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Cyber gossip: anche il Giappone rinuncerà alle tecnologie Huawei, l’Italia a sovranità limitata?



Dopo che ieri La Repubblica ha “svelato” come da anni le nostre infrastrutture di telecomunicazioni siano “dipendenti” dalla tecnologia Huawei nell’indifferenza generale di Autorità preposte e organi di controllo, oggi lo scontro per la sovranità digitale registra una nuova sconfitta ed una resa per il gigante delle telecomunicazioni cinese.

Il Giappone, dopo India, Australia, Nuova Zelanda e US, rinuncerà alla loro allettante tecnologia anche per le condizioni finanziare non solo tecnologiche, con cui viene “promossa”.


Facile per il Giappone, hanno un campione nazionale come NEC leader nel progetto di Japan 5.0 che può rivendicare a buon diritto la capacità di tutelare la sovranità di reti e dati.

Potrebbe l’Italia ridotta da campione nel mercato delle telecomunicazioni degli anni 80 e 90 fare altrettanto? Ovviamente no. La deindustralizzazione - felice per i paesi concorrenti - ci ha lasciato senza un presidio industriale e di ricerca e sviluppo in questo settore strategico.

I gestori poi sono assenti negli investimenti in cyber security e nella ricerca sviluppo nella rivoluzione digitale.


L’Italia quindi è condannata alla “sovranità limitata” anche in questo mondo digitale dove si giocano i destini del benessere economico futuro dei paesi? Oggi appare tristemente ineluttabile con buona pace dei nostri politici per cui il digitale è postare la “propaganda digitale”. Nel frattempo Huawei si “arrende” alle richieste del Governo e degli organi di sicurezza inglesi che chiedevano maggior trasparenza sulla tecnologia installata nelle reti del paese dopo che per consentirlo avevano già da tempo stabilito un centro congiunto di analisi e controllo. Proprio come da noi.


Il grillo digitale

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