“Il problema di Forza Italia non sono le primarie, o come si fanno, ma la linea politica, altrimenti tutta questa discussione interna diventa un asfittico scontro in un bicchier d’acqua, un suicidio in diretta televisiva. Berlusconi è indissolubilmente legato a Forza Italia. Aveva anni fa un fascino straordinario, non lo considero ancora annullato, però si è progressivamente attenuato. Dovrebbe rompere con Salvini, visto che Salvini non vuole più avere a che fare con Berlusconi sul piano del governo nazionale. Se Forza Italia si collocasse come terza forza, distante ovviamente dal Pd, distante dal Movimento 5 Stelle, ma anche dalla Lega, potrebbe attrarre quell’elettorato moderato, liberale, riformista che va dal 10 al 20 per cento”.
Parla, da osservatore esterno molto speciale delle vicende azzurre, Fabrizio Cicchitto, che in Forza Italia, allora Partito delle libertà, dopo il predellino del Cav e la fusione con An, è stato a lungo e con ruoli di primo piano come presidente dei deputati del Pdl, al suo massimo storico. Cicchitto, ex presidente della commissione Esteri di Montecitorio, è l’autore del recente libro “Storia di Forza Italia” (Rubettino).
Onorevole Cicchitto, che opinione ha delle fibrillazioni interne di Fi, e comunque della discussione su primarie sì , e se sì come; primarie no. Toti lascia o non lascia. Non le sembra una cosa che all’esterno rischia di apparire un po’ troppo politicista?
Chi è causa del suo mal pianga se stesso. E’ vero quello che dice Berlusconi e cioè che tutti coloro che sono usciti da Forza Italia poi sono andati incontro alla catastrofe. E’ il caso di Fini, Alfano, Verdini, del sottoscritto. Però Berlusconi non si rende conto che è valido anche il contrario. E cioè che tutte queste scissioni sono state separazioni non solo di classe dirigente ma anche di pezzi di elettorato. Per cui, se oggi Fi è ridotta a 6-7 per cento (secondo i sondaggi, alle Europee l’8,7 per cento ndr) dal 39,8, questo è anche determinato dalle lacerazioni e dalla rotture che lui ha in larga parte determinato, non accettando un partito contendibile, nel quale fosse in atto una dialettica aperta. La seconda cosa è che non puoi tenere a lungo una linea a zig zag. Per cui un giorno sei moderato e dai il via libera al governo di Enrico Letta ed Alfano, poi il giorno dopo lo butti per aria. Poi, passano alcuni mesi e fai il Patto del Nazareno, poi passa un anno e rompi con Renzi, e quello è stato il suicidio di entrambi, sulla vicenda dell’elezione del presidente della Repubblica. Quando i due candidati, Mattarella ed Amato, erano molto simili l’uno all’alto, quindi potevano essere votati da entrambi. Questa linea politica a zig zag combinata con le rotture a livello di gruppi dirigenti hanno dato un enorme spazio a Salvini che, portando avanti una linea unica di stampo sovranista, ha rovesciato i rapporti interni al centrodestra.
Ma come scrive nel suo libro, lei a Berlusconi dà atto anche dei suoi storici meriti. E descrive l’accerchiamento al quale è stato sottoposto. Ora nella discussione interna però non sembra emergere il problema della linea politica. Sembra solo questione di primarie. O no?
Esatto. Un partito è fatto da due cose: in primo luogo dalla linea politica e in secondo luogo dalle sue strutture organizzative interne. Se tutto il discorso diventa: primarie sì, primarie no; primarie fatte dagli iscritti o primarie fatte dal popolo che vuole andare a votare versando un obolo, senza la discussione sulla linea politica, questo diventa un suicidio in diretta televisiva. Il fatto è che comunque Toti è portatore di una linea. E’ chiaro che, a parte l’estensione massima di primarie, è quella di codificare la subalternità totale di Forza Italia alla prevalente linea sovranista di Salvini. Nell’altra parte però il discorso politico è fragile. Nella lontana possibilità che Fi, per il suo rilancio, si collochi sulla linea di terza forza distante ovviamente dal Pd però distante anche non solo dal Movimento 5 ma da Salvini, allora potrebbe darsi che l’area moderata, riformista, liberale che ha dal 10 al 20 per cento dell’elettorato trovi uno spazio di rappresentanza.
