Il caso Aquarius sembra dirigersi verso una soluzione lampo. Sembrano lontani i giorni in cui era il capo del Viminale Matteo Salvini ad invocare uno sforzo congiunto dei Paesi membri dell'Ue, oggi è bastato l'appello di uno degli operatori della nave umanitaria della ong Sos Mediteranée per smuovere uno stallo che altrimenti rischiava di lasciare la Aquarius in balia di onde che si prevedono alte fino a cinque metri. Nel pomeriggio odierno è infatti arrivato l'appello dal Portogallo che indicava una via d'uscita per i 58 migranti a bordo, una soluzione figlia della collaborazione con Francia e Spagna e Germania, gli altri tre Paesi che dovrebbero accogliere un numero ancora da definire di richiedenti asilo.
Sebbene in un primo momento, tramite le parole del ministro dell'Economia Bruno Le Maire, la Francia avesse negato il proprio intervento diretto nell'accoglienza verso l'Aquarius, la macchina di soccorso sarebbe partita proprio dall'Eliseo che avrebbe informato il comandante a bordo di sbarcare nel più vicino porto de La Valletta in attesa che la situazione fosse presa in carico da altre nazioni partner. La lunga distanza dal porto di Marsiglia e le condizioni di maltempo che si prevedono nei prossimi giorni sarebbero infatti stati il deterrente principale che avrebbe portato il governo francese ad optare per una decisione alternativa. «Malta e Francia ancora una volta si fanno avanti per risolvere l'impasse dei migranti», queste le parole utilizzate dal premier maltese Joseph Muscat, a conferma di come l'asse franco-maltese funzioni quando non c'è l'Italia di mezzo. Una sentenza difficilmente trascurabile che evidenzia i limiti di una politica oltranzista di Salvini che ha avuto come principale effetto negativo quello di inasprire o congelare del tutto i rapporti diplomatici con gli alleati.
Quello dell'iniziativa francese rappresenta per ora un unicum dopo un'estate che definire turbolenta sarebbe eufemistico. Infatti la mossa dell'Eliseo non ha direttamente coinvolto la Commissione Ue in quanto le convenzioni attuali consentono comunque a un'imbarcazione che non batta bandiera europea di chiedere asilo in un porto di un Paese membro, soprattutto in condizioni di evidente urgenza e pericolo. Proprio dalla Commissione Ue, per voce di una portavoce, è arrivato l'appello affinché «venga trovata una soluzione».
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