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Craxi: "Candidatura di Palamara? Il Parlamento è il luogo più giusto per la sua battaglia di verità"



Bobo Craxi ha letto il libro di Alessandro Sallusti, in cui l’ex Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara denuncia il Sistema marcio delle correnti che decidevano non solo le carriere, ma anche la promozione e, addirittura, l’esito di alcuni processi. Mi dirà che in molti sapevano, ma fino a quel punto?

Ho letto il libro e non ne sono rimasto stupito più di tanto. La magistratura conteneva, e contiene, pregi e difetti che sono comuni a tutti gli organismi delle società umane. Era la sacralità, che in questi trenta anni ha circondato la magistratura, a impedire di vedere e di valutare come vi fosse dentro la crisi italiana anche un elemento di crisi della magistratura. La magistratura è stata parte della crisi italiana. Si dice che, grazie alla magistratura, la politica e la società abbiano trovato il modo di riformarsi. In realtà, non è andata così. La verità è che dentro un corpo malato, quale era la politica, si è insinuato il corpo altrettanto malato della magistratura. Naturalmente, si può contestare a Palamara il fatto che la sua voce sia stata tardiva e successiva alle vicende che lo hanno colpito, ma questo è un argomento piuttosto debole. Quando nella storia arriva il momento della verità, è molto spesso il prodotto di una casualità più che di una reale volontà.

Come sa, Palamara ha deciso di portare la sua denuncia in Parlamento candidandosi alle elezioni suppletive per la Camera dei Deputati nel collegio romano di Primavalle. E’ una candidatura comprensibile e condivisibile?

E’ una candidatura comprensibile nella misura in cui Palamara sceglie il luogo idoneo per determinare i processi di cambiamento. Il luogo idoneo è il Parlamento. Sceglie di parlamentizzare la crisi della magistratura. Lo fa sicuramente anche sull’onda di una vicenda personale, che rischiava di fare di Palamara una mela marcia nel giardino dell’Eden e tutti sappiamo che non è così. Quello che Palamarà dirà in campagna elettorale, che peraltro sta già facendo, è niente altro che la replica della sua funzione civile. Una funzione che ha esercitato da magistrato e che ora esercita contestandone dall’interno i difetti.

So che lei è favorevole a sanzioni rigorose contro l’Afghanistan dei talebani…

Esistono degli strumenti di politica internazionale volti a far rispettare le prerogative della dichiarazione dei diritti dell’uomo. L’Afghanistan non è il solo Paese dove vengono calpestati i diritti civili, ma è anche vero che ci troviamo di fronte a un’emergenza, nella quale probabilmente si potrebbero determinare le condizioni migliori per un dialogo positivo e per una distensione nel rapporto con la nuova leadership talebana. Ci vuole, però, lo ribadisco, un preventivo segnale forte e chiaro da parte della comunità internazionale.

E’ vero che ha preso la casa per le vacanze insieme a Giuseppe Conte?

Nella stessa casa no. Mi sono trovato, questo sì, nello stesso luogo. Ci siamo incrociati più di una volta e ritrovati a discutere. Prima di questa estate non lo conoscevo di persona. Mi era, però, già capitato di apprezzare molte delle cose che aveva fatto e detto. Mi sono trovato di fronte a una persona di valore e di spessore umano, che ha, però, il difetto di essere alla guida di una formazione politica che è stata l’espressione della malattia della giustizia e non della medicina necessaria per curarla.


di Antonello Sette

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