Un’area alla quale lei ha scritto che Berlusconi può dare ancora il suo contributo.
Certamente. Se avvenisse questa collocazione di Fi un elettorato così potrebbe essere attirato. Non credo, invece, che la gente sia attirata da come si fanno le primarie. In primo luogo ci deve essere un messaggio politico, in secondo luogo ci doveva essere la questione della struttura organizzativa. E’ talmente asfittico questo scontro che sembra consumarsi in un bicchier d’acqua.
Domenica scorsa Berlusconi in un’intervista a “Il Giornale” in realtà ha usato toni e contenuti di quella che dovrebbe essere una terza forza che parla all’elettorato moderato, liberale e riformista. E’ parso liquidare le primarie, mentre altri sembrano avere altri accenti.
Ci sono anche contraddizioni nella linea a livello internazionale. Perché non si può essere moderato, liberale in Italia e poi avere a livello internazionale un rapporto preferenziale con Putin, che però vediamo i rapporti reali li avrebbe con Salvini (e qui mi riferisco alla vicenda inquietante dei finanziamenti) e avere rapporti con i peggiori autocrati come Erdogan, Orban e così via. E’ una contraddizione grande quanto una cosa.
Ma i sovranisti non hanno sfondato in Europa.
E però esistono, caspita se esistono, ci sono in Polonia, in Ungheria e hanno un rapporto con Putin. C’è una partita che è insieme nazionale e internazionale.
Tornando alla partita nazionale, c’è quindi un problema per Fi di mandare un chiaro messaggio politico?
Ma non c’è dubbio. Se pensano che Forza Italia la rilanciano con le primarie, e litigano tra loro, senza discutere della linea politica di fondo commettono un errore gravissimo. Anche perché è evidente che Salvini a livello nazionale non vuole più avere nulla a che fare con Berlusconi. A Salvini Berlusconi può servire nelle elezioni amministrative, regionali. Ma per quello che riguarda il quadro nazionale mi sembra evidente che Salvini fa di tutto per tenere in piedi questa alleanza di governo, malgrado le contraddizioni, gli sputi in faccia. E un rapporto reale lo ha con la Meloni ma non con Berlusconi. E poi è paradossale che le reti televisive di Berlusconi abbiano personaggi nei talk show che sono scatenati per Salvini. Potremmo dire che dal punto di vista mediatico è finito il conflitto di interessi di Berlusconi ma questo non è dato positivo, è negativo sul piano politico perché gli toglie respiro.
Che dovrebbe fare subito Berlusconi?
Secondo me non lo farà mai, ma dovrebbe rompere con Salvini e far si che le sue televisioni abbiano una posizione riformista, liberale che si batte su due fronti: nei confronti del Pd da una parte e dall’altra nei confronti del Movimento 5 Stelle ma anche, appunto, della Lega. Poi, ci si possono mettere le primarie e così via. La politica è una cosa seria. E’ fatta di messaggi, se tu mandi mezzo messaggio sul terreno politico e mezzo messaggio sul piano strutturale è zero.
Se si decidesse per primarie aperte a tutti, non c’è il rischio che frotte di elettori leghisti vadano a votare. Sarebbe lo svuotamento finale di Fi o no?
Così come è Forza Italia non ha nessuno appeal. Berlusconi aveva un fascino straordinario anni fa, io non lo considero annullato però si è progressivamente attenuato. Ma serve un messaggio politico forte. Poi come si fanno le primarie interessa davvero a pochi.
Nelle proposte di Toti è scritto che Berlusconi sarà presidente a vita. Ma il solo dirlo non fa sorgere il sospetto malizioso, al di là delle stesse intenzioni di chi fa la proposta, che lo si vuole pensionare?
Berlusconi è indissolubilmente legato a Forza Italia. Però, ripeto, c’è un problema di linea politica che lui dovrebbe rappresentare.
di Paola Sacchi
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