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Di Maio rassicura Salvini: «Reddito cittadinanza per soli italiani e sì dei 5S al decreto migranti»



Tra qualche discrepanza di veduta e di dichiarazioni proseguono i lavori nella maggioranza di governo per la prossima legge di bilancio. Intervenuto ai microfoni di Radio Anch'io il vicepremier Luigi Di Maio ha di fatto smentito le parole del titolare dell'Economia Giovanni Tria, che ieri in audizione al Senato aveva parlato di reddito di cittadinanza per italiani e stranieri. «È logico che la devi restringere ai cittadini italiani, è impossibile, con i flussi immigratori irregolari, non restringere la platea e assegnare il reddito di cittadinanza ai cittadini italiani». Frase che non sembrerebbe ammettere deroghe, sebbene la prima proposta dei grillini per il reddito di cittadinanza avanzata nella precedente legislatura ammettesse anche i cittadini stranieri di paesi membri dell'Ue e di paesi terzi qualora gli stessi avessero stretto accordi bilaterali con l'Italia in materia di tutela e degli impegni sociali.

Un dietrofront che è stato particolarmente apprezzato dalle parti della Lega, accolto «con grande piacere» come recita la dichiarazione del segretario leghista Matteo Salvini.


Prove di intesa che proseguono nei vertici di Palazzo Chigi, dove anche oggi il premier Conte ha condotto i colloqui con Salvini e il suo vice Giancarlo Giorgetti, i ministri dell'Economia e degli Affari Europei Giovanni Tria e Paolo Savona, oltre al vice di Tria Massimo Garavaglia e il titolare degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Per i 5Stelle assente Luigi Di Maio, impegnato ancora nel viaggio diplomatico in Cina, in sua vece erano presenti il ministro Riccardo Fraccaro e il viceministro Laura Castelli. La natura tecnica degli incontri verte come al solito sulle possibilità di operare in deficit, su cui Tria si è sempre detto molto scettico, ma che Salvini da un lato e Di Maio dall'altro continuano a caldeggiare, promettendo uno sforo contenuto recuperabile negli anni successivi. «Il tema non è di quanto sforare ma quante risorse ci servono per migliorare la qualità della vita degli italiani, per mandare in pensione e assumere giovani, per dare un reddito, meno tasse con la flat tax. La maggior parte delle risorse arriverà dai tagli agli sprechi, se andranno a regime tra un anno e mezzo facciamo un po' di deficit, tanto l'economia crescerà e poi rientriamo, lo hanno fatto tutti i Paesi che oggi stanno crescendo». Queste le dichiarazioni di Di Maio. Dello stesso avviso anche il leader leghista Salvini che assicura il rispetto del «famoso 3%. Questo lo possiamo assicurare».


Oltre al nodo economico, nei palazzi del governo si discute anche del prossimo decreto su immigrazione e sicurezza, il cui voto, previsto inizialmente per fine settimana, dovrebbe slittare a lunedì. «Andiamo avanti spediti con i decreti sicurezza e immigrazione che saranno approvati lunedì in Consiglio dei ministri con il presidente Conte e Di Maio». Forte dell'assicurazione del capo politico grillino, Salvini ha spento i malumori che volevano il decreto osteggiato dalla parte più vicina alle posizioni di Roberto Fico in seno ai 5Stelle e ha rilanciato l'obbiettivo di rendere più difficile l'accesso alla cittadinanza «per i migranti furbetti, che non scappano da guerre o carestie».


Sullo sfondo, intanto, resta il rinnovato accordo nel centrodestra, figlio dell'incontro di ieri a Palazzo Grazioli tra i tre leader Salvini, Berlusconi e Meloni. «A me ricorda un po’ la moglie che torna dal marito anche se il marito continua a tradirla», ha sentenziato il capo del Mise, che si dice comunque non preoccupato dalla possibilità «che ci fosse qualcuno in malafede di fronte al contratto di governo. Dalla mia parte c'è sempre stata lealtà e devo dire anche dalla loro». Di Maio ha rimandato alla stampa le speculazioni su una situazione di caos all'interno della squadra dell'esecutivo di Conte, ribadendo anzi come si stia «lavorando ogni giorno, e la riunione di stamattina è un tassello fondamentale per una manovra che metta al centro gli italiani e non le lobby o le banche»

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