È un rito antico, di oltre mezzo millennio, quello che si rinnova ogni anno sulle acque del “biondo” (un tempo) Tevere. Risale a poco dopo la devastazione dell’Urbe da parte dei Lanzi, al 1535, e viene conservato gelosamente ancora oggi dopo secoli da parte dal Circolo Canottieri Lazio con la storica processione, sulle acque del Tevere della Santissima Vergine del Carmelo, la “Madonna Fiumarola” dei trasteverini.
Una processione che è anche un evento culturale e non solamente cultuale, basata su una tradizione capitolina che risale al lontano 1535: anno in cui alcuni pescatori trovarono alla foce del Tevere, imbrigliata tra le maglie delle reti da pesca, una cassa contenente una statua della Madonna scolpita in legno di cedro. I “barcaroli” tiberini allora vollero fare dono della sacra effige ai frati Carmelitani della Basilica di San Crisogono, affinché divenisse la protettrice dei trasteverini e dei canottieri.
Da allora, immancabilmente l’antica e misteriosa statua viene condotta in questo singolare pellegrinaggio seguendo il percorso storico dell’Arciconfraternita Di Maria Ss. Del Carmine In Trastevere, a testimonianza del ritrovamento della sacra figura di legno.
Nella mattina della domenica di ieri, il simulacro della Madonna è stato portato dai confratelli al punto di imbarco del Circolo Canottieri Lazio, dove nel tardo pomeriggio, le loro consorelle, nascoste da un paravento, hanno abbigliato con un prezioso abito la Madonna del Carmine.
Prima della processione sulle acque si è tenuta la consueta benedizione di sua eminenza monsignor Gianrico Ruzza, Vescovo Ausiliare di Roma, seguito dal saluto del presidente del circolo Paolo Sbordoni. Infine nella luce del tramonto romano, la statua è stata posata su un natante delle forze dell’ordine che normalmente pattugliano il fiume e condotta sulle acque sino al ponte Garibaldi dove le è stato reso l’omaggio floreale dell’armo dei canottieri biancocelesti. Da quel punto la processione è divenuta terrestre e si è diretta verso la Basilica di S. Maria in Trastevere, dove si è conclusa con una veglia di preghiere.
Tradizioni e culture che non devono andare perdute, conservate, confermate non soltanto dalla fede di un popolo ma anche dalla volontà di custodire le reliquie artistiche di un intero mondo, patrimonio non soltanto di Roma e d’Italia ma di tutto il mondo.
DPF
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