Svolta nella vicenda delle due navi soccorritrici, Sea Watch e Sea Eye: dopo giorni di dichiarazioni alterne tra i due vice, Matteo Salvini e Luigi di Maio, è il premier Giuseppe Conte a battere i pugni sul tavolo. «Ne prenderemo 15 su 49, prenderemo anche i mariti perché non siamo gente che smembra le famiglie. Daremo un segnale all'Europa, ma dopo che tutti avranno rispettato le regole».
I pugni interrompono il battibecco tra i due vice e impongono una terza via che media tra quelle di di Maio e Salvini, come dice Conte: «La linea di Salvini e del governo è salva, i nostri porti restano e resteranno chiusi, quindi ogni accordo è possibile un attimo dopo che Malta avrà fatto sbarcare sul proprio territorio i clandestini che si trovano sulle due navi».
Le parole del presidente del Consiglio fanno capire la temperatura dei rapporti con Bruxelles: incandescente; ma quella con La Valletta è al calor bianco. La situazione però alla fine potrebbe favorire proprio le autorità maltesi, che si trovano a dover fronteggiare lo sbarco di 250 migranti di alcune settimane fa. E l'impegno di Conte e del governo italiano punta a un accordo complessivo europeo che però esclude i problemi maltesi, come avverte il premier: «In questo caso noi ci tiriamo fuori, non ci vengano a chiedere più nulla; toccherà ad altri Paesi farsi avanti. Del resto, questo è il frutto di una mancata politica europea che noi da mesi chiediamo».
Palazzo Chigi, come ricostruisce il Corsera, bacchetta l'operato delle due navi coinvolte, la Sea Watch e la Sea Eye, che hanno rapporti di origine con Germania e Olanda e sui quali Paesi tentano di esercitare pressioni per sbarcare: la Seas Watch sarebbe stata contattata dalle autorità libiche ma ha deciso di abbandonare le acque africane per entrare in quelle maltesi. Mentre la seconda, accusa il ministro dei trasporti Danilo Toninelli, avrebbe mentito sullo stato del barcone da cui avrebbe prelevato i migranti, che non sarebbe stato in procinto di affondare. Toninelli ribadisce: «Il caso è più che mai europeo, così come il fenomeno nel suo complesso. Questi sono i fatti e da qui bisogna ripartire».
A questo punto la parola spetta a Malta, che deve solo decidere di far sbarcare i 49 delle due imbarcazioni; poi, senza dividere le famiglie imbarcate, si provvederà a ospitare i migranti con una formula che è già stata attuata con la nave della Guardia di Finanza, la Diciotti. Si è già fatto avanti l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, che ha dichiarato la disponibilità della Chiesa torinese ad accogliere alcune delle famiglie di irregolari. Proprio come avvenne per la Diciotti.
Se Conte sembra aver trovato il punto di equilibrio per il governo non altrettanto può dire il ministro dell'Interno, che va allo scontro con la Chiesa e con il Papa: a Papa Francesco e all'arcivescovo di Torino Nosiglia ribatte che i porti resteranno chiusi: «Non sarò mai complice degli scafisti», dice Salvini. Che però viene osteggiato e smentito dall'Autorità del sistema portuale del Mar Tirreno centrale, Pietro Spirito, che nega con decisione la chiusura dei porti; seguito dai responsabili dei porti di La Spezia e Venezia, che specificano che per chiudere i porti è necessaria l'ordinanza del ministro Toninelli che, ora come ora, non c'è. E Toninelli risponde da Facebook (non propriamente un atto ufficiale): «Nessuna Autorità di sistema portuale italiano può arrogarsi prerogative che travalicano le sue funzioni amministrative». E poi minaccia l'invio degli ispettori per accertamenti disciplinari. Toninelli vede nelle prese di posizione delle autorità portuali una mossa politica., ma le controparti negano e parlano di semplice richiesta di chiarimenti tecnici. Insomma, se le due navi arrivassero, ad esempio, nel porto di Venezia non si potrebbe impedir loro in nessun modo di attraccare, mentre per lo sbarco la decisione spetta alle autorità di pubblica sicurezza.
di Paolo dal Dosso
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