Daria Bonfietti, Presidente dell’Associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica
Recentemente vi siete incontrati con il Presidente del Consiglio Draghi. Lasciando da parte la sostituzione del responsabile, quanto è importante per voi il lavoro di desecretazione di ulteriori atti, che possono essere ancora coperti dal segreto. Vi aspettate che finalmente venga alla luce la verità storica sulla strage di Ustica?
Noi avevamo denunciato da tempo la mancanza di deposito di materiali da parte di tante, troppe, amministrazioni dello Stato, centrali e periferiche. Avevamo denunciato lo stato penoso della tenuta degli archivi e la mancanza di documentazione coeva ai fatti. Avevamo chiesto che i versamenti all’Archivio di Stato potessero continuare. Questi sono gli argomenti più importanti del nostro incontro con il Presidente Draghi che si è impegnato con noi e ha anche capito la necessità di vincere le eventuali resistenze degli apparati dello Stato al deposito più celere e ragionato delle carte in possesso delle varie amministrazioni statali. La cosa importante è riuscire a scrivere tutta la storia di quegli anni, non perché si possa pensare che ci siano dei cassetti, con dentro delle pistole fumanti, ma perché la documentazione che può e deve essere ancora depositata può condurre gli storici a scrivere con maggiore precisione e maggiore chiarezza la storia di quegli anni terribili e delle stragi che hanno sconvolto il nostro Paese.
Nelle scorse settimane il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri ha parlato di segreti di Pulcinella e di non meglio identificate carte, di cui si chiede la desecretazione, che proverebbero l’esistenza del cosiddetto lodo Moro. Un lodo, che spiegherebbe anche la strage di Ustica, riportandola in un ambito mediorientale, con l’Italia che avrebbe consentito ai palestinesi di avere mano libera. Lei conosce queste carte e questo sbandierato segreto di Pulcinella?
Non esiste nessun segreto di Pulcinella. Esistono delle carte relative probabilmente anche alla vicenda di Ustica ed è per questo che chiediamo che tutte le carte esistenti vengano depositate, ma non perché ci sia scritto da qualche parte chi ha abbattuto il DC9 dell’Italia. Abbiamo chiesto a Draghi comportamenti più virtuosi, anche da parte dei Paesi amici e alleati in qualche modo coinvolti, che non hanno risposto in maniera esauriente alle rogatorie. Ormai non c’è più niente di nascosto o di segreto. Si sa chi era in quel cielo quella notte. Bisogna solo, visto che i magistrati italiani non riescono a ottenere risposte alle loro rogatorie, che politicamente il nostro Governo si impegni per ottenere le risposte. C’è sempre questa falsa convinzione che chissà che cosa si nasconda nelle carte. Le carte, che mancano, servono perché la documentazione storica è importante. Bisogna riscrivere dei pezzi anche importanti di questa tragica storia. Si affastellano sempre grandi suggestioni di complotti, che complotti non sono stati. Servirebbe soltanto un maggior impegno politico per arrivare a scrivere, quantomeno per Ustica, anche l’ultimo pezzo di verità su chi ha potuto abbattere un nostro aereo civile in tempo di pace.
Lei ha detto ”Quella notte del 27 giugno del 1980 si decise di raccontare una grande menzogna agli italiani e al mondo”. Come mai a distanza di quarantuno anni dalla strage di Ustica tanti si ostinano a insistere sulla tesi della bomba?
Non riesco a capire come si possa insistere su altre tesi. In uno Stato di diritto, bene o male, è la Magistratura che individua i responsabili dei reati e la verità sugli eventi a cui ci stiamo riferendo. Il giudice Priore ha scritto due milioni di pagine, cinquemila e quattrocento di sentenza-ordinanza nel 1999, per arrivare a concludere, dopo tutte le indagini e tutte le perizie, che il DC9 è stato abbattuto all’interno di un episodio di guerra aerea. La Nato ha confermato la presenza degli aerei. Tutto combacia. Il resto non mi interessa. Ci sono anche negazionisti. C’è di tutto al mondo, come lei sa. La libertà di parola c’è ancora e, quindi, ciascuno può pensare quello che vuole. Io credo che sia importante pretendere, come io sto continuando a dire, che gli organi dello Stato, il Governo e le diplomazie facciano tutto il possibile per arrivare a capire fino in fondo quello che doveva succedere ed è successo quella notte nei nostri cieli. Qualcuno in quel momento ha deciso che non si poteva dire. Oggi è cambiato tutto. Sono cambiate non solo le persone, ma anche i riferimenti geopolitici in quell’area, a partire dai Paesi che vi potevano avere interessi diretti. Credo che sia arrivato il momento di pretendere che venga raccontata la verità. I Paesi coinvolti faranno fatica ad accettare la verità, ma credo che sia un nostro dovere pretenderla.
Quali sono i Paesi coinvolti?
Ci dice la Nato, non a me ma al giudice Priore, in quell’incontro, unico nella storia, fra gli esperti della Nato e i giudici Italiani, svoltosi alla fine degli anni ’90, traducendo tabulati militari che hanno rivelato le presenze di aerei militari quella notte. Nei cieli di Ustica erano presenti, aerei militari statunitensi, aerei francesi, aerei inglesi, aeri belgi e aerei con il transponder spento (probabilmente libici). Questo è quello che ci consegna il giudice Priore. Il resto è nella capacità del nostro Governo di pretendere dai Paesi coinvolti una risposta alle rogatorie loro trasmessi. Il Belgio, i cui arei erano presenti in quei cieli, ha risposto alla rogatoria dei magistrati romani Maria Monteleone ed Erminio Amelio sostanzialmente così: “Scusate, ma non ve lo possiamo dire, perché la risposta coinvolgerebbe i nostri interessi nazionali”. Più ammissione di cosi…
di Antonello Sette
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