È cominciata la bonifica della Capitale dai sottomondi creati abusivamente dagli ingovernabili campi nomadi che ne affollano le zone periferiche, a volte addentrandosi anche più nell’interno cittadino.
È quella «terza via» auspicata dal sindaco pentastellato Virginia Raggi quella che verrà messa in pratica per chiudere i campi rom riconosciuti, come per esempio Barbuta e Monachina che saranno i prossimi ad essere interessati dal provvedimento. Invece la ben nota «ruspa» del ministro Matteo Salvini invece verrà messa in moto per azzerare i troppi insediamenti che sorgono abusivamente a Roma.
Sono piccole enclave che nascono in poche ore in aree semiabbandonate, nascoste tra il verde e tra le case, tra ruderi fatiscenti, privi di servizi igienici e strutture adeguate, focolai di malattie e pericolosamente facili agli incendi. Micro-villaggi autonomi che costellano sempre più le sponde di quello che un tempo era una divinità: il “biondo” Tevere, oggi ridotto a una cloaca a cielo aperto. Da Roma Sud comincerà il progetto di bonifica e riqualificazione, lo sgombero del “River Parking” ha dato il segnale per l’attivazione della procedura che sarà non violenta e indolore, ma decisa. Insomma, la “linea Salvini” ha avuto la meglio proprio dopo l’azione effettuata nel campo rom appena chiuso e smantellato, con una vera e propria accelerazione da parte del Viminale nei confronti di una situazione ormai insostenibile anche dal punto di vista umano, e non soltanto sociopolitico.
L'accordo tra Raggi e Salvini dunque farà sì che lo sgombero delle baraccopoli avvenga in maniera rapida e pacifica ma anche incisiva da parte di tutti gli enti locali che porterà quello del campo rom sulla via Tiberina ad essere soltanto il primo di una serie di interventi di riabilitazione abitativa sul territorio capitolino.
DPF
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