STEFANO BINI PER IL GIORNALE D'ITALIA
Claudio Brachino, classe 1959, è giornalista, editorialista, saggista. Laureato in lettere, dopo una commedia con De Filippo, una lunga storia in Mediaset: Vicedirettore di Studio aperto, direttore di Videonews (la fabbrica dei programmi dell’azienda) e di Sport Mediaset, nonché volto di numerosi show legati all’informazione. Attualmente, è Responsabile del multimediale dell’Agenzia Italpress e dirige Il Settimanale.
In un momento in cui tutti vogliano apparire in tv, Lei ritorna alla carta stampa.
«La tv ha un suo spazio, una sua funzione, tutti ci vogliono andare certo poi dipende come e con quale criterio professionale. La carta è un altro medium, in forte crisi, ma con una sua funzione storica ancora importante. Non per la gara delle notizie ma per i commenti e la comprensione della realtà. L’idea nasce dal successo di un sito, Pmi.i, che è leader rispetto alle esigenze delle piccole e medie imprese italiane. Perché non provare allora a raccontare quel mondo insieme al mondo in assoluto che stiamo vivendo? Raccontare l’altra economia, non la grande finanza, ma le storie di uomini e donne che con il loro lavoro e il loro coraggio fanno grande questo paese.»
Da dove parte l’idea e con quale scopo è iniziata questa nuova avventura a Il Settimanale?
«Ogni venerdì, dal 9 settembre, siamo in tutte le edicole italiane. Uno sforzo distributivo importante, a cui si accompagna la diffusione sul web, 500.000 copie digitali agli iscritti di Pmi.it.»
Da quanto siete nelle edicole?
«In parte ho risposto prima. Poi c’è un problema tipicamente italiano. Il web non dà autorevolezza politica, la carta stampata ancora sì. Poi, nel quando di una crisi generale, molti non vendono perché fanno prodotti incomprensibili.»
La carta stampata ha ancora senso nel 2022? Se sì, quale?
«Il Settimanale fa e farà politica ma non sarà ideologico. Faremo il fact checking delle politiche economiche, lo abbiano fatto ora con buona parte dei leader in campagna elettorale ma cercando soprattutto di stabilire un ponte con le esigenze inascoltate delle imprese.»
State ovviamente dalla parte delle pmi. Avrete anche precisi connotati politici?
«Le Pmi non fanno politica direttamente, hanno un loro mondo associativo importante, e chiedono da sempre le stesse cose, meno tasse, meno burocrazia, più incentivi non occasionali e soprattutto non essere considerati nemici ma amici dello Stato.»
Qual è la più grande sfida de Il Settimanale?
«La sfida è proprio quella di un’editoria che incide sulla realtà, che fa comunicare i mondi, che traduce le norme, che cambia, senza presunzione, le cose.»
La proprietà Triboo ha in mente di allargare i vostri orizzonti con sito, podcast e video?
«Triboo è in azienda leader nel web e quindi con vocazione multimediale. Il nostro è un prodotto cartaceo che nasce da un sito ma fornirà contenuti, compresi podcast e video, all’ecosistema internet del gruppo, compresi i social.»
Lei è stato un volto e direttore della tv commerciale per trent’anni. Come sono, ad oggi, i suoi rapporti con Mediaset e Silvio Berlusconi?
«Oggi l’azienda Mediaset e Berlusconi non devono essere sovrapposti. Con la prima dopo 32 anni meravigliosi ho trovato un accordo consensuale per fare altri viaggi e altre esperienze, non ci sono rapporti ora ma neanche tensioni. Il Cav, e i suoi dirigenti, mi hanno assunto che ero molto giovane, e lui non era ancora in politica. Gli voglio bene da allora e gliene vorrò sempre, lo stimo e lo ritengo un protagonista degli ultimi decenni della vita Italiana. Nel secondo numero in edicola l’ho intervistato. Leggete l’intervista, ne vale la pena!»
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