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Camorra e tangenti al cimitero, cinque arresti tra cui un consigliere comunale di Ferentino



Stavolta sarebbe stato un amministratore comunale del Frusinate a essersi rivolto alla camorra per tentare di farsi pagare la tangente da un imprenditore di Tivoli, alle porte di Roma. Con l’accusa di estorsione sono finite in manette cinque persone, tra soggetti dati per vicini al clan di Napoli Centro e l’esponente del Comune di Ferentino. Sono Ugo Di Giovanni, Gennaro Rizzo, Luciano Rosa, Emiliano Sollazzo e Pio Riggi, il delegato ai Servizi cimiteriali del Comune dov’è stato eletto in una Lista civica. Secondo i magistrati del Tribunale di Roma e i militari tiburtini, sarebbe stato proprio Riggi a chiedere il 5% (300 mila euro) su un appalto di 6 milioni vinto nel 2018 dalla Scamo srl per l’ampliamento del campo santo. E sempre lui si sarebbe deciso a rivolgersi ai presunti malavitosi quando il titolare avrebbe ripetutamente fatto intendere di non volerne sapere di pagare. Secondo le carte, però, le cose non sarebbero andate sempre così. Ci sarebbero state minacce all’imprenditore, ai suoi familiari, seguite da raid nella ditta di Tivoli. Tutto terminato con l’esborso di primi 44 mila euro di tangente e seguito dalla richiesta di un’altra mazzetta da un milione in vista dei lavori per la costruzione dello stadio. E probabilmente le cose sarebbero andate sempre peggio se l’imprenditore Lorenzo Scarsella non avesse deciso di denunciare la vicenda.


“QUESTA STORIA MI STAVA DISTRUGGENDO LA VITA”

È scritto nella sessantina di pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Flavia Costantini. I primi del febbraio scorso – si dice – Scarsella si presenta alla Compagnia dei carabinieri di Tivoli. Racconta quello che gli sta accadendo. Spiega che “nel 2013 la Scamo presenta un progetto al Comune di Ferentino per l'ampliamento del cimitero. Dopo uno studio approfondito, anche in base alla mortalità del posto, chiediamo agli amministratori locali se necessitano di un ampliamento cimiteriale che eseguiamo a nostre spese. Per quindici anni gestiamo in autonomia la zona ampliata, preoccupandoci direttamente anche delle vendite dei singoli loculi, sui quali riceviamo degli introiti”. Scarsella continua e arriva all’anno scorso, quando s’aggiudica l’appalto comunale. Sembra una vittoria invece parrebbe l’inizio dei suoi guai.


IL 5% DELL’APPALTO DI TANGENTE

È in quel momento che si sarebbe fatto avanti Riggi. In precedenza, l’imprenditore ricorda di averlo conosciuto perché la moglie aveva una società di serramenti coinvolta nella realizzazione di un edificio della Regione e di un altro a Rocca di Papa. In questa storia, ad appalto aggiudicato, Scarsella l’aveva rivisto perché, a quanto avrebbe sostenuto lo stesso Riggi, era stato lui a spingere in Comune il progetto della Scarm. E quindi ora avrebbe preteso il suo “grazie” sotto forma di tangente. È specificato nell’ordinanza: all’inizio Scarsella resiste ma poi deve cedere: “Tutta questa situazione mi stava distruggendo la vita”.

LA CAMORRA DI NAPOLI CENTRO

Secondo le indagini, il piccolo clan sarebbe stato capeggiato da Ugo Di Giovanni (ritenuto il più carismatico), Gennaro Rizzo, con la partecipazione di Emiliano Sollazzo (romano della zona Magliana) e Luciano Rosa, presunto tramite tra il pubblico amministratore e i camorristi. Di Giovanni e Rizzo, sono stati processati per la gambizzazione nel 2012 a Tor Pagnotta di un ex fantino per non aver saldato un debito: il primo è stato assolto, l'altro condannato. In manette anche la sorella di Rosa, sorpresa a detenere droga nell'ambito di una perquisizione domiciliare svoltasi oggi.


IL GIP: “QUEL CONSIGLIERE VERO ARTEFICE”

"Il vero artefice e ideatore della condotta estorsiva" – scrive il Gip - è il consigliere comunale di Ferentino, Pio Riggi. Sebbene incensurato, il suo ruolo appare fondamentale: grazie a lui l'organizzazione camorristica fagocita un'impresa sana e la asserve ai suoi desiderata; il suo inserimento ormai pluriennale all'interno dell'amministrazione di Ferentino ne garantisce il concreto ed attuale pericolo di reiterazione di condotte anche per reati di pubblica amministrazione".


“GRAZIE AI CARABINIERI”

Tramite il suo legale, l'avvocato Enrico Gallinaro, l’imprenditore fa sapere afferma che “per mesi mi sono state fatte pressioni fino a farmi diventare vittima di una estorsione gravissima. Sono contento di essermi rivolto ai carabinieri di Tivoli che voglio ringraziare pubblicamente e sono soddisfatto che finalmente la giustizia abbia fatto il suo corso".


di Fabio Di Chio

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