Intervista esclusiva a Monica Cirinnà, senatrice del Partito Democratico
“Basta con il liberismo. Il Pd deve tornare il partito della giustizia sociale”
“Il Pd è devastato da lotte fratricide. Occorre un Congresso senza esclusione di colpi sui valori e sugli ideali”
“Rimpiango il Governo Conte. Se questo è il Governo dei migliori, quello era il Governo degli ottimi”
Senatrice #Cirinnà, il cambio di passo non si vede. I ristori sono fermi a dicembre. Il Recovery Plan è sparito dai radar. Si rincorre la pandemia con più incertezze di prima. Di un nuovo piano di vaccinazioni non se ne sa niente…
La mia opinione è che il Governo Conte era un ottimo governo. Questo è ritenuto il governo dei migliori. Il Governo Conte era il governo degli ottimi. Quindi, non c’è nessuna differenza. Quindi, tutti quelli che hanno criticato il Governo Conte ragionino e si rendano conto che chiunque, compreso chi ritiene di essere il migliore, davanti a una cosa che nessuno aveva mai affrontato, come una pandemia mondiale, possa avere incertezze e ritrovarsi in situazioni che non sa da che parte prendere. E non cambiano le cose se a occuparsene è un grande generale o un grande manager. In questo senso, non vedo una grande differenza fra Domenico Arcuri e il Generale che è stato messo al suo posto.
I ristori nel frattempo sono fermi a dicembre. Eppure, per fare solo un esempio, le palestre e le piscine non mi sembra abbiano mai riaperto…
Voglio parlare chiaro, come è mia abitudine. I ristori non sono arrivati solo perché si è aperta la crisi di governo. Altrimenti sarebbero arrivati in tempo, come i ristori uno, due, tre, quattro e cinque, che io ho tutti votato. Detto questo, chi ha bisogno di soldi bussi alla porta di #ItaliaViva.
Rimpiange il Governo Conte?
Assolutamente sì. In che cosa sono migliori quelli che ci sono adesso? Per ora in niente. Quando arriva un nuovo governo, arrivano nuovi Capi di Gabinetto e tante persone che devono prima orientarsi. Io ho un’infinita fiducia in tutti i ministri e, in particolare, nei miei ministri. So che Andrea Orlando e Dario Franceschini sono persone ultra competenti. Mi auguro che anche i migliori si diano una mossa.
Nicola #Zingaretti ha detto di vergognarsi di un partito che pensa solo alle poltrone. Che effetto le hanno fatto le sue parole?
Penso che il #Pd sia un partito devastato da lotte fratricide, il cui apice è la poltrona sulla quale il fratricida si va a sedere. Il punto vero, però, è un altro.
E quale sarebbe questo punto vero?
La rotta. Il punto vero è aver smarrito la carta nautica su cui segnare il percorso e la tua identità. Noi abbiamo un pezzo di Pd che tira verso il centro, un pezzo di Pd che vuole rimanere saldamente a sinistra. E’ evidente che queste diverse posizioni, che afferiscono ai tuoi ideali e ai tuoi valori, finiscono per devastarti. E’ bene che si faccia a tempo debito un Congresso, ma io voglio un Congresso vero, un congresso di mazzate dove, anche a costo di subire altre separazioni e altre scissioni, si dica con chiarezza che cosa è il Pd e dove vuole andare. Per me questo è il nodo da sciogliere. Il resto non esiste.
Quale è l’approdo che si augura? Un Pd fusione e sintesi di molte anime diverse o il ripristino dell’orgoglioso partito della sinistra?
Auspico un grande partito democratico, che abbia al suo interno il pluralismo, ma che nel contempo sia capace di non fare sconti sui valori. Per me il primo valore è abolire ogni discriminazione. Abolire ogni diversità. Abolire ogni ingiustizia sociale. Far ripartire l’ascensore sociale. Una come me, figlia di impiegati della piccola borghesia romana, non sarebbe mai arrivata dove è arrivata, se non ci fosse stato un ascensore sociale. I miei genitori mi hanno fatto studiare e laureare. Poi, forse, un po’ intelligente lo ero e piano piano sono riuscita a realizzarmi senza dovere fare per forza l’impiegata alle Poste. Detto questo, è qui che si gioca la scommessa della globalizzazione da una parte e della pandemia dall’altra. Far ripartire dalla base i valori della grande sinistra storica, che c’è in tutta Europa. Purtroppo il capitalismo ci ha inferto grossi colpi, ma sul piano delle ingiustizie sociali abbiamo molto ancora da dire e possiamo riaprire un grande fronte di lotta.
Nel Pd attuale ci sono anche i cattolici democratici, i liberal democratici e i riformisti…
Sui cattolici democratici non ho nulla da dire. Ho lavorato fianco a fianco con molti di loro in Senato. Hanno votato la legge sulle unioni civili. Il problema non sono loro, ma le politiche neoliberiste, che hanno a che fare soprattutto con il mondo dell’impresa e con il mondo del lavoro. E’ chiaro che lì c’è una dicotomia fortissima. Io per senso di responsabilità ho alla fine votato a favore dell’abolizione dell’articolo 18, ma ricordo bene che sino all’ultimo momento non avrei voluto votarla. E così tante altre norme che abbiamo approvato proprio perché la parte più liberista del Pd a quell’epoca governava il partito. Questa è una strada sbagliata. Non è questa la vocazione del partito della sinistra democratica e laica di questo Paese.
Quindi, dalla confusione de ne esce solo con un Congresso?
Se ne esce con un Congresso a tempo debito. Se Enrico Letta accetta di prendere il posto di Zingaretti e vuole arrivare a scadenza nel 2023, va benissimo. Faremo il Congresso nel 2023. Non c’è un problema di tempi. C’è un problema di modalità. C’è un problema di verità. Il problema è fare un Congresso vero. Nel frattempo, potremmo anticiparlo con un Congresso per temi e cominciare a ragionare. Nessuno ci impedisce di fare un Congresso tutto online, rispettando le nostre regole, ma senza muovere le carte. Senza mettere in discussione Letta. Un Congresso solo sui temi e sugli ideali. Se Letta ci farà vivere il più tranquillamente possibile questa fase drammatica, in cui il Governo Draghi sta di fatto appiattendo e oscurando un po’ tutti i partiti, noi avremo tutto il tempo necessario per rifondare il partito sui nostri valori e sui nostri ideali. Poi nel 2023 sapremo chi sarà il nostro nuovo condottiero. O condottiera, come io spero vivamente.
Magari lei?
Non lo so. Io mi reputo una formica. Ci sono tanti altri nomi autorevoli.
di Antonello Sette
Σχόλια