Emilio Carelli, vicecapogruppo di Coraggio Italia, in un’intervista a Spraynews, sottolinea come sfida del suo partito è quella di riunire i moderati in una sorta di federazione, in modo che anche i piccoli partiti possano avere un peso politico, a partire dall’elezione per il Presidente della Repubblica.
Durante la Leopolda ha sottolineato l’importanza di riunire il centro. E’ possibile ancora mettere insieme i moderati?
«E’ un progetto che vorrei portare avanti, riunire allo stesso tavolo tutti gli esponenti di centro e capire se esiste la possibilità di creare una sorta di federazione che faccia pesare, sia a livello numerico che politico, la presenza di tutti quei piccoli gruppi, anche nei prossimi appuntamenti, come l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica, dove potremmo lottare e avere un certo peso».
A suo parere tra i vari Renzi, Calenda, Mastella, chi oggi ha davvero la forza di mettere insieme forze così differenti tra loro?
«Ci sto provando. Chi può avere la forza, quindi, è Coraggio Italia proprio perché è una formazione nuova, moderata, di centro, che ha rapporti cordiali, lineari e trasparenti con tutti».
Tra le varie ipotesi per il Quirinale c’è anche quella di Berlusconi. Sarebbe disposto a votarlo e soprattutto secondo lei davvero può farcela?
«L’elezione del Capo dello Stato all’unanimità, a nostro parere, sarebbe la strada migliore. In questo momento, ritengo che il candidato che abbia più chances di raccogliere consensi è Mario Draghi. Bisognerà, quindi, vedere se riuscirà a mettere insieme tutti e trovare un accordo sulla sua elezione. Qualora non andasse in porto quest’intesa, è chiaro che si prenderanno in considerazione altre candidature e tra queste mi sembra che in questo momento all’orizzonte quella di Berlusconi per il centrodestra sia emersa. E’ lo stato dei fatti. Da qui a un mese, però, potranno succedere tante cose».
In un momento così difficile come quello attuale, il premier può lasciare Palazzo Chigi?
«Penso di sì, può farlo per il Quirinale, non certo per tornare a casa. Sarebbe in questo caso anche l’artefice nel nominare il presidente del Consiglio che porti avanti il lavoro da lui intrapreso. Il governo che nascerà qualora Draghi andasse al Quirinale dovrà portare avanti un po' tutti quelli che sono gli impegni relativi al Pnrr, del recovery fund. La legge di bilancio sarà l’atto più importante da approvare e quindi chi lo seguirà dovrà seguire le orme tracciate da chi lo ha preceduto».
Si consolida, intanto, l’asse tra Pd e 5 Stelle. Non ritiene, però, che l’alleanza possa spaccare ulteriormente un Movimento, che rischia di perdere ancora terreno nei confronti delle altre forze?
«Andrebbe chiesto agli esponenti del Movimento. Come osservatore esterno, posso dire che bisognerà vedere se le persone accetteranno la leadership di Giuseppe Conte, come chiaramente auspicabile da una forza che è alla ricerca dell’unità. Il Movimento è formato da una componente di deputati e senatori che ha una matrice eterogenea. Serve, quindi, che ognuno di loro debba fare un atto di accettazione nei confronti dell’ex premier come leader».
E’ stata solo una suggestione l’ipotesi Conte come leader di una coalizione centrista?
«E’ stato l’espressione dei 5 Stelle e quindi mi sembra naturale che il suo percorso continui in quel senso. Sarebbe stato strano se fosse uscito dal Movimento per fare un’altra cosa, anche perché in passato chi lo ha fatto, come Mario Monti, che creò la sua formazione dopo essere stato a Palazzo Chigi, non ha avuto grande seguito».
Il M5s, intanto, continua a calare nei sondaggi. Quale il vero cancro da sconfiggere?
«Le troppe individualità continuano a penalizzarlo».
Di Edoardo Sirignano
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