Dunque anche i santi possono sbagliare. Tanto più se hanno passato una vita, si passi il gioco di parole, nei santuari della finanza e della politica. Anche i santi prendono cantonate e abbagli. Anche se ti diranno sempre che lo fanno a fin di bene, perché il vil denaro in fondo cosa vuoi che sia, l’importante è aiutare i poveri, gli ultimi. E, ovviamente, la politica
Possono sbagliare i santi, anche se si chiamano Giuseppe Guzzetti. Che per qualcuno in questo paese di incenso e sacrestie (e denaro) dargli del santo è perfino poco. Un padreterno, sì, ecco, un padreterno. Che ha passato buona parte della sua vita a fare il politico di professione, addentellato in quella Milano della filantropia che tanto piace alle anime belle, per poi fare il salto dall’altra parte dello sportello bancario.
Presidente di Fondazione Cariplo e poi dell’Acri, l’associazione che raduna fondazioni e casse di risparmio. Poche settimane fa Guzzetti, 85 anni, dopo ventidue anni, passati sulla tolda di comando, ha lasciato la presidenza di Cariplo, uno degli enti più potenti del Belpaese, che solo per dirne una detiene 767.029.267 azioni ordinarie di Intesa Sanpaolo SPA , il 4,381% della banca guidata da Messina. Se n’è andato dicendo tutto va bene madama la marchesa. A salutare e omaggiare il vegliardo banchiere tutta o quasi l’Italia che conta. Ma è davvero tutto oro quel che riluce? Davvero durante il suo mandato le ha azzeccate tutte. Sì è vero, e gliene va dato atto, in questi ventidue anni la Fondazione ha sostenuto 30mila progetti di utilità sociale. Sì, è vero ha donato agli enti no profit qualcosa come 3 miliardi di euro epperò è anche vero che per accontentare i piani alti della politica, l’ex presidente di Acri e della Fondazione Cariplo ha indebolito non poco le istituzioni che avrebbe dovuto tutelare, ossia Casse di risparmio e Fondazioni.
Guzzetti, nell’ultimo congresso dell’Acri, ha assicurato che tutto andava bene, che la Fondazione Cariplo da lui presieduta andava con il vento in poppa. Peccato però che la Fondazione nel 2015 e nel 2016 ha chiuso i bilanci in rosso. Per la precisione il 2015 per 38,7 milioni di Euro, il 2016 per 30,9 milioni ed il 2018, per ben 114,9 milioni, con un importo complessivo di perdite di 184,5 milioni. Una bella botta verso il rosso di sera l’avrebbe data il risultato finanziario negativo (-6,8%) di 348 milioni del SIF Questio Alternative Fund — Fund One, in cui è investito il 66% circa del totale degli attivi. Altro numero che desta allarme è quello relativo al Fondo di stabilizzazione delle erogazioni, che si è ridotto da 390 milioni al 31 dicembre 2014 ad 82 milioni al 31 dicembre 2018 per effetto delle perdite subite. La politica in questi anni ha bussato alla porta delle Fondazioni è Guzzetti ha aperto, senza interrogarsi più di tanto. Chi si ricorda il mezzo miliardo di euro versato dalle fondazioni al Fondo Altante? Tutti denari che si sono polverizzati nel disastro delle popolari venete. Il patrimonio delle Fondazioni si è messo al servizio della politica, di Bankitalia e del Mef. E ora le casse languono. Più della metà delle fondazioni riunite sotto l’ombrello dell’Acri stanno sventolando il fazzoletto bianco e non per salutare San Guzzetti, ma perché sono sul punto di arrendersi. I due terzi delle 88 fondazioni riunite in Acri sono talmente piccole o malmesse, nel rapporto tra patrimonio e costi di struttura, da imporre una aggregazione, pena la dissolvenza. Il professore Emanule, di Fondazione Roma suggeriva orami diverso tempo fa di uscire dal sistema bancario, prevedendone la crisi e non ha mai sottoscritto l’accordo Acri-Mef che ha legava le fondazioni al carro della Cassa Depositi e Prestiti, che a ben vedere non ha nulla a che spartire con i fini istituzionali delle fondazioni. Quel monito però è rimasto inascoltato. E oggi i nodi vengono al pettine.
di Pietro Roccaldo
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