«Fatti positivi? Per il momento no. Abbiamo avanzato una proposta per iscritto, sollecitati dalla Corte di Appello. Siamo arrivati ad offrire un raddoppio del canone di affitto, però la proprietà delle mura non ha accettato». L’ingegner Carlo Pellegrini, amministratore delegato dell’Antico Caffè Greco, srl non si fa soverchie illusioni. La possibilità di trovare una mediazione nella querelle che oppone lo storico locale di via dei Condotti alla proprietà dell’immobile, l’Ospedale Israelitico, al punto in cui sono arrivate le cose, è assai labile, anche se «mai dire mai».
L’appuntamento tra le parti era stato rinviato proprio al 5 dicembre per dare tempo ai legali dell’Ospedale e a quelli del Caffè Greco di trovare un accordo. Ma l’Israelitico non si è mosso di un centimetro. E alla proposta della proprietà del Caffè Greco di raddoppiare il canone d’affitto, portandolo dai 17 mila attuali a 34 mila euro, ha risposto picche. «Ci hanno detto che l’affitto che paghiamo è bassissimo, fuori dai canoni di mercato, in realtà a noi non risulta. I dati dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate indicano che per quel locale il valore dell’affitto dovrebbe essere intorno ai 20 mila euro al mese».
Dunque, una cifra anche più bassa di quella che vi siete detti disposti a pagare. Eppure l’Israelitico non ne vuol sapere. C’è un mercato degli affitti parallelo a quello ufficiale?
«Fonti vicine all'Ospedale Isarelitico hanno più volte sostenuto che nella zona gli affitti che i conduttori pagano sono molto più alti di quelli che riporta l’Agenzia delle Entrate. Questo significherebbe che gli affitti vengono usualmente pagati "in nero" ? Ma non basta: la normativa antiriciclaggio sulle locazioni colloca la "soglia di attenzionamento" a 10.000 €/mese.
Inoltre, questi surplus "in nero" come verrebbero corrisposti? Con valigie piene di banconote? Mediante triangolazioni con Paradisi Fiscali? Se dunque gli affitti che risultano nella banca dati OMI dovessero risultare, come affermato dai sodali dell'Ospedale Israelitico, così tanto inferiori a quelli "reali", un cittadino cosa dovrebbe pensare? Che tutta Via Condotti è in mano ad una congrega di criminali?
Che c’è un mercato nero degli affitti, oppure che i canoni sono effettivamente vicini a quelli che emergono dalla banca dati dell’OMI.
«Esatto. Nel primo caso, è evidente, si porrebbero tutta una serie di interrogativi sulla legalità in questa città. Interrogativi inquietanti. Perché se l’affitto che si paga finisce per mangiarsi non solo i guadagni, ma buona parte dell'incasso c’è qualcosa che non torna».
L’Israelitico sostiene che potrebbe ricavare dall’immobile quasi dieci volte di più di quel che pagate voi. Prada, ad esempio, che sta sulle vostra stessa strada sembrerebbe che paghi circa 120mila euro al mese.
«E’ possibile, ma parliamo di un immobile immenso, molto ma molto più grande del Caffè Greco e, soprattutto, con una spettacolare parata di vetrine su strada, in un palazzo di grande prestigio. Una caffetteria non può pagare affitti così spropositati per un immobile che peraltro non è propriamente di pregio – il pregio glielo dà semmai la presenza del Caffè Greco–. Parliamo infatti di un locale senza vetrine, lungo e stretto, con una parte al primo piano e una parte a cantina seminterrata, e oltretutto, con gran parte della superficie che gravita su via delle Carrozze, che non ha certo i prezzi di via Condotti. Ricordo poi che il locale è sottoposto a tutela del Ministero dei Beni Culturali. Ha insomma dei vincoli di legge che tutelano la Storica Attività del Caffè Greco, che inevitabilmente incidono sulla valutazione del canone. Tutto ciò in conformità ai dettati Costituzionali».
Ingegnere come se la spiega la rigidità dell’Israelitico?
«Che dire! Siamo molto perplessi. Gli elementi oggettivi di questa trattativa sono che loro si rifiutano di fare offerte. Noi abbiamo offerto il doppio. Non è che loro ci hanno detto: “vogliamo di più”. Hanno detto no e basta. Il buonsenso e la logica dicono che dovrebbero fare una controproposta. Invece niente …. sono dei comportamenti non corretti. Le dirò di più, ci siamo anche detti disponibili ad avviare una trattativa per l’acquisto dell’immobile. Anche in questo caso non c’è stata risposta».
Qualche giorno fa ha cominciato a girare perfino la voce che le opere d’arte che costituiscono parte integrante dell’Antico Caffè Greco non sarebbero nemmeno vostre. Che risponde?
«Che sono ridicole menzogne inventate di sana pianta, pagliacciate. Al punto che abbiamo deciso di presentare una serie di querele e citazioni per danni, accompagnate da una relazione che fa definitiva chiarezza sulla vicenda. In linea teorica non ne saremmo tenuti, perché in uno stato di diritto l’onere della prova spetta a chi va sostenendo che le opere d’arte non ci appartengono. Il Codice civile infatti prescrive espressamente che “chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento. Chi eccepisce l’inefficacia di tali fatti ovvero eccepisce che il diritto si è modificato o estinto deve provare i fatti su cui l’eccezione si fonda”. Insomma, chi sostiene che le opere d’arte non sono di proprietà di Antico Caffè Greco srl dovrebbe provarlo davanti al giudice. Basterebbe leggere i libri contabili della Società per vedere che le Opere d’Arte sono registrate nel patrimonio della stessa. Ma tant’è. Nel decreto di vincolo del ministero del 1953 d’altronde è scritto chiaramente che il Caffè Greco è un bene tutelato e che le suppellettili, gli arredi e le opere d’arte sono di proprietà della società Antico Caffè Greco srl. Non capisco davvero con quale faccia tosta si possa sostenere il contrario. Viviamo in una società in cui le bugie, se ben confezionate diventano verità. E non posso non vedere che sulla nostra attività si è messa in azione una potente ruspa mediatica».
Non bastasse la vicenda giudiziaria ci si è messa pure l’accusa di antisemitismo per dei post antisemiti sulla vostra pagina Facebook.
«Abbiamo preso subito le distanze da quelle parole. Ma trovo scorretto e ridicolo, o frutto di malinteso o maldicenze, averci voluto appiccicare l’etichetta di antisemiti un pretestusoso attacco che è quanto di più lontano dalla nostra cultura e sensibilità. Roba da Caccia alle Streghe o da Santa Inquisizione.»
Per concludere, Ing Pellegrini?
«Speriamo che all’interno della Comunità Ebraica Romana ci si renda conto che lo sfratto del Caffè Greco finirebbe inevitabilmente per avere un brutto ritorno di immagine anche sulla Comunità stessa, che pure nella vertenza giudiziaria non c’entra nulla.
Facciamo inoltre appello a tutte le persone ragionevoli, ponendo l'accento sulla IMPOSSIBILITÀ per noi di trasferire altrove l'Azienda, cioè sia l'Attività Commerciale che la Pregiata Collezione d'Arte, come giustamente stabilito dal MIBAC.
La nostra non è arroganza, come qualcuno potrebbe superficialmente dedurre. Il Caffè Greco, l'Azienda di nostra Proprietà, che vale milioni e milioni di euro, non può essere spostata altrove!»
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