Ore 12,55: il Vaticano apre l’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. L’orario è quello in cui questa mattina l’agenzia di stampa Adnkronos ha battuto il lancio. La notizia invece si aspettava da anni. La famiglia della quindicenne romana scomparsa il 22 giugno 1983 nella Capitale, figlia di un commesso della Prefettura della Casa pontificia, ha annunciato di essersi incontrata col segretario di Stato, il cardinale Parolin, il quale avrebbe confermato l’avvio di un’indagine sul caso. Dice l’avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò: “La Segreteria di Stato vaticana ha autorizzato l'apertura delle indagini sulla vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi. Stiamo seguendo gli sviluppi delle indagini delle Autorità vaticane - sottolinea - auspicando in una piena collaborazione, proseguendo comunque nelle nostre attività di indagini difensive". "Dopo 36 anni – commenta il fratello di Emanuela, Pietro - il Vaticano finalmente indaga ufficialmente sulla scomparsa di mia sorella. Speriamo che sia arrivato finalmente il momento per giungere alla verità e dare giustizia a Emanuela".
L’ULTIMO MISTERO
L’ennesima richiesta della famiglia Orlandi risale al 25 febbraio scorso. Poco tempo prima aveva ricevuto un’altra segnalazione anonima, una lettera secondo la quale la ragazza sarebbe sepolta nel cimitero teutonico all’interno delle mura vaticane: “Cercate dove indica l’angelo”, sarebbe stato scritto. Precisamente, sotto una lapide in marmo ai piedi della statua che punta l’indice della mano sinistra sulla lastra con la scritta "Riposa in pace" e sul simulacro i nomi incisi della principessa Sofia e del principe Gustavo von Hohenlohe, nominato arcivescovo nel 1857. L'avvocato Sgrò si domanda: “Quotidianamente su quella lapide vengano deposti fiori e accesi lumini in segno di pietà nei confronti di Emanuela Orlandi. Possibile che una tomba del 1857 sia oggi meta di devozione?".
IL FRATELLO: INTERROGATE QUEI CARDINALI
"Noi abbiamo presentato al Vaticano una serie di istanze, compresa quella relativa alla tomba nel cimitero teutonico in Vaticano - afferma Pietro Orlandi, fratello di Emanuela - ma non solo quella. Tra le istanze - spiega - quelle legate alle incongruenze sulla vicenda, alle rogatorie non andate a buon fine, e poi la possibilità di sentire alcuni cardinali, la richiesta di sentire Giancarlo Capaldo, il magistrato che ha indagato sulla scomparsa di Emanuela, che nel 2012, dopo essere stato contattato dal Vaticano, si recò ad incontrare un autorevole prelato per una sorta di 'trattativa' sul caso. E poi c'è anche la richiesta di condurre verifiche su una delle tombe del cimitero teutonico sulle quale da anni circolano voci interne al Vaticano".
PARLA LA SORELLA DELL’ALTRA SCOMPARSA, MIRELLA GREGORI
“E’ una svolta importante. Sono contenta per la famiglia di Emanuela e spero si arrivi finalmente alla verità", commenta la familiare di Mirella Gregori, Antonietta. Anche sua sorella è scomparsa a 15 anni da Roma. Pure lei è sparita in quei giorni: il 7 maggio 1983. E anche di Mirella non si è saputo più niente, un po’ finita nel cono d’ombra del caso Orlandi. "Non credo che la vicenda della tomba nel cimitero teutonico riguardi mia sorella - chiarisce - ma spero che la sua scomparsa non rimanga nell'oblio. Io, come la famiglia Orlandi, sono qui a lottare per arrivare alla verità anche dopo 36 anni".
L’EX AMANTE DEL BOSS DELLA MAGLIANA
"Aspettiamo e rispettiamo il lavoro della magistratura". E’ di poche parole il legale di Sabrina Minardi, l'ex compagna del boss della banda della Magliana, Renato De Pedis, che con le sue dichiarazioni rilanciò le indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. L'avvocato Federica Pugliese ripete: "Quello che riteneva di dover dire (la Minardi, ndr), lo disse alla magistratura".
DUBBI E SPERANZE
"Non voglio illudermi, sono quasi 40 anni che ci prendono in giro con omissioni e ritardi – dice il presidente dell'associazione Penelope Onlus - Associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse, Antonio Maria La Scala - Non voglio creare false aspettative, ma di sicuro rispetto ad anni fa, il fatto che il Vaticano apra delle indagini è un passo avanti e un segnale che dovrebbe far ben sperare. Non mi illudo più di tanto – continua il presidente - L'associazione Penelope mi insegna che la parola fine non esiste. Sono contento per i miei amici e soci che si possa accendere una fiammella di speranza, ma non vorrei che fosse un altro 'bidone' come quello del ritrovamento delle ossa".
INDIZI E FALSE PISTE
Tante volte si è pensato di essere arrivati alla verità e in altrettante la convinzione è sfumata via. Il 30 ottobre scorso vengono trovate ossa umane sotto a un pavimento di una dependance della Nunziatura Apostolica, a Roma. Subito si pensa a Emanuela Orlandi e a Mirella Gregori. Però i resti non sono i loro. Sempre nella Capitale. Nel 2012 la polizia scoperchia la cripta di Sant'Apollinare dov'era sepolto uno dei capi della banda della Magliana, Enrico "Renatino" De Pedis. Emanuela Orlandi doveva essere rinchiusa con lui ma non si trova. Non risulta essere stata nemmeno nell'appartamento e nei sotterranei in via Pignatelli, nei pressi di piazza San Giovanni di Dio, in zona Gianicolense, dove nel 2008 la Squadra mobile romana ha ispezionato gli ambienti dove la Orlandi sarebbe stata tenuta prigioniera e poi gettata in una betoniera in un cantiere sul litorale romano, a Torvajanica. Neppure si sa se la poveretta sia finita nelle mani di estremisti turchi diventando merce di scambio assieme a Mirella Gregori, come nel 2013 ha detto (una delle tante, ndr) da uomo libero l'ex terrorista Alì Agca, che nell'83 sparò a Papa Wojtyla: «Emanuela Orlandi e Mirella Gregori sono state rapite soltanto per ottenere la mia liberazione». Nel maggio di due anni fa la Cassazione ha archiviato l'inchiesta sul caso Orlandi diventato ufficialmente un mistero.
di Fabio Di Chio
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