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Immagine del redattoreEdoardo Sirignano

Caso Mori, Crosetto: «Colpito un servitore dello Stato scomodo a qualche magistrato»




Riforma della giustizia: «Il ministro Cartabia sta cercando di fare qualcosa con una prudenza eccessiva rispetto a quanto i recenti fatti imporrebbero»


Guido Crosetto, fondatore di Fratelli d’Italia, in un’intervista esclusiva rilasciata a Spraynews, esorta il ministro Cartabia ad accelerare sulla riforma della giustizia, considerando le vicende delle ultimissime ore relative al caso Amara. Rispetto alla trattativa Stato-mafia, invece, difende il generale Mori, per cui sono stati chiesti 8 anni: «Viene sovvertita completamente quella che è la realtà e un servitore dello Stato può essere offeso, calpestato o vedere la vita distrutta».


Il caso Brusca in un certo senso accende i riflettori sulla riforma del sistema giudiziario…


«E’ fondamentale. Uno dei problemi del nostro Paese è la giustizia, come viene amministrata, utilizzata, considerando che spesso non sempre lo si fa per motivi che hanno a che fare con la ricerca della verità o dei colpevoli di reati».


Il ministro Cartabia sta andando nella direzione giusta?


«Sta cercando di fare qualcosa con una prudenza eccessiva rispetto a quanto i fatti degli ultimi mesi e anni imporrebbero. Ritengo che dopo il caso Palamara, il libro di Sallusti e le vicende di Amara bisognerebbe accelerare. La colpa, però, non è del ministro Cartabia, ma di chi avrebbe la responsabilità di intervenire con una legge o una commissione d’inchiesta, cioè il Parlamento che non sta svolgendo il proprio ruolo».


Sull’Ilva, intanto, arriva l’ennesimo colpo per la magistratura: arrestato il pentito che aveva accusato Palamara. Che idea si è fatto sulla vicenda?


«Si sta combattendo una guerra all’interno della magistratura e gli altri organi dello Stato che dovrebbero intervenire stanno guardando impauriti, come stanno facendo da un po' di tempo a questa parte, uno scontro in cui si utilizzano poteri straordinari, “di vita o di morte sulle persone”, che lo Stato affida a ogni singolo togato solo per amministrare la giustizia e che, invece, vengono usati quotidianamente per guerre tra correnti, persone o meglio ancora per difendere posizioni. Il Parlamento è evidentemente sotto scacco, mentre ogni giorno viene calpestata la giustizia».


Nelle ultime ore è tornata di attualità anche la trattativa Stato-mafia. Il generale Mori, pur avendo arrestato Riina, rischia 12 anni di carcere. Non le sembra un controsenso?


«E’ un esempio di una persona colpita perché avrà dato fastidio a qualcuno della magistratura. Viene sovvertita completamente quella che è la realtà e un servitore dello Stato può essere offeso, calpestato o vedere la vita distrutta. La stessa cosa è successa a Mannino, che è crocifisso da trenta anni. In nessun Paese civile è accettabile quello che accade con la giustizia in Italia. Sono cose che riguardano solo regimi che non consideriamo democratici, ma qui accadono perché chi dovrebbe avere la responsabilità di difendere la democrazia, cioè il Parlamento, da venti anni, ha paura».


Il referendum proposto da Salvini e Radicali può essere la panacea di tutti i mali?


«No. E’ un modo per smuovere le acque. I referendum di per sé, essendo abrogativi, consentono degli interventi che non migliorano normalmente la legislazione. Ciò, invece, può farlo il Parlamento. Mi sembra, però, che lì ci siano tre tipologie di persone: quelli che hanno interesse nel lasciare tutto invariato perché la magistratura li aiuta nel loro percorso politico, quelli che hanno paura di intervenire perché temono che i giudici li colpiscano e infine coloro che in qualche modo vorrebbero farlo, ma sono la minoranza».


Edoardo Sirignano

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