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Cannes celebra l'Italia.

Due premi al cinema italiano: migliore attore a Marcello Fonte per Dogman e migliore sceneggiatura a Alice Rohrwacher per Lazzaro Felice.


L'Italia e' stata protagonista alla cerimonia di chiusura del 71/mo festival di Cannes che ha assegnato la Palma d'oro al giapponese

Un Affaire de famille di Kore-eda Hirokazu e una Palma speciale al grande vecchio Jean Luc Godard per Le livre d'image. Ma a non volerla mettere sul provincialismo, oltre l'Italia e' stata la politica a guidare la sceneggiatura della serata. Non a caso le note reggae di Message in a bottle cantate da Sting con Shaggy con un imprevisto e inusuale breve concerto in cima alla Montee des Marches hanno chiuso il festival e richiamato fuori la sala come il canto delle sirene la giuria guidata da Cate Blanchett, tutti i premiati del Palmares 2018 con i pugni alzati al cielo di Spike Lee e della giurata del Burundi Kadhja Nin.


Roberto Benigni, che accompagnava la moglie Nicoletta Braschi tra i protagonisti di Lazzaro Felice di Alice Rohrwacher (premio sceneggiatura ex aequo con 3 Faces di Jafar Panhai), dopo aver saltellato da folletto come d'abitudine, "ho voglia di abbracciare tutto il mondo, ho il cuore in tempesta", ha chiamato sul palco aprendo la busta con il premio per la migliore interpretazione maschile, Marcello Fonte di Dogman. "Marcellooo", ha detto Benigni come la Anita Ekberg della Dolce Vita. Fonte, che pure sapeva di essere in odore di palmares, per l'emozione e' rimasto senza parole. Piccolo, con la vocina, ha ricordato come "'da piccolo quando ero a casa mia e pioveva sulle lamiere chiudevo gli occhi e mi sembrava di sentire gli applausi adesso e' vero, ed e' come essere in famiglia. Siete la mia famiglia, mi date calore, qui mi sento a casa, questa sabbia di Cannes e' importante per me. Grazie a Matteo - ha detto rivolgendosi a Garrone che dalla sala applaudiva felice il suo protagonista - che ha avuto coraggio e si e' fidato di me".


Un palmares accolto con applausi anche nella sala stampa e che sapeva oltre che di talento anche di politica come le stesse parole della presidentessa Cate Blanchett hanno fatto capire. Ha raccontato sul palco "i giorni felici, il privilegio di vedere tanti film, di aver dato possibilita' di ribalta alle voci degli invisibili che altrimenti non avremmo sentito. Poi certo oltre questo anche la responsabilita' del verdetto, inabili a decidere ma dovevamo farlo, sapendo l'importanza che puo' avere un premio, anche per persone scomode come Panahi".

Il regista iraniano che non puo' uscire dal paese ne' gli e' permesso di girare per motivi politici, nonostante le pressioni anche diplomatiche della Francia, e' rimasto una sedia vuota. Al suo posto la figlia Salmaz, che vive a Parigi.


Il premio per la migliore sceneggiatura l'ha condiviso con Alice Rohrwacher per Lazzaro Felice. La libanese Nadine Labaki che con Cafarnao ha vinto il premio della giuria, rischiando fino all'ultimo di essere la seconda Palma d'oro femminile della storia del festival, ha emozionato la platea. Accanto a lei Zain, il suo protagonista, un profugo siriano che vive in un campo in Libano e sogna di andare a vivere in Norvegia. "La scuola della strada questo e' quello che ho portato nel mio film e che mi ha aperto il cuore. Ho visto l'infanzia rubata di questi bambini, la loro disperazione. Non so quale sia la soluzione non posso saperlo ma una situazione cosi' non merita di essere vissuta, vedere questo modo di crescere e' stato un dolore. Bisogna aiutarli".


Infine Spike Lee, premiato con il secondo premio, il Grand Prix per il suo film Blackkklansman che in Usa uscira' per l'anniversario dei moti di Charlottesville ad agosto. "Dedico il premio agli afro-americani. Il mio film dice quello che penso di Trump".




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