Basta con le correnti politiche, stop alle lottizzazioni, niente più discrezionalità. La nomina dei magistrati, dopo il caso Csm e il caos procure, rianima il dibattito politico sul settore giustizia - compreso il capitolo intercettazioni e trojan - e si alimenta grazie a svariate iniziative e proposte di riforma. In pochi, e in maniera sommessa, concentrano però l’attenzione sulla necessità di prevedere criteri certi e predeterminati per il conferimento di incarichi direttivi. L’Associazione italian digital revolution (Aidr), promotrice ogni anno del Premio nazionale per la diffusione della Trasparenza e dell’Etica nella Pubblica Amministrazione, rivolgendosi al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, lancia la sua ‘ricetta’ etica: «L’elaborazione di criteri predeterminati potrebbe consentire di impostare un algoritmo, da fornire ad un sistema, in modo da selezionare una rosa ristretta di candidati sui quali poter operare una scelta finale. Il software dell’algoritmo, ovviamente, dovrebbe essere open-source e pubblicato online, in modo da poter garantire trasparenza anche nelle modalità di scelta».
«I candidati in possesso dei requisiti richiesti e col rispetto dei titoli di preferenza preventivamente individuati – spiega Mauro Nicastri, presidente di Aidr - si ridurrebbero ad un numero infinitesimale. E la selezione finale verrebbe effettuata tenuto conto di quanto previsto dall’attuale Testo unico sulla dirigenza giudiziaria (attualmente senza criteri integrativi costituisce una sorta di contenitore vuoto, che legittima tutto e il contrario di tutto), dando però preferenza agli indicatori specifici previsti».
«Ciò garantirebbe massima trasparenza ed etica – rimarca Nicastri - e porrebbe fine alle lotte intestine che hanno sinora preceduto il conferimento degli incarichi direttivi, peraltro dilatando al massimo i tempi delle nomine e lasciando scoperti i posti apicali di uffici importantissimi».
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