Il critico d'arte e sindaco di Sutri, Vittorio Sgarbi, è stato assolto dal reato di diffamazione "perché il fatto non costituisce reato" a seguito di una denuncia presentata da un sindacalista che si sentiva offeso dall'essere stato indicato come omosessuale. La sentenza della Suprema Corte è giunta a nove anni di distanza dal fatto annullando la sentenza di condanna della Corte d'Appello di Roma.
«Nel corso dell'intervista televisiva, andata in onda nell'edizione del TG3 il 12 agosto 2010, ha sottolineato Vittorio Sgarbi, riferivo testualmente: “scrivo semplicemente perché ti interessi tanto di me invece di altre persone su cui la Corte dei Conti fa analoghe richieste. Evidentemente hai un'attenzione morbosa nei miei confronti. Forse manifesta un eccesso d'amore nei miei confronti che io presumo legato anche a una sorta di inclinazione sessuale, questa era la mia ipotesi, che naturalmente non è un'offesa, ognuno può essere gay o no, se Cerasoli ha una propensione per me io posso respingerla”».
«Questo era il fatto che aveva indotto i Giudici romani a condannarmi per diffamazione, ha aggiunto Sgarbi, e al risarcimento dei danni in favore del sindacalista, il quale -nella querela- aveva rivendicato la propria eterosessualità e spiegato che si era sentito offeso dalle mie dichiarazioni. Oggi la Corte di Cassazione mi ha assolto perché il fatto non costituisce reato, ritenendo non offensivo il termine omosessuale da me usato. Ringrazio il mio legale, l’avvocato Giampaolo Cicconi, che mi ha fatto vincere anche questa battaglia».
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