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Corruzione elettorale al comune di Legnano, arrestati sindaco e due assessori


Gianbattista Fratus

Incarichi in cambio di voti. Tutto al Comune di Legnano, a circa 20 chilometri dal capoluogo lombardo, “patria” della Lega ora commissariato dal prefetto di Milano. In sintesi, è questa l’ipotesi di accusa con la quale stamattina la Guardia di finanza meneghina ha arrestato il sindaco di Legnano, il leghista Gianbattista Fratus, l’assessore alle Opere pubbliche Chiara Lazzarini e il collega in Giunta responsabile del Bilancio nonché vicesindaco Mauro Cozzi, entrambi indicati di Forza Italia. I primi due sono finiti ai domiciliari. Il terzo è in carcere.

Le ipotesi di reato: turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e corruzione elettorale. In questa fase, l’inchiesta della Procura di Busto Arsizio è stata confermata dal Gip del Tribunale che ha firmato i provvedimenti cautelari. Eseguite perquisizioni nel domicilio e nei locali dei destinatari delle misure cautelari. Indagati a vario titolo anche amministratori delle partecipate Amga Legnano Spa ed EuroPa Service srl e dipendenti del Comune di Legnano deputati ai concorsi.


IL “METODO LEGNANO”

Vengono contestate "turbative nello svolgimento delle procedure selettive" per la selezione del dirigente per lo sviluppo organizzativo del Comune di Legnano, del direttore generale di Agma Legnano spa e di un incarico professionale presso la partecipata EuroPa Service srl. In particolare, per quanto riguarda la posizione del sindaco Fratus gli accertamenti investigativi parlano di un incarico in una partecipata che sarebbe stato dato alla figlia di un candidato escluso al primo turno in cambio dell'appoggio elettorale al ballottaggio. La promessa, stando all'inchiesta delle Fiamme gialle, è stata mantenuta con un incarico alla Aemme Linea Ambiente srl.


LE INTERCETTAZIONI: “BISOGNA PILOTARLA QUESTA GARA”

Uno spaccato del “metodo Legnano” verrebbe fuori da alcune intercettazioni degli indagati. Come quella registrata dalla Finanza in cui il vicesindaco Cozzi si rivolge all’assessore Lazzarini e al sindaco Fratus: "Una volta che si individua la persona, si individua e basta, la gara è finita. Bisogna pilotarla questa gara, deve essere una persona di vostra fiducia". Oppure, la frase dell’assessore Lazzarini per definire i 1046 voti passati al ballottaggio al sindaco Fratus: "Il prezzo è stato pagato". E ancora, scrive il Gip riferendo un’altra espressione della Lazzarini intercettata: “Bisogna pilotarla questa qua, bisogna prendere una che si conosce, deve essere la vostra persona di estrema fiducia”.


SPUNTA ANCHE IL MINISTRO SALVINI

È saltato fuori anche il nome del segretario della Lega e ministro dell’Interno Matteo Salvini in una intercettazione nelle carte dell’inchiesta della Procura di Busto Arsizio. A parlare l'assessora Chiara Lazzarini e l’assessore con delega al Personale Letterio Munafò. La donna riporta al suo interlocutore parole riferite al sindaco Fratus: "Siccome prima del ballottaggio a livello regionale io ho fatto un accordo con Paolo Alli – dice Lazzarini ascoltata dagli investigatori - Salvini e quell'altro provinciale loro della Lega in cui Paolo Alli e Guidi (candidato sindaco uscito al primo turno) hanno detto che mi avrebbero appoggiato al ballottaggio e che io in cambio gli avrei dato un posto, quindi io devo mantenere questa promessa che ho fatto io, Giambattista Fratus, per cui per Aemme Linea Ambiente non dò nessun consigliere in quota a nessun partito. Li scelgo io quindi".


IL PM: GLI INDAGATI NON PERCEPISCONO LA LEGALITÀ

Il sostituto procuratore Nadia Calcaterra spiega il filo conduttore dell’indagine. "Gli indagati – dice - avviavano selezioni personali, agganciavano i loro candidati, sostenevano dei colloqui e alla fine facevano in modo che i bandi venissero turbati in modo tale da ottenerne la nomina" nonostante "l'incompatibilità assoluta con l'incarico bandito". "Le nomine principali delle società partecipate dal Comune di Legnano e le nomine stesse all'interno dell'amministrazione comunale – prosegue - sono state pilotate da soggetti sotto indagine". Un modo oscuro di procedere che avrebbe inserito nel valzer di poltrone "soggetti e amici e conoscenti – continua il pm - manovrabili e in futuro riconoscenti" attraverso "spregiudicate manipolazioni di procedure. La cosa più allarmante e disarmante – considera ancora il magistrato - è che gli indagati tutti hanno scarsissimo senso della legalità e non percepiscono assolutamente la gravità delle loro azioni, quasi fosse un modus operandi che, solo perché diffuso, è legalizzato. Così non è", ha concluso il sostituto procuratore Nadia Calcaterra.


GIÀ A MARZO ONDATA DI DIMISSIONI IN COMUNE

A marzo il Consiglio comunale di Legnano è stato assai vicino al commissariamento dopo un'ondata di dimissioni di consiglieri tra cui anche tre della maggioranza di centrodestra che ne hanno messo in discussione la sopravvivenza. Secondo quanto emerso nei mesi scorsi, lo scontro all'interno del Consiglio avrebbe riguardato una serie di decisioni del sindaco Gianbattista Fratus. Tra queste anche la nomina ad assessore di Chiara Lazzarini, in passato coinvolta in vicende giudiziarie relative alla gestione della società partecipata Amga e ora indagata assieme a sindaco e vice.


LE REAZIONI

"Non commento le indagini. Ho fiducia nei miei uomini e nella magistratura”. La prima reazione agli arresti di Legnano è del segretario e ministro leghista Matteo Salvini. Ma non tutti sono distanti e tiepidi come lui. Anzi. “Siamo noi l’argine alla corruzione” tuona il parlamentare del Movimento Cinque Stelle Gianluigi Paragone. Lo incalza il collega pentastellato, il consigliere in Lombardia Oscar Mammì: "Ora attendiamo che fatti e responsabilità siano chiariti e chiediamo alla Procura di andare fino in fondo in quella che in Lombardia, giorno dopo giorno, sta assumendo i contorni di una mani pulite". Provocatorio il coordinatore nazionale dei Verdi ed esponente di Europa Verde, Angelo Bonelli: "Di Maio attacca la Lega su tangentopoli – riflette - ma lui è al governo con Salvini e con lui ha condiviso tutti i provvedimenti illiberali e accettato sin da l'inizio che al governo con lui vi fossero due viceministri, Siri e Garavaglia: il primo che ha patteggiato la condanna per bancarotta il secondo rinviato a giudizio per turbativa d'asta”. E per il Pd il senatore Franco Mirabelli: "Quella di Legnano è l'ennesima vicenda che dimostra come il centrodestra in Lombardia insista con pratiche spregiudicate e spesso illecite”.


di F.D.C.

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