La Cina è vicina. Più vicina di così non potrebbe essere. Sta nel cuore di Roma in quel bellissimo palazzo Doria Pamphilji incastonato tra via del Corso e piazza del Collegio Romano. La Cina è vicina. Non vende, come in un passato ormai lontano anni luci, slogan e palingenesi rivoluzionarie. Vende competenze, tecnologie e, particolare di non poco conto, mette sul piatto, offerta davvero ghiotta, il suo mercato interno, una roba da un miliardo e mezzo di persone. Mentre il presidente cinese Xi Jinping il 21 marzo è ancora in volo per l’Italia per siglare una serie di accordi che sulla Nuova Via della Seta lo stato maggiore della DeepBlue Technology, azienda specializzata in intelligenza artificiale fondata a Shanghai nel 2014, tiene una conferenza stampa per presentare – attenzione alle parole – non prodotti ma soluzioni. Che è, a ben vedere, un ribaltamento del paradigma (ormai luogo comune destinato agli archivi) sulla fabbrica del mondo pronta a invadere il pianeta con le sue merci a basso valore aggiunto. Qui di valore ce n’è e parecchio. Si chiama: guida autonoma, robot intelligenti, microprocessori per l’Ai, sistemi di pagamento digitali con il riconoscimento biometrico della mano, (già applicati peraltro nei supermercati della catena Auchan), soluzioni per smart city, sicurezza, istruzione e difesa. L'arrivo in Italia di DeepBlue Technology si inscrive nella cornice dell'accordo commerciale in vista tra Italia e Cina. E l'obiettivo è quello di investire 60 milioni nel 2020 nel nostro Paese. All’appuntamento romano sono presenti il fondatore e Ceo della società. Anderson Chen, il presidente di Deep Blue Europ David Duan e Fredik Meloni, responsabile per l'Italia del gruppo . Gruppo che ha annunciato la prossima apertura di una sede nella Città Eterna, che occuperà circa 100 persone. Insomma, come ci spiega in questa intervista David Duan «l’aspetto più importante di questa operazione è prima di tutto sul piano culturale. La presenza a Roma di Deep Blue nello stesso giorno in cui arriva Xi Jinping non è, ovviamente, una coincidenza. E’ il primo progetto che viaggerà sulla Belt and Road e si inscrive nella cornice dell'accordo commerciale in vista tra Italia e Cina. Oggi – sottolinea Duan – compiamo il primo passo. E la volontà è quella di andare avanti e fare lunga strada assieme all’Italia».
Mister Duan l’Italia è un Paese con un tessuto produttivo vasto e con una cultura e una storia uniche al mondo. Ma è anche il Paese della burocrazia asfissiante, dei bizantinismi amministrativi e politici. Non vi preoccupa tutto questo?
«Siamo consapevoli che ci aspettano difficoltà, ma siamo anche fermamente convinti che l’Italia, con il suo genio creativo, la sua cultura, le sue capacità imprenditoriali diffuse saprà cogliere le opportunità che si presentano tra i nostri due Paesi e valorizzarle al meglio. Vorremmo fare accordi con quante più aziende italiane possibile nel settore del manifatturiero. Presto apriremo in Italia un centro studi in cui far convogliare e convergere le energie migliori nel campo dell’intelligenza artificiale. Siamo molto interessati al know how tecnologico italiano. E’ nostra intenzione di lavorare assieme ai ricercatori italiani per implementare al meglio l’Ai nel vostro Paese, per ragionare su quali sono le applicazioni di Ai più adatte al mercato italiano. Penso, ed è solo un esempio, alle opportunità che la realtà aumentata possono offrire per la rete dei vostri musei e dei siti archeologici italiani. L’Italia per noi è un punto di riferimento importante».
Avete individuato i soggetti italiani con cui interloquire?
Abbiamo individuato partner tecnologico, commerciale e istituzionale. Ma mi permetta al momento di mantenere il dovuto riserbo su questi contatti. Fra pochi giorni conoscerete i nostri partner.
Qualcuno in Italia (e non solo) pensa che veniate a fare i colonizzatori. Le tensioni politiche di questi giorni e il malumore americano non vi preoccupano?
(Risata). « Occorre l’esperienza di tutti, nessuno escluso. Stati Uniti e Cina, come ha ricordato Anderson Chen in conferenza stampa, hanno bisogno l’uno dell’altro. La nostra collaborazione con l’Italia punta a sviluppare soluzioni anche per il mercato interno cinese. Quello che immaginiamo è un flusso bidirezionale tra Italia e Cina. Una opportunità grande per noi, una opportunità per l’Italia. Non si può fermare una esperienza di questa portata. Non si può fermare la storia e lo sviluppo del pianeta. Ci interessano il manifatturiero italiano e le sue potenzialità, ci interessano le startup locali ed nostra intenzionale lanciarle sui mercati europeo, cinese e statunitense».
L’ultimo rapporto di Accenture Strategy, intitolato Reworking the Revolution, evidenzia le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale. Grazie all’intelligenza artificiale i ricavi delle imprese potrebbero crescere del 38% entro il 2020. Ma il lavoro? Non si rischia una massa di disoccupati, anche lavoratori intellettuali, sostituiti dalle macchine?
«L’uomo rimane il punto forte del nostro agire. Quella crescita di cui parla il rapporto arriverà solo nella misura in cui le aziende sapranno investire in una cooperazione uomo-macchina. Non vi potrà mai essere sostituzione dell’uomo alla macchina, ma integrazione. Non scordiamo che le soluzioni tecnologiche sono sviluppate dagli uomini. Oggi per quel che riguarda l’Intelligenza artificiale siamo ai primi passi, ma quando entreremo in una fase matura il mondo sarà completamente diverso e le opportunità di crescita, e perciò anche occupazionali, molte di più di quel che al momento si possa pensare. L'Intelligenza artificiale fra 10-15 anni risponderà a tutte le domande ma è l'elemento umano che pone le domande. Del fattore umano vi sarà sempre bisogno, il punto è che serviranno nuove competenze e investimenti nella formazione dei lavoratori».
di Giampiero Cazzato
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