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D’Amore: «Leonardo Da Vinci batte l’ingiustizia di Stato, trionfa la libertà di educazione»


Finalmente la verità ha risarcito la vittima. Una vittoria non da poco in questo Paese. L’avvocato Severino D’Amore ci racconta una storia di “abuso”, di ingiustizia e di superficialità che ha rischiato di cancellare il complesso scolastico paritario “Leonardo Da Vinci”, istituto di grande qualità, e le sue sedici scuole in tutta la Lombardia per un provvedimento illegittimo da parte dello Stato.


Avvocato, può illustrarci cosa è accaduto?


La questione riguarda sedici scuole di un unico gestore, tutti licei della Lombardia. Il Ministero ha delegato tutte le competenze alle Regioni e quindi a livello regionale è istituito un ufficio scolastico che vigilia per altro sulle scuole non statali, paritarie. Quelle in questione sono tutte scuole paritarie di quattro complessi scolastici che fanno, da tanti anni, un tipo di scuola particolare, nel senso che gli studenti possono transitare da una carriera scolastica ad un’altra in maniera “orizzontale”, cioè possono cambiare orientamento nel corso della frequenza, tramite appositi esami interni. Gli studenti possono transitare, ad esempio, da un secondo liceo classico a uno scientifico. Questo in base a un programma ministeriale che negli anni ’90 era stato costituito per creare un tipo di scuola molto moderna e che avrebbe dovuto essere sviluppato; ma siccome i costi per lo Stato erano molto elevati, prima è stato approvato e poi è finito nel vuoto; fattivamente solo questi gestori della Leonardo Da Vinci (di cui queste sedici scuole fanno parte) hanno portato avanti il “progetto”, in più regioni perché sono loro sono presenti sia in Lombardia che in Piemonte. Mentre nelle scuole piemontesi “Leonardo Da Vinci” continua ad andare tutto bene, in quelle lombarde arriva un nuovo responsabile della scuola “non statale”, che improvvisamente afferma la sua contrarietà perentoria agli esami per il cambiare carriera scolastica, affermando che non si possono fare. A quel punto nasce una querelle, durata circa un anno, con l’istituto.


Ma perché c’è stato bisogno, secondo lei, di un’invettiva del genere, se questi esami sono a norma?


Secondo me, il dirigente in questione non sa neanche di cosa stesse parlando, provenendo, per altro da un settore molto lontano rispetto a quello della scuola, come l’Inps. A quel punto io e altri colleghi siamo stati costretti a prendere la situazione in mano e a scrivere “legalmente” a questa nuova figura. Non è servito niente, la risposta, tramite una sua lettera, è stata «o fate come dico io, oppure revoco la parità degli istituti della “Leonardo Da Vinci”». Nel frattempo questo dirigente aveva fatto altri provvedimenti illegittimi che noi abbiamo impugnato e che il Tar e il Consiglio di Stato già avevano annullato. Il gestore, preoccupato per l’iniziativa “censoria” del nuovo dirigente scolastico si è recato a parlare col ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, in quanto grande realtà, con molte scuole al suo interno poteva permetterselo. Allora col direttore generale degli ordinamenti ha concordato una risposta che riassumeva questo concetto: temporaneamente, finché non si fa chiarezza, io non faccio più niente, faccio quel che dice il dirigente, ottemperando a quelle che sono le disposizioni. Nonostante questa missiva “distensiva”, il dirigente in questione ha revocato la parità a tutte le scuole gestite dalla “Leonardo Da Vinci” in Lombardia, generando un danno gravissimo.


Ma il funzionario statale che ha revocato la parità aveva effettivamente il potere di operare questa scelta d’imperio?


No, si tratta di un provvedimento illegittimo, se non illecito.


A quel punto come si è proceduto?


Abbiamo chiesto immediatamente la sospensiva (del provvedimento, ndr) al Tar, che l’ha negata dicendo che la sospensione del provvedimento non sarebbe valsa per l’anno in corso ma per il successivo. A quel punto entro la fine dell’anno scolastico di quel momento, faccio un’udienza di merito per poter permettere alla “Leonardo Da Vinci” di gestire le sue scuole in maniera “paritaria” rispetto allo Stato. Nel frattempo che corriamo ai ripari, questo dirigente parla con un giornalista del Corriere della Sera e da lì si scatena un ingiusto putiferio addosso al gestore scolastico; tutti i giornali iniziano a parlare di “revoca della parità alla Leonardo Da Vinci”, chiamandola “diplomificio”, insomma screditando l’immagine stessa del gestore. Da lì gli studenti chiedono di trasferirsi in massa verso altre scuole.


