Daniele Capezzone, ex segretario del PartitoRadicale, ex portavoce di Forza Italia e del Pdl, opinionista de “La Verità”. “Conte ha iniettato gocce di veleno alla democrazia, mettendo alcuni articoli della Costituzione fra parentesi”
Capezzone, come giudica il Governo nella sua azione di contrasto al Covid 19?
Mi pare evidente che il Governo italiano sia protagonista di un fallimento, sia sul piano sanitario, sia sul piano economico. Il bilancio è catastrofico.
Due catastrofi simultanee?
Per quella sanitaria parlano le cifre. L’Italia gareggia per il record mondiale dei decessi. Eppure, lo ricorderà sicuramente, nei mesi passati c’era chi osava parlare di modello italiano. Dal punto di vista economico, questa strategia assurda di una chiusura generalizzata ci porterà a un altro triste primato: i numeri delle attività chiuse, dei fallimenti e, a partire dalla prossima primavera, anche dei licenziamenti.
Che cosa si sarebbe potuto e dovuto fare?
Si sono persi sei mesi. I sei mesi, a cavallo dell’estate, che dovevano servire a preparare il Paese, sono stati gettati via dal Governo. Anche qui parlano i dati, anzi le date. Il nuovo bando per le terapie intensive è stato fatto partire a ottobre. E si è aspettato ottobre anche per le nuove assunzioni di medici e infermieri. E su un punto debole essenziale, quale è quello del trasporto pubblico, siamo ancora in attesa di qualcosa di significativo. La morale è semplicissima. Non avendo preparato il Paese, il Governo si è rifugiato nell’estrema ratio di chiudere tutto. I risultati sono sotto i nostri gli occhi.
Torniamo alla politica propriamente detta. Non si sono ancora spente le polemiche sulla liberazione dei pescatori italiani, sequestrati in Libia. Anche lei nutre qualche perplessità?
E’, innanzi tutto, inquietante che un grande Paese, come l’Italia, abbia impiegato più di cento giorni per recuperare alcuni suoi cittadini. Dopodiché, la scena del Presidente del Consiglio e del Ministro degli Esteri, che si inchinano a Bengasi, non ha certo aggiunto credibilità alla già scarsa reputazione del Governo.
La democrazia italiana si sta riempiendo di atti e procedure in qualche modo sconcertanti, dalla sfilza di Dpcm ai Servizi segreti, che lo stesso Presidente del Consiglio sembra voler avocare a se. Lei è preoccupato?
La scorsa settimana il Tribunale di Roma ha dichiarato illegittimi i Dpcm di Conte. Ormai, ci siamo abituati a una goccia di veleno al giorno, all’idea che una manciata di articoli della Costituzione possano essere allegramente messi fra parentesi. A me sembra un precedente pericolosissimo.
Nel frattempo trecento manager giovani e forti sono in attesa di essere nominati dal Presidente del Consiglio, con il compito di distribuire i duecentonove le miliardi del Recovery Fund. Li trova utili o superflui?
Viene da domandarsi che cosa ci stiano a fare i ministri, i sottosegretari e i funzionari dei ministeri. Sarebbe come certificare la loro inutilità.
Perché Giuseppe Conte li vuole a tutti i costi?
Non mi sorprendo affatto. Per tutti questi mesi Conte è andato avanti a colpi di task force, di strutture tecniche, di una superfetazione burocratica, che coprisse l’incapacità decisionale della macchina statale, che lui dovrebbe governare.
Come è successo con il Comitato Tecnico Scientifico, che ci dice, ad ogni piè sospinto, che cosa dobbiamo o non dobbiamo fare?
Il punto è uno e semplicissimo. La politica non può nascondersi dietro i comitati tecnici. I comitati tecnici possono solo consigliare, ma è, poi, la politica che deve assumersi la responsabilità di prendere le decisioni. I pareri sono costituzionalmente consultivi e mai vincolanti.
Capezzone che cosa la indigna? Che cosa la fa più arrabbiare?
La totale noncuranza del Governo rispetto alla sorte di centinaia di migliaia di piccole e piccolissime imprese che rischiano di essere spazzate via.
La povertà aumenta e si dilata, giorno dopo giorno?
E’ la nuova povertà, creata da questo Governo. Come un marchio di fabbrica.
di Antonello Sette
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