STEFANO BINI PER IL GIORNALE D'ITALIA
Gaetano Armao, 60 anni, è professore di diritto amministrativo all’UniPa, assessore all’economia nei governi Lombardo e Musumeci, europeista, ha iniziato politicamente dalla scuola DC di Sergio Mattarella. Conoscitore attento dell’amministrazione regionale e in Forza Italia sempre, è oggi candidato presidente per Azione-Italia Viva di Carlo Calenda e Matteo Renzi.
Cosa offrirà all’elettorato centrista della Regione Sicilia?
«Offrire le proprie competenze, l’esperienza, la passione alla propria Terra credo sia un dovere ed un privilegio. Sarà una campagna elettorale tra i siciliani, purtroppo molto breve, con il rischio di un confronto limitato dei candidati sui programmi, al di fuori delle appartenenze agli schieramenti.»
Perché la scelta di passare da Berlusconi a Calenda?
«Il terzo polo, guidato da Carlo Calenda, è la nuova frontiera della politica italiana, una prospettiva autenticamente riformista, liberal-democratica, popolare che vuol proseguire il progetto di Governo di Draghi, incredibilmente interrotto.»
Quali sono i rapporti con gli azzurri siciliani?
«In Forza Italia, in Sicilia, c’era un clima da faida, divenuto irrespirabile, causato anche dalla grave commistione tra il ruolo di coordinatore del partito e di Presidente del Parlamento. Una vicenda che ho subito contestato e che ha determinato una alterazione del confronto tra Parlamento e Governo in palese violazione dello Statuto regionale. Questa distorsione istituzionale, insieme alla pratica deteriore del voto segreto indiscriminato, anche su singole poste di bilancio - che è essenziale eliminare prioritariamente - ha bloccato riforme ed innovazioni. Ho ritenuto di percorrere la strada del dissenso e poi di voltar pagina con Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna.»
Qual è il suo programma?
«Ho dato la mia disponibilità ad una proposta per il futuro della Sicilia, di innovazione, la serietà dell’impegno, la visione di una Regione moderna, europea, che faciliti l’impresa privata che crei occupazione, attragga investimenti. Il futuro sta nel piano straordinario del lavoro, nelle zone economiche speciali e le compensazioni per l’insularità, l’attrazione di investimenti, nella riforma dell’amministrazione regionale, nella definizione del risanamento economico che ho condotto riducendo il debito regionale di 1,3 miliardi €, abbattendo addizionali e prelievo statale sul bilancio, risparmiando 700 milioni € di interessi e rinvenendo nuove risorse per 3 miliardi. Ma soprattutto nel digitale, la Sicilia è la prima Regione per comuni digitalizzati, il 60%, contro il 30 delle Regioni del Nord. Ci presentiamo ai siciliani con questa prospettiva, alternativi ad un modo fare predatorio di certa politica, presente sia a destra che a sinistra, che punta solo alla spartizione delle risorse pubbliche. Quella che ha dato e da un triste spettacolo - anche qui da entrambe le parti - nella scelta delle candidature mentre la gente non può pagare le bollette o i mutui.»
Renzi e Calenda saranno concretamente al suo fianco in questa importante tornata?
«Apriremo la campagna elettorale sabato a Palermo con Carlo Calenda, la squadra di Azione ed Italia Viva, le forze cattoliche, liberali, i movimenti territoriali per una Sicilia innovativa, europea, che vuol progredire, alternativa ai pezzi di destra e sinistra che hanno tentato di fermare le riforme tradendo la credibilità dell’autonomia. Sarò candidato anche a Palermo, la città dove sono nato, lavoro ed insegno.»
Si attente inciampi dagli avversari?
«Saremo determinanti nel prossimo Parlamento regionale, entrambi cercano di sostenere la banale tesi del voto utile ma solo per loro. Il voto intelligente e motivato è quello di chi non crede più al bipolarismo divenuto una camicia di forza per la politica italiana. Ecco perché il consenso verso la lista Azione-Italia Viva è crescente anche in Sicilia. Puntiamo alla doppia cifra, obiettivo alla portata, nonostante un bipolarismo rissoso ed inconcludente, nel quale tendono a prevalere le istanze estreme.»
In caso di vittoria, quali nomi ha in mente?
«La Giunta la presenteremo dopo le liste e vedrà partecipare esponenti autorevoli della società siciliana, scelti per le competenze e non per le designazioni di un rais di partito o peggio di un clan come quelli dei “mandarini” della politica siciliana per i quali il potere è l’unico senso della vita pubblica.»
A chi andranno i suoi voti in caso di non vittoria? Strizzerà l’occhio a Renato Schifani?
«I voti saranno della lista e delle forze che la compongono. Il sistema elettorale presidenziale temperato porterà ad eleggere un presidente che non avrà tuttavia la maggioranza, anche con il premio previsto per legge. Occorrerà tener conto prioritariamente delle esigenze dei siciliani, guardando alle proposte, ma senza sconti per nessuno. L’Isola ha necessità di risposte urgenti e la politica ha il compito di darle urgentemente, confrontandosi ed anche scontrandosi. L’autonomia tornare ad essere una risorsa.»
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