Un danno molto grave e “gratuito” per la Leonardo Da Vinci…


Certamente. Nel frattempo però il Tar ha revocato il provvedimento del dirigente, adducendo al fatto che esiste una norma specifica che prevede quel tipo di esami per il “passaggio” di corso di studi, internamente al distretto del gestore Leonardo Da Vinci, e che gli stessi, quindi, sono legittimi. Così di fatto decadono “le accuse” del dirigente scolastico che voleva rimuovere la parità della scuole del gestore. Bene o male, quindi, seppur con un grave danno a cui rimediare, la “Leonardo Da Vinci”, è riuscita a garantire i tre contesti scolastici su quattro di cui si occupa per la Lombardia, perché uno, comunque, ha chiuso per mancanza di alunni. Ferito, il gestore ha ricominciato lentamente la sua attività, cercando di conservarsi gli studenti, seppur con un’immagine lesa da tutti gli articoli screditanti usciti sulla stampa.

Ma nonostante il Tar avesse rigettato i ricorsi del dirigente scolastico e l’avesse condannato a pagare le spese, ha fatto appello, creando un problema non da poco, nel senso che siccome il Consiglio di Stato impiega almeno un anno per una sentenza, essendo continuamente carico di lavoro, il passaggio in giudicato dell’annullamento della revoca della parità non è avvenuto; in pratica tutti quelli che hanno continuato a frequentare queste scuole, sono stati condizionati nel lungo tempo, per tutti quei titoli scolastici che avevano o che avrebbero acquisito, alla sentenza del Consiglio di Stato. E siccome una sentenza non si sa mai come può finire, c’è stata una seconda, grossa ondata di fuoriuscita di studenti dalle scuole del gestore. Nessuno se l’è sentita di proseguire, cioè hanno pensato “se vengo promosso, magari scatta la sentenza del Consiglio di Stato e mi tocca ripetere l’anno”, oppure “magari i miei titoli non avranno valore” poiché non sono paritari.


E com’è andata con il Consiglio di Stato?


La sentenza del Consiglio alla fine è arrivata e ha decretato che il provvedimento del dirigente scolastico era totalmente illegittimo, condannandolo anche al pagamento delle spese, facendo, di fatto, terminare la vicenza. Ma non del tutto, poiché adesso stiamo contrattaccando, con la promozione di un giudizio risarcitorio. Chiederemo un risarcimento all’Ufficio scolastico per questo grave danno, anche nei confronti del dirigente che ha apposto la firma al provvedimento di revoca della parità. Un professionista ha stimato una somma di circa quattro milioni di euro.


L’ingiustizia è sanata a quanto pare…


Purtroppo no. Il problema molto grave che s’impone è il discredito che è stato operato dagli articoli usciti sulla stampa in merito al gestore “Leonardo Da Vinci”. Quando un ragazzo si vuole iscrivere digita sul web il nome della scuola e vengono fuori parole poco incoraggianti, associate al distretto scolastico in questione, come “diplomificio”, “diploma facile”, “scuola poco seria”, insomma giudizi infondati e pensatissimi. Purtroppo su questi articoli si legge solo questo ma non c’è scritto nulla di quello che è accaduto dopo, ovvero delle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato, e molti ragazzi, quindi, scelgono di iscriversi altrove, con una perdita molto grave per la “Leonardo Da Vinci”.


Perché la stampa ha voluto decifrare l’accaduto nel modo sbagliato?


Finché non c’è una sentenza definitiva, ovvero all’epoca di quando sono usciti questi articoli, si tende a “credere” molto di più all’ente pubblico, anziché a un privato. Il soggetto pubblico, è evidente, ha una “maggiore credibilità”. Perciò nel momento in cui è stata revocata la parità, i giornali hanno fatto grandi titoli scandalistici verso il “privato che sbagliava”. Un’apparente notizia clamorosa. Non è mai successo nella storia della Repubblica Italiana che, con un colpo solo, si revocasse la parità a così tanti istituti. S’immaginava che le scuole chiudessero, seppur con un annullamento, che c’è stato fisicamente, del provvedimento del dirigente che revoca la parità, ma la serietà e la professionalità di questi istituti ha fatto sì che il gestore “Leonardo Da Vinci” si sia salvato.


E.R.

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