Prima fu la “perfida Albione”, la Gran Bretagna, poi, per venire ai giorni nostri, la Germania con quel mastino della Cancelliera Angela Merkel, ora la Francia. Quando le cose si mettono male in politica interna e in economia, la strategia consiglia di individuare un nemico all’esterno sul quale accendere i riflettori e contro cui convogliare la rabbia del Paese. Così i 5Stelle, in difficoltà competitiva con la Lega, con le elezioni europee alle porte, e le previsioni negative di una recessione che già comincia a manifestarsi, stanno tentando l’arma della distrazione. Intestandosi una battaglia che ha terreno fertile nel proprio bagaglio ideologico, contro un Paese oppressore è sfruttatore dei deboli, la Francia. Un’offensiva portata avanti in totale disprezzo dei canoni relazionali della diplomazia, mettendo in imbarazzo membri del governo e creando un fronte pericolosissimo di ostilità dentro l’Unione europea. È la tecnica di mostrare i muscoli e ruggire mentre da ogni parte arrivano conferme della debolezza dell’azione politica a cominciare dalla manovra economica, che seppur ridimensionata sul lato del deficit, va nella direzione opposta di ciò che richiederebbe la congiuntura.
Il Fondo momentario internazionale ha parlato addirittura di “pericolo Italia” per l’economia mondiale e ha tagliato le stime di crescita, peraltro già ridimensionate al ribasso dallo stesso governo. Il Pil , si legge nell'aggiornamento del World economic outlook, si fermerà allo 0,6% nel 2019, 0,4 punti in meno rispetto a quanto fissato nel rapporto di ottobre. inferiore rispetto all'1% programmato dal Governo, su pressioni dell'Ue, dopo un'iniziale stima al +1,5%. Una stima perfettamente in linea con quanto recentemente pubblicato nel Bollettino economico della Banca d'Italia e contro il quale il governo si è scagliato. «Spesso via Nazionale ha sbagliato previsioni» ha tuonato Salvini. È il ministro dell’Economia, Tria: «Il rischio sono le politiche consigliate dal Fmi. Non credo che l'Italia sia un pericolo né per l'Ue né globale». Con questo scenario cosa c’è di meglio che creare un nemico, spostare l’attenzione altrove. Ecco quindi nel mirino, Parigi. Prima l’appoggio di Di Maio ai gilet Gialli ai quali ha offerto la piattaforma online. Offerta rimandata al mittente dai dirigenti del movimento francese. Poi l’attacco ai burocrati e agli sprechi del Parlamento di Strasburgo. Infine la bordata contro la politica colonialista dell’Eliseo.
La presenza dei francesi in Africa, l'uso del franco francese nelle 'ex' colonie per "finanziarsi il debito", come ha continuato a dire Di Battista, è entrata al primo posto della narrazione del M5s, nonostante lo sconcerto del ministro degli Esteri Moavero Milanesi e dello stesso premier Conte. Oggi è arrivato l’assist di Salvini che ha deciso di non smarcarsi dall’alleato, ignorando i consigli di mezza diplomazia della Farnesina che sollecitano un atteggiamento più prudente. Il rischio che l’Italia approfondisca il suo isolamento in Europa in un momento in cui la congiuntura economica è difficile, è reale. Inoltre Bruxelles non ha abbassato l’attenzione. Il via libera al target di deficit resta sempre condizionato dai risultati che la manovra porterà come riduzione del debito e aumento della crescita. Ma le europee sono alle porte e Salvini vuole marcare stretto il suo alleato.
Il vicepremier tara l’attacco a Parigi dando maggior peso ai motivi economici e a quelli dell’immigrazione, lasciando ai 5Stelle la polemica anticolonialista. «I francesi non vogliono la stabilizzazione in Libia per i loro interessi petroliferi. Quanto ai migranti, ne hanno respinti a migliaia a Ventimiglia come fossero bestie » tuona di prima mattina. «Lezioni di bontà e generosità non ne prendiamo da nessuno, men che meno dal signor Macron». Ma mentre Salvini e Di Maio mostrano i muscoli, all’Eliseo fanno i fatti. Macron rinsalda l’asse con Berlino. Con una cerimonia solenne, il Presidente francese e la Cancelliera Merkel hanno firmato il trattato di Aquisgrana che rilancia quello dell'Eliseo, firmato da Charles De Gaulle e Konrad Adenauer nel 1963. Dall'Europa alla sicurezza, dal clima all'economia, dall'istruzione alla collocazione nello scacchiere internazionale: il nuovo Trattato franco-tedesco intende segnare un nuovo importante capitolo nelle relazioni tra Germania e Francia. Il documento, di 16 pagine, definisce un rapporto privilegiato di collaborazione tra i due Paesi che si confermano, nonostante i rispettivi problemi, le forze motrici dell’Europa. Dall’Italia arriva solo la gazzarra, le urla scomposte di chi, a quanto pare, fa di tutto per restare fuori dal tavolo dove si decidono le grandi partite dell’economia e della politica.
di Laura Della Pasqua
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