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Cardillo Cupo, consigliere provinciale FdI a Latina: in Italia il cittadino è perennemente imputato



«Pasquale Cardillo Cupo, mi raccomando il doppio cognome perché tutti mi chiamano Cupo e basta» ci dice dall’altro capo del telefono il consigliere provinciale di Fratelli d’Italia a Latina. Che aggiunge: «Sapesse quante volte mi dicono, per scherzare, che i tempi sono cupi». E lei che risponde? «Che i tempi cupi passano ma Cupo rimane». L’avvocato, classe 1976 , ha il gusto della battuta, ma non è tipo da lasciarsi passare la mosca al naso: per dire, nel 2011 l’allora sindaco di Formia, di centrosinistra, in pieno Consiglio comunale, offese la sua reputazione attaccandolo non per le sue scelte politiche, ma nella sua qualità di legale e lui per tutta risposta lo querelò chiedendo danni per 100 mila euro da destinare ai bambini vittime di reati di mafia. «La politica è passione, certo, ma guai a passare dalla categoria dell’avversario a quella del nemico. Purtroppo ultimamente vedo che questo confine viene superato spesso». Con il giovane penalista parliamo di giustizia e politica. A partire dall’associazione Cesare Beccaria che ho costituito dopo aver instaurato «una rete di rapporti su tutto il territorio nazionale con amici che hanno a cuore gli stessi argomenti che attengono alla gestione corretta di un sistema determinate come quello della giustizia in un paese democratico».


E che paese poi, l’Italia, la culla del diritto?

«Le cronache ci parlano sempre più spesso di casi di malagiustizia. La malagiustizia non è solo un concetto astratto, la malagiustizia precipita sulla vita delle persone, con effetti a volte devastanti. Con l’associazione “Cesare Beccaria” abbiamo deciso di stare accanto alle vittime, soprattutto alle donne, che solo oggi iniziano a vedere riconosciuta da parte dello Stato e del legislatore un tutela più ampia. C’è stato un periodo in cui alcune tipologie di reato, i più odiosi, quelli contro le donne, non erano considerate come avrebbero dovuto. Oggi rispetto al passato, penso allo stalking ma non solo, gli strumenti ci sono, ma vanno attuati in maniera efficace e concreta».


L’associazione che prende il nome da Beccaria come si colloca su questo terreno? Quali le iniziative che avete messo in campo?

«Uno dei motivi che ci hanno spinto a dar vita all’associazione è promuovere, nel nostro piccolo, uno sviluppo culturale del Paese. E’ necessario intervenire nelle scuole, fare un grande sforzo pedagogico, spiegare ai ragazzi e agli adolescenti che il rispetto dell’altro è fondamentale, fargli capire a cosa portano certi atteggiamenti, a cosa conducono certe condotte che danneggiano non solo la vita degli altri, delle vittime, ma di tutti, anche di chi commette i reati. Nei casi di femminicidio, per esempio, vediamo non di rado famiglie distrutte, bambini che restano soli, che finiscono sballottati negli istituti».


Avvocato ma c’è la certezza del diritto in questo paese? Abbiamo una elefantiasi di norme, ma poi la macchina della giustizia appare inceppata. Per uscire da una causa ci vogliono decenni.

«Lei tocca un tasto che ritegno tra i più dolenti della questione giudiziaria nel nostro paese. Abbiamo una produzione legislativa elefantiaca al punto che noi stessi avvocati facciamo fatica ad individuare la norma. Perché vede, non c’è solo il codice penale ma una infinità di altre norme che si sostituiscono, si contraddicono tra di loro, si modificano e non costituiscono una corpo unitario. L’addetto ai lavori fa fatica a districarsi in questo ginepraio, il cittadino, da parte sua, fa fatica a comprendere. Tutto questo crea una sfiducia nella giustizia. E’ necessaria una riforma di tutto il settore. Ma soprattutto è importante che intervenga in maniera organica e non a spot, a seconda dell’allarme sociale del momento. Il nostro paese ha degli ottimi magistrati, la cui competenza è riconosciuta a livello europeo, così come ha degli avvocati preparatissimi, il problema di fondo è però che c’è la necessità di ristrutturare la macchina della giustizia, velocizzarla. E invece succede il contrario, si paralizza la giustizia e si rendono i processi eterni. E processi eterni vuol dire, di fatto, che il cittadino è perennemente imputato».


Sta parlando del blocco della prescrizione? Come giudica questa misura del governo?

«E’ pura inciviltà giuridica. Fermare la prescrizione dopo la prima sentenza, anche in caso di sentenza assolutoria, è una mostruosità da stato totalitario. E non a caso L’Unione delle Camere penali ha sottolineato come così si finisca per dar luogo ad una pendenza teoricamente infinita sia della sentenza di condanna, sia della impugnazione da parte del pm della sentenza di assoluzione. E questo in assoluto spregio del principio della ragionevole durata del processo. La prescrizione, lo dico al ministro Bonafede, c’è dai tempi di romani. Abbiamo i dati del ministero della giustizia che dicono che per fare un processo tra il primo e il secondo grado occorrono in media 4 anni. Se una persona non è più nelle condizioni di difendersi perché lo Stato gli dice che può stare sotto processo anche trenta anni è evidente che la sua vita non dipende più da lui, dal suo comportamento, dalla sua volontà e della sua moralità, ma da altre variabili. Che vuole che dica, in questo momento storico in Italia incompetenza ed approssimazione sono diventati valori e non cose di cui vergognarsi».


Lei qualche mese fa ha lasciato la lista civica “Idea domani” con cui era stato eletto nel comune di Formia e ha aderito a Fratelli d’Italia, forza politica con cui è stato eletto in consiglio provinciale. Quali le ragioni di questa scelta?

«“Idea domani” è una lista civica che gravita nell’area del centrodestra. Quell’esperienza mi ha dato molto e anche io ho dato molto, però non mi pare più attrezzata alle sfide del presente. Il passaggio a Fratelli d’Italia per me è stato naturale: ho visto nel partito diretto da Giorgia Meloni quei principi importanti e quei valori che in questa stagione politica si sono andati perdendo. E poi in un momento confuso come il presente è una delle poche formazioni ad avere tenuto la barra dritta. Giorgia Meloni ha avuto un altro grande merito».


Quale?

«Ha evitato con saggezza e lungimiranza che il partito diventasse il comodo rifugio di chi voleva riciclarsi».


Come pensa che si sveglierà il paese la mattina del 27 maggio?

«Ritengo e spero che Fratelli d’Italia otterrà un risultato importante. Secondo me sarà ampiamente superata la soglia di sbarramento. Dirò di più: FdI si avvicinerà molto alle percentuali di Forza Italia. Se questo dovesse accadere – e me lo auguro – fra qualche mese potremmo avere un governo a guida Meloni-Salvini».


E Berlusconi?

«Berlusconi ha fatto la storia di questo paese, però il tempo passa per tutti».


di Pietro Roccaldo

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