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Censura Hammamet, Craxi: «Di Mare ricorda le peggiori dittature. Mio padre temuto anche da morto»



Bobo Craxi, figlio dell’ex presidente del Consiglio e candidato come capolista del Partito Socialista Italiano al Comune di Roma con Gualteri sindaco considera la scelta di Rai 3 e in modo particolare del suo direttore Franco Di Mare di censurare il film Hammamet a pochi giorni dal voto, pur essendo già stato inserito nel palinsesto, «una scelta da regime dittatoriale e una vendetta postuma di Grillo» per penalizzare una forza politica, che a partire dalla capitale è in forte ascesa.


Perché è stato tolto all’ultimo momento un film, tra l’altro presente sul palinsesto di Rai 3 da mesi?


«Ho l’impressione che abbiano paura a far parlare di Craxi, anche quando è morto e addirittura quando lo fa una fiction, non lui direttamente».


Da cosa scaturisce questa che lei definisce “paura”?


«Si ha il timore di metterlo a confronto con i politici attuali. Paradossalmente Favino è meglio di ciascuno di loro. Persino la recitazione di Favino è migliore della recitazione politica di molti. Quello che ha combinato il direttore di Rai 3 Franco Di Mare è un vero e proprio scempio, un qualcosa da regime sudamericano ed è stato fatto probabilmente per colpire la mia campagna elettorale e quella dei socialisti in questo Paese. Non vedo altre ragioni».


Non teme che possa essere arrivata qualche indicazione

calata dall’alto?


«Non ho idea. Ritengo, però, che Di Mare sia abbastanza autonomo nelle sue scelte. E’ un grillino che obbedisce alla sua coscienza. Si tratta di una piccola vendetta postuma di Grillo».


Come pensate di reagire rispetto a una decisione che nei fatti, ancora una volta, andrebbe a coprire una pagina di storia d’Italia?


«Qualche parlamentare sicuramente chiederà spiegazioni alla commissione di Vigilanza Rai. Sul piano personale, non ho alcuno strumento per poter reagire perché non sono nelle istituzioni. Più di aggressioni verbali non posso fare. Di Mare mi ricorda quei torbi personaggi degli anni settanta, delle peggiori dittature comuniste e fasciste, la Grecia dei colonnelli, la Spagna di Franco e la Cecoslovacchia di Husak».


Qualche rappresentante politico già l’ha contattata per esprimere solidarietà sulla vicenda?


«Non devono esprimerla a me, ma agli artisti e agli intellettuali che hanno dato vita all’opera. Io faccio solo un rilievo di carattere politico. Se si sapevano che c’erano le elezioni potevano evitare di metterla nel palinsesto. Toglierla all’ultimo giorno è un atto di censura, di cui ne risponderanno di fronte al Parlamento».


La decisone rischia di penalizzare un'eventuale rinascita per il Partito Socialista Italiano, che forte degli ultimi risultati europei, a partire dalla capitale, dove lei è candidato capolista?


«Non si può fermare una riscossa che è in atto con gesti di questo tipo e natura. E’ chiaro che c’è una riconnessione sentimentale del popolo italiano che si sta riavviando e gesti di questa natura paradossalmente la agevoleranno e non la fermeranno».


Di Edoardo Sirignano

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