Onorevole Vito, lei si è dimesso da tutte le cariche, che ricopriva in Forza Italia, dopo l’affossamento al Senato del ddl Zan contro l’omotransfobia. Perché il suo partito avrebbe dovuto votare sì, in contrapposizione al resto del centrodestra?
Forza Italia ha dimenticato, e sta dimenticando in questi mesi, la sua vocazione europeista, il suo essere liberale e il suo volersi distinguere dagli alleati sovranisti. In tutta Europa i partiti, che aderiscono al Partito Popolare e la stessa Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, approvano le leggi contro l’omofobia. Il voto sul ddl Zan era per Forza Italia l’occasione giusta per dimostrare concretamente la sua volontà di distinguersi dagli alleati sovranisti. Ricordo che proprio Ursula von der Leyen del Partito Popolare sta guidando in Europa una campagna contro le leggi discriminatorie in Ungheria e in Polonia. Forza Italia avrebbe dovuto dimostrare che quello, che afferma di voler essere, è rispettato in Parlamento.
Insomma, si parla tanto di una Forza Italia moderata, liberale ed europeista, ma poi alla prova dei fatti che cosa rimane di tutto questo?
Lei parla di un’aspirazione di Forza Italia, che andrebbe, però, suffragata da gesti concreti. Ricordo che non solo abbiamo contribuito in maniera decisiva ad affossare il ddl Zan, non rispettando peraltro la volontà dei nostri elettori che in tutti i sondaggi si erano dichiarati largamente favorevoli alla sua approvazione, ma non abbiamo neppure partecipato alla manifestazione antifascista indetta dai sindacati. Quello di consegnare l’antifascismo alla sinistra è un errore, che la Democrazia Cristiana non ha mai commesso. Un errore che una forza politica, che appartiene al Partito Popolare europeo, non avrebbe dovuto commettere, anche perché sull’antifascismo e sull’antirazzismo si sono costituite non solo l’Italia, ma anche l’Europa. In Forza Italia ci sono buone affermazioni di principio, a cui, purtroppo, non corrispondono comportamenti coerenti.
Non posso non farle la domanda del momento. La candidatura di Silvio Berlusconi alla Presidenza della Repubblica è una cosa seria o solo uno specchietto per le allodole?
E’ una candidatura possibile, vera e anche auspicabile. Tra l’altro, l’unico argomento, che viene utilizzato per contrastare l’elezione di Berlusconi al Quirinale, non è pertinente, perché la nostra Costituzione, antifascista e garantista, non prevede alcuna discriminazione per le persone, che sono state condannate e poi riabilitate o per quelle sotto indagine. Chi volesse contrastare l’elezione di Berlusconi al Quirinale dovrebbe trovare un altro argomento. Pe quanto mi riguarda, Berlusconi è la migliore candidatura che il centrodestra possa offrire. Trovo che tutte le altre candidature che circolano, da Draghi a Pierferdinando Casini e a Marcello Pera, non sono sicuramente all’altezza di quella di Berlusconi.
A proposito di Draghi, è in corso una gara a chi lo osanna di più. C’è chi lo vorrebbe, per l’appunto, al Quirinale e chi a Palazzo Chigi vita natural durante. Anche lei si unisce al coro genuflesso?
Credo ci sia oggi una tendenza sulla stampa, secondo la quale qualunque cosa fa il Presidente Draghi, a cui indubbiamente non si può non riconoscere l’indubbia autorevolezza, non può essere non dico contrastata, ma neppure criticata. Io credo, invece, che Draghi stia avendo un atteggiamento nei confronti dei sindacati e dei partiti, che non è quello che un Presidente del Consiglio dovrebbe avere. Credo che il confronto democratico con chi rappresenta la volontà degli elettori e dei lavoratore sia sempre e comunque imprescindibile. Un confronto, a cui Draghi, pur con tutta la sua autorevolezza, non dovrebbe sottrarsi. Non si possono rappresentare solo le volontà delle élite finanziarie né accontentarsi degli applausi di Confindustria. Bisognerebbe tener presente anche il ruolo di rappresentanza, che svolgono i partiti e i sindacati.
Tornando all’argomento da cui siamo partiti, quando finirà la sua protesta, ovvero quando tornerà a ricoprire cariche dentro Forza Italia?
Non è una protesta. E’ incompatibile rivestire cariche in un partito che ha affossato le legge Zan. Resto deputato del gruppo, ma nelle cariche del partito non rientro. Non è una protesta, ma la presa d’atