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Continua la lotta del Comitato “Giustizia per l’orale”: l’intervista al Presidente Marco Picariello

Aggiornamento: 29 mar 2022


Roma, 27 mar – Il Comitato “Giustizia per l’orale” sta lottando per portare alla luce le irregolarità della prova orale del concorso per dirigenti scolastici bandito nel 2017. Professionisti della scuola che dopo eccellenti risultati alle prove scritte sono stati fermati alla prova orale. RomaLife ha intervistato Marco Picariello docente e Presidente del Comitato Nazionale Giustizia per l’Orale che sta portando avanti questa battaglia.


Dopo ben 6 anni, nel 2017 è stato bandito l’ultimo concorso per Dirigenti Scolastici. Stiamo parlando di una procedura concorsuale anomala, che non ha soddisfatto i requisiti che la stessa amministrazione si era data: carattere nazionale della procedura, corso concorso – che non è stato effettuato -, selezione non imparziale dei candidati. L’apoteosi è stata raggiunta alla prova orale, dove la frammentazione della valutazione si è mostrata in tutta la sua irruenza, inefficacia e inefficienza: numerosi candidati dopo anni di studio e di pratica sul campo, evidenziati dagli ottimi risultati ottenuti alla prova scritta, si son visti fermare ingiustamente alla prova orale. Sono stati quindi costretti a riunirsi nel Comitato Giustizia per l’Orale e ad avviare ricorsi individuali e collettivi al TAR Roma, ma sebbene siano trascorsi ormai quasi 3 anni al momento nessuna udienza per loro è stata ancora fissata. I candidati hanno quindi proceduto a informare le rispettive Procure in merito alle ipotesi di fattispecie criminali che ritengono di aver riscontrato nella procedura che li riguarda: a dimostrazione della validità delle loro doglianze, una Procura ha concluso le indagini preliminari e ha avviato il processo penale imputando ad una commissione il grave reati di falso aggravato in atto pubblico. Altre Procure stanno concludendo le indagini e ad oggi alcuni candidati hanno ricevuto la comunicazione di parte lesa. Ad oggi, le ipotesi di reato formulate sono quelle di abuso d’ufficio e falso aggravato in atto pubblico in capo rispettivamente al Ministero ed ai singoli commissari.


Che tipo di errori sono stati commessi dall’amministrazione centrale?

L’amministrazione centrale ha gravemente errato nella superficialità con la quale ha lasciato che la procedura fosse condotta, senza verificare la legittimità di quanto stava avvenendo. Nello specifico, non sono stati puntualmente verificati i requisiti formali e sostanziali dei commissari deputati alla valutazione. Ciò ha comportato una palese difformità di trattamento che su 38 sottocommissioni ha evidenziato delle valutazioni con differenze statisticamente non motivabili, che escono dagli schemi di una normale curva di Gauss. L’amministrazione non ha nemmeno verificato che le 38 commissioni seguissero criteri uniformi nella valutazione, quindi non ha verificato la costituzione di una banca dati delle domande, richiesta da regolamento di concorso, ma poi mai realizzata. Di fatto L’amministrazione non ha nemmeno verificato la collegialità valutativa, compiendo gravi violazioni di natura formale. Si va dalla mancanza di collegialità delle valutazioni, in cui commissari si assentavano frequentemente (i candidati hanno prove fotografiche, e non solo, in merito) ad abuso d’ufficio nel nominare commissari privi dei requisiti. Stiamo parlando di requisiti formali richiesti da bando e regolamento ma anche sostanziali ossia in merito alla elevata competenza che i commissari dovevano possedere in un concorso di tal tipo. Anche di ciò alcuni candidati hanno prove depositate in procura che evidenziano la assenza di competenza dei commissari, che correggevano erroneamente i candidati.


Come potrebbe essere risolta la situazione?

Una possibile strategia risolutiva della questione potrebbe essere quella di ammettere i candidati ricorrenti avverso la prova orale, già depositari di giudizi positivi, talvolta eccellenti, nella fase scritta e preselettiva del concorso, ad un corso di formazione per l’immissione nei ruoli del dirigente scolastico. Ciò In conformità a quanto già più volte avvenuto. Un esempio è il comma 88 della legge 107 del 2015.


Quali obiettivi sono stati raggiunti fino adesso?

Il Comitato Giustizia per l’Orale ha raggiunto l’obiettivo della diffusione massiva all’interno delle forze politiche parlamentari della problematica, riconosciuta ormai da tutte le compagini esistente, concreta e degna di attenzione e soluzione. Tutti i parlamentari che ci hanno concesso udienza hanno concordato sulla correttezza delle nostre doglianze e si sono impegnati nell’ottica di una soluzione politica della vicenda. In particolare decine di parlamentari hanno inviato interrogazioni al Ministro dell’Istruzione auspicando una soluzione equa, giusta e rapida. Ecco alcune delle interpellanze parlamentari presentate in questi giorni:



Inoltre plurime manifestazioni dei tecnici del ministero hanno espresso la volontà di voler addivenire a una soluzione della problematica. I ministri dell’Istruzione e della Giustizia sono stati inoltre pienamente informati in merito al blocco inerente la giustizia amministrativa che i ricorrenti hanno riscontrato e che impedisce loro di esercitare qualsiasi difesa per l’assenza di pronunce di merito. Ci aspettiamo quindi che il prossimo passo sia la presa in carico della questione da parte del Ministro dell’Istruzione o direttamente dal Parlamento.



Di Chiara Sista (RomaLife.it)

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