a un regolamento di conti nel mondo del traffico di droga all’interno di una famiglia di ‘ndrangheta, pertanto la Squadra mobile milanese ha arrestato Luca Sanfilippo, l’unico inquilino del palazzo che fosse a conoscenza del segreto delle cantine di via Lanfranco della Pila, tradotto nel carcere di Monza. Originario, di Mazzarino in provincia di Caltanissetta, Sanfilippo, al termine di un serrato interrogatorio, ha confessato di aver ucciso Deiana a coltellate. Sempre stando a quanto rilasciato dall’omicida, sembrerebbe che la vittima avesse appuntamento nello scantinato con un’altra persona per comprare della cocaina. Nell’attesa, tra lui e Sanfilippo, sarebbe però sorta una discussione sfociata quindi nell’accoltellamento. Da lì la rapida decisione di far sparire il cadavere: il corpo è stato spogliato dei vestiti, affidati a un «balordo» per bruciarli altrove, e sommerso di cemento che notoriamente corrode le materie organiche. Due mesi fa un altro “balordo” «di piccolo livello» ha confidato a un ispettore del commissariato, di aver aiutato un uomo, anni prima, a bruciare i vestiti di una vittima di omicidio. L’indagine è subito scattata coinvolgendo gli investigatori della Omicidi della squadra Mobile, che hanno avviato le verifiche con i colleghi della Mobile di Como che dal 2012 non avevano mai smesso di indagare, coordinati dal procuratore Nicola Piacente. Le microspie collocate nell’abitazione di Sanfilippo hanno svelato tutto confermando come, ormai da qualche anno, la zona tra Milano e il Comasco, è diventata un’enclave di quella Calabria feroce, quella della ’ndrangheta, con la sua violenza efferata e irridente d’ogni forma di giustizia e ordine pubblico.


Il fratello di Antonio, Salvatore, di trentanove anni, era scomparso tre anni prima di lui, e il suo corpo venne ritrovato solamente nel febbraio del 2015 ad Oltrona San Mamete, accoltellato e sepolto in un bosco da uomini legati alla ’ndrangheta. E ancora assassini legati al boss Luciano Nocera erano coloro che ucciso Ernesto Albanese, a Guanzate nel giugno 2014, dopo averlo sepolto nel cortile di una villetta, poche ore dopo, in quello stesso punto, festeggiarono l’evento con una grigliata.



DPF

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