Dai 5 Stelle ai senza palle il passo è breve. Il senza palle (nello stemma) in questione è Emanuele Filiberto, discendente della Real Casa Savoia (come la chiama lui), la cui intervista, da un paio di giorni e in concomitanza della crisi del governo Conte, viene mandato a ruota nei tg. La notizia? Aver scritto una lettera, “sinceramente sentita e voluta” alla Comunità Ebraica di Roma, in occasione della Giornata della memoria.
Nella missiva Filiberto chiede scusa agli ebrei per il documento sulle leggi razziali firmato dal bisnonno Vittorio Emanuele III nel 1938, grazie al quale venne dato vita al rastrellamento e alla deportazione di migliaia di ebrei nei campi di concentramento.
Ammirevole, anche se lo sappiamo tutti che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli. Figurarsi quelle di un nonno che da Re d’Italia, senza palle nello stemma, non ha mai dimostrato il coraggio di un sovrano. Ma quello che lascia un po’ perplessi è la tempistica di queste scuse. Arrivano a 83 anni di distanza e, guarda caso, a pochi mesi dalla nascita del nuovo movimento di Emanuele Filiberto, Realtà Italia, fondato la scorsa estate. Il nipotino di “Pippetto” sa bene che, per riuscire nella reale impresa politica, ha bisogno del perdono degli ebrei e ovviamente di qualche voto. Tanto più se la sua lista dovesse servire alla prossime elezioni ad appoggiare l’avvocato degli italiani. Un principe “senza palle” che si coalizza con un Conte dimezzato per prendere il posto dei 5 Stelle. Tanto variando l’ordine degli addendi, la somma non cambia, con buona pace della senatrice Liliana Segre, una di quelle sopravvissute ai campi dì concentramento e che ha salvato Conte dalla fine prematura.
di Rita Cavallaro
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