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Democrazia Liberale sostiene l'appello delle emittenti siciliane: "a rischio informazione libera"


Dopo l’accorato appello al Capo dello Stato, Sergio Mattarella e al Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi; la protesta delle 80 emittenti Siciliane escluse da Dvbt-2 si sposta a Roma, oggi alle ore 12, proprio mentre scrivo, davanti al Ministero del Mise in via Molise 2.

«L’uso della libertà d’informazione, l’abuso, la disciplina, l’interpretazione delle norme, i mezzi di comunicazione, la classe politica o i giuristi, le sue basi teoriche, rivelano, ognuna singolarmente e tutte globalmente considerate, la natura più o meno liberale o più o meno democratica della forma di potere di ‘sopraffazione’ vigente sulla nuova società, in questo caso l’attuazione del Dvbt-2 sulle emittenti locali, oggetto di attenzione della giustizia», si legge in una nota firmata da Giuseppe Bianca, editore di Video 66 di Siracusa a nome anche dei colleghi.

«E’ opinione che non solo la democraticità di un ordinamento è direttamente proporzionale al grado in cui la libera manifestazione del pensiero viene riconosciuta ed attuata, ma che non esiste nemmeno un prius e un posterius tra libertà di espressione e democrazia, essendo la prima contenuto della seconda e questa condizione indispensabile della prima.

«Con l’esclusione delle emittenti locali i cittadini non potrebbero partecipare più alla vita sociale e politica locale se non fosse riconosciuta loro la libertà di parola e di critica. La comunicazione sarebbe spesso condizionata dai poteri politici, istituzionali e economici determinando una coscienza sociale piuttosto frammentaria e incapace di incidere sui processi di mutamento politici e sociali. Il rischio della privazione delle emittenti locali da Dvbt-2, dopo 40 anni, della pluralità dell’informazione è indegna di un Paese democratico.

«I soggetti che hanno ottenuto la frequenza dal bando pubblico la cedono in regime di monopolio costringendo, pertanto, gli editori in una zona depressa come la Sicilia, ad acquisire la stessa banda a prezzi fuori da ogni logica. Tutto questo è incostituzionale?» prosegue Giuseppe Bianca.

«Gli editori, inoltre, potrebbero non partecipare, per protesta, alla seduta pubblica indetta dal Mise, giovedì prossimo prevista per le ore 9, in cui si assegnerebbe la definitiva capacità trasmissiva per talune emittenti, con parametri economici consistenti, che vedrebbe celebrare in diretta web, della piattaforma telematica Mise, i funerali delle tv locali siciliane» conclude Bianca.

A scendere a loro fianco, arrivano subito anche i leader siciliani del partito Democrazia Liberale con presidente Enzo Palumbo e segretario Marco Montecchi, cioè il coordinatore regionale Pippo Rao e quello di Siracusa Emiliano Bordone, che dichiarano in un comunicato stampa: “Le emittenti locali siciliane, escluse dal Dvbt-2 hanno lanciato un grido di allarme e programmato per mercoledì prossimo dinanzi al MISE una manifestazione per sottolineare il pericolo che la riorganizzazione delle frequenze televisive finisca per portare indirettamente alla soppressione dell’informazione televisiva locale indipendente. Democrazia Liberale, convinta dell’importanza del pluralismo dei mezzi d’informazione e della necessità di assicurarne la libertà e l’indipendenza anche a livello locale, auspica che il MISE ascolti le ragioni delle emittenti siciliane e ne garantisca la sopravvivenza, scongiurando una riorganizzazione delle frequenze che favorisce la concentrazione oligopolistica e incide negativamente sul diritto costituzionale dei cittadini all’informazione libera e indipendente. Ogni azione che mette in pericolo questi valori fondamentali diminuisce gli spazi di conoscenza e di partecipazione consapevole dei cittadini ai processi decisionali della nostra democrazia. Se non si può liberamente conoscere, non si può neppure liberamente deliberare, secondo la regola einaudiana che dovrebbe contraddistinguere ogni autentica società liberale”. Noi di SprayNews non possiamo che essere d'accordo con loro!


Di Umberto Baccolo.

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