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Claudio Martelli: “L’Associazione Nazionale Magistrati è il cancro della magistratura italiana”

Intervista esclusiva a #ClaudioMartelli, Direttore de “L’Avanti”, già parlamentare e ministro della Giustizia:

“L’elezione del Csm non può essere appaltata a una associazione privata, che traffica, briga, perseguita…”

“La cosa che più mi ha colpito dello scandalo? Il Sistema che si serviva dell’azione penale contro i magistrati”

“Mario Draghi è l’unica soluzione possibile per uscire dall’immobilismo del Governo e dallo stallo della crisi”

“La prima bozza del Recovery Fund del Governo? Uno sgorbio, che neppure un bambino…”

“Senza le riforme richieste dall’Europa, I soldi del Recovery Fund, non arriveranno mai. Conte e il suo Governo non l’avevano capito o non ne erano capaci”


#Martelli, per prima cosa come sta andando l’Avanti?

#LAvanti va molto bene. Al di sopra di ogni aspettativa. E’ in edicola a Milano, a Roma, a Napoli, in Romagna e poco alla volta ci estenderemo su tutto il territorio nazionale. Anche la campagna abbonamenti è in pieno rigoglio e si moltiplicano dappertutto i circoli promotori degli amici dell’Avanti.


L’ha sorpreso il conferimento dell’incarico a Mario Draghi?

No, anche perché lo desideravo. Mi è parso il giusto epilogo di una crisi che si stava avvitando su se stessa e che accumulava altri ritardi, dopo quelli registrati dal Governo Conte con le sue indecisioni, con il suo sostanziale immobilismo degli ultimi mesi, mentre imperversava la secondata ondata. Non avevamo ancora definito né un piano sanitario, né un’adeguata campagna di vaccinazioni. L’Avanti è stato il primo giornale a denunciare, già dal mese di maggio, i guasti dell’organizzazione sanitaria, a partire da quella lombarda, che ha di fatto abolito la prevenzione e l’assistenza domiciliare assicurata dai medici di base e ha puntato sui grandi ospedali, smantellando a poco a poco quelli più piccoli, svuotando centri magari di cinquantamila o centomila abitanti di ogni presidio sanitario degno di questo nome. Aggiungiamo altre imperdonabili incertezze. La prima bozza del Recovery Plan era uno sgorbio, sembrava un disegno malriuscito di un bambino poco portato. E anche la seconda bozza, su cui poi si è aperta la crisi, era del tutto inadeguata. Non servono investimenti a pioggia o comunque distribuiti in base alle richieste e pressioni di gruppi, categorie e partiti. Serviva e serve un indirizzo chiaro, fissato peraltro dalla stessa Commissione europea, a cui ci si deve adeguare. Perché deve essere chiaro che senza le riforme richieste, che sono quelle della pubblica amministrazione, della giustizia, delle procedure accelerate e straordinarie di spesa necessarie, i soldi non arriveranno. Questo, #GiuseppeConte sembra proprio non l’avesse capito e, con lui, la squadra di Governo.


La destra si divide fra il no e l’astensione, i Cinquestelle insistono per un governo politico, Leu è contrario. Il Pd ha detto sì, ma non vuole rinunciare all’alleanza strategica con i grillini. Draghi ce la farà?

Penso di sì. Sono fiducioso, come del resto lo è lo stesso #Draghi e come lo è il Presidente Mattarella. Confido nella loro capacità di persuasione e d mediazione. Un governo politico sarebbe ovviamente una soluzione migliore, ma non ho visto nulla di politico da parte degli italiani che ricoprivano ruoli di responsabilità, quando #MarioDraghi era alla guida della Banca Centrale europea. Ed è stata invece sua la scelta politica di difendere l’euro a tutti i costi. Come è stata politica la scelta di iniettare liquidità assorbendo i debiti degli Stati sovrani.


Al di là delle dichiarazioni liturgiche, ho il sospetto che il voto non convenga a tanti, forse a nessuno…

Non ci vogliono andare quelli che temono una sonora sconfitta. Ma scusi, e in questo #Mattarella è stato esemplare, ma come si può paralizzare il Paese nei prossimi quattro o cinque mesi, fra campagna elettorale, voto, post voto, insediamento del Parlamento e di un Governo, restando per tutto quel tempo boccati? Per questo è stato chiamato Draghi. Perché c’è un’emergenza evidente, sanitaria ed economica, prima di tutto. Occorre da subito una chiara e decisa azione riformatrice. E’ ovvio che sarebbe meglio un Governo politico, ma se i politici non riescono a mettersi d’accordo e quando si mettono d’accordo, non fanno quello che hanno preannunciato perché, diciamo la verità non sono in grado di farlo, è giusto chiamare la persona più capace, più competente, sia sul pieno economico sia su quello della credibilità internazionale. Poi io penso che il #Governo sarà politico con al suo interno i rappresentanti di diversi partiti e assicurerà la necessaria connessione fra le decisioni del Governo e i partiti che lo sosterranno. E non saranno decisioni lacrime e sangue. Non siamo di fronte a una crisi senza sbocchi, ma a una straordinaria opportunità, quale è quella di fare riforme, che sono da sempre necessarie al Paese e, nel contempo, di iniettare risorse economiche imponenti, superiori a quelle del Piano Marshall del secondo dopoguerra.


Il ricorso a un tecnico segna il fallimento della politica?

Penso che con Draghi potrebbe prodursi un primo ricambio del sistema politico, perché che così non funziona. Si sono limitati al taglio dei parlamentari e al proporzionale. Nessuna riforma costituzionale. Una prima fondamentale indicazione, che mostra la sua superiorità di approccio, arriva dal Presidente della Repubblica, che ha chiesto al #Parlamento di eliminare una distorsione nel nostro sistema costituzionale, che contempera il semestre bianco alla fine del mandato, durante il quale le funzioni del Presidente sono paralizzate, con la possibilità di una rielezione per altri sette anni. Mattarella ha dimostrando anche in questa circostanza un’imperturbabile superiorità rispetto ai propri interessi personali. Se ne potrebbe pensare anche un’altra di riforma costituzionale straordinaria.


Il taglio dei senatori a duecento unità da un lato non risolve il problema di due camere che continueranno a fare lo stesso lavoro, allungando infinitamente i tempi, dall’altro non sicura la rappresentatività dei senatori per tutto il territorio nazionale. Perché non pensare allora a unificare le due camere in un’unica assemblea nazionale di seicento membri, in linea con i numeri dei principali Paesi europei?

GiuseppeConte è uscito di scena…

Ho manifestato le mie perplessità su #Conte, da quando sono Direttore dell’Avanti, cioè dallo scorso mese di maggio. Mi è sempre parso un simpatico signore, capitato lì per caso, che ha saputo via via destreggiarsi, del tutto indifferente peraltro all’identità politica delle maggioranze che lo sostenevano. Potevano essere di destra come nel Conte uno, quando è stato del tutto succube di Matteo Salvini. Potevano essere aperte alla sinistra come nel Conte due. Oppure anche aperte al trasformismo più deleterio, che dava la caccia ai cosiddetti Responsabili e Costruttori. Io li ho chiamati Roditori, come quegli animaletti, si nutrono scassando ponti, strade e costruzioni, solo per il proprio personale interesse. Questo è Conte. Francamente una meteora della politica italiana, che ha goduto di un’enorme popolarità, perché è stato per un anno e più tutte le sere in televisione. Ci si affeziona, come accade per i conduttori televisivi. Condurre un programma televisivo e condurre una democrazia avanzata e complicata, con sessanta milioni di cittadini in difficoltà, non è, però, la stessa cosa. Poi a qualcuno è simpatico…guarda come è carino… ha la pochette, è gentile… Tutto questo sul piano politico non significa niente.


Lei è stato uno dei pochi ministri della Giustizia che ha lasciato dietro di sé un segno positivo. Che cosa pensa delle polemiche che squassano il terzo potere dello Stato, dopo il libro intervista di Alessandro #Sallusti a Luca #Palamara. Nessuno smentisce il Sistema di autogoverno della magistratura, svelato dall’ex consigliere del Csm. Eppure le accuse sono pesanti. Palamara racconta di pubblici ministeri onnipotenti, che sceglievano le loro vittime sulla base dell’appartenenza politica…

Io sono fra coloro, non l’unico, perché lo hanno fatto ad esempio anche gli ordini professionali, gli avvocati e le camere penali che, a partire dagli anni ’80, sostengono che i mali della nostra magistratura sono la possibilità di transitare da una carriera all’altra e il primato, all’interno della #magistratura, dei pubblici ministeri. Una posizione di forza, che è capace di intimidire non solo, purtroppo, i cittadini, ma persino i propri colleghi. La cosa che più mi ha colpito di questo scandalo enorme è il Sistema. E apprendere, che in base al Sistema, mentre trafficano e complottano per decidere chi deve essere il procuratore capo di Roma, di Milano o di Firenze, per agevolare le loro mosse, non esitano addirittura a muovere un’azione penale contro altri magistrati in carica, per metterli fuori gioco nella gara alle candidature in palio. Mi domando se sia possibile che le nomine degli uffici direttivi debbano rispondere alla più bassa lottizzazione partitica. Bisogna indicare anche le soluzioni. Penso che, quando una democrazia viene inquinata da procedure e comportamenti disonesti, quando la selezione è corrotta, esiste un rimedio, che già gli antichi avevano escogitato, ad Atene, come a Roma, ed è quella del sorteggio. Meglio tirare a sorte piuttosto che intrighi, complotti, traffici innominabili. L’altro aspetto è più strutturale, riguarda il Consiglio Superiore della Magistratura e i modi della sua elezione. Diciamo le cose come stanno. Il #Csm è un organo previsto dalla Costituzione per garantire l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati da ogni altro potere, non solo da quello politico, ma anche da quello economico. Ebbene, non si può accettare che se questa elezione sia appaltata a un’associazione privata, che si chiama Associazione Nazionale Magistrati, che si comporta e agisce, in spregio di qualsiasi deontologia professionale, pur trattandosi di magistrati che dispongono della libertà e della reputazione di tutti i cittadini, brigando, trafficando, perseguitando. Come ha detto Raffaele Cantone, la Anm, in quanto associazione politicizzata, è il cancro della magistratura italiana. Un cancro che va estirpato o almeno curato. Non si può accettare che continui a proliferare come una metastasi. Il Csm deve essere ripensato, distinguendo le competenze dei pubblici ministeri che, fino a prova contraria, non hanno la stessa funzioni dei giudici. La Costituzione, che tante volte viene richiamata, è stata chiara almeno su una questione. Mentre l’autonomia e l’indipendenza dei giudici è tassativa, per quel che riguarda l’indipendenza e l’autonomia dei pubblici ministeri la Costituzione a una legge, che avrebbe dovuto dettare le regole. Una legge, che aspettiamo da più di settanta anni. E’ diventata una materia intoccabile. E l’intoccabilità ha mascherato una confusione, che nella Costituzione non c’è, fra le funzioni dei pubblici ministeri e quelle dei giudici. Un conto è chi indaga, un conto chi emette le sentenze. Non si può più consentire che chi indaga approfitti del suo potere, associandolo a quello di un nugolo di altri poteri, fra partiti, partitini e correnti, che non sono più politiche e ideologiche, come erano un tempo, ma interessi corporativi, professionali, carrieristici. Ci si scambiano favori e si determinano influenze addirittura sul corso delle indagini. Questo è intollerabile. Questo scandalo deve finire.


di Antonello Sette

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