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Cento: “Lotta all’Isis, al terrorismo e ai talebani integralisti, ma si dialoghi con i moderati"

“Siamo dentro una crisi climatica planetaria. Elettrico entro cinque anni o sarà la fine”




Cento che cosa prova se pensa alle donne e agli uomini afghani in balia, corpo e anima, del terrore talebano?

Dolore, preoccupazione, rabbia. Dolore per le vittime, per chi ha perso la vita nell’attentato all’aeroporto di Kabul, per chi rischia di perderla da un momento all’altro. Preoccupazione enorme per tutti gli afghani, a partire dalle donne, che vedono calpestati tutti i loro diritti. Rabbia perché quello che è accaduto e sta accadendo è il fallimento dell’Occidente, che ha sbagliato venti anni fa quando ha dichiarato guerra all’Afghanistan e che oggi lascia dietro di sé un deserto dal punto di vista della democrazia e dei diritti. Ora c’è urgente bisogno di un’azione politica.

Si sta facendo abbastanza? O, come, come a me sembra, siamo indietro anche all’Albania che ha immediatamente rotto ogni indugio e sta accogliendo i profughi ormai a migliaia…

C’è urgente bisogno almeno di corridoi umanitari. Una piccola parte di profughi è riuscita a mettersi a riparo in Europa e negli Stati Uniti. Certo, è solo una piccolissima parte di tutti quelli che in questo momento vedono a rischio la loro stessa vita. Contemporaneamente, bisogna rimettere in campo una strategia per quella martoriata zona del mondo. La strategia deve essere, innanzi tutto, quella della lotta all’Isis e al terrorismo cercando di capire se quello che non è stato fatto in vent’anni è possibile farlo ora. Penso, però, anche a una parallela azione diplomatica che privilegi le parti più moderate e dialoganti dell’universo politico e civile dell’Afghanistan. La polemica in corso, che contrappone chi vorrebbe discutere con i talebani e chi al solo pensiero si indigna, è astratta e non ha ragione di esistere in una visione occidentale né a livello politico né a livello strategico. E’ evidente che con l’ala integralista e più radicale dei talebani non devi discutere, ma è altrettanto evidente che con quella moderata devi trovare un punto di confronto, tenendo naturalmente fermi alcuni inderogabili principi. Giù le mani dai diritti umani e civili delle donne, dell’opposizione e delle minoranze. Bisogna fare quello che si doveva fare in questi venti anni. Non dialogare, come si è fatto, con le singole bande dell’Afghanistan, ma cercare di capire se nel mondo talebano c’è una parte moderata con cui si può discutere. L’esito non è scontato, ma credo che è un passaggio da cui non si può prescindere.

Passiamo all’Italia inquinata. Tutti si riempiono la bocca di ecologia. Hanno anche istituito un ministero intitolato alla Transizione ecologica. Nella realtà, invece, in nome del dio lavoro, mi pare che si continui a ipotizzare la realizzazione di opere grandi, tendenti al gigantesco e ad autorizzare nell’anno di grazia 2021 nuove trivellazioni marine… Non crede che manchi un minimo di coraggio e di coerenza?

Io credo che siamo di fronte a un dramma ambientale e climatico che va ben oltre i cambiamenti climatici. Siamo dentro una crisi climatica che riguarda tutto il pianeta. Se non ce ne accorgiamo da soli, ce ne farà accorgere il pianeta. E’ evidente che questa crisi deve essere affrontata con politiche rigorose dal punto di vista ambientale e non con politiche che aumentano il danno. Le trivelle in mare sono sbagliate e dannose. Noi dobbiamo favorire la valorizzazione dell’energia pulita e passare all’elettrico. Dobbiamo lanciare una grande sfida in vista di un grande obiettivo. Entro cinque anni dobbiamo passare all’elettrico come strategia energetica. Ne va del nostro destino.


di Antonello Sette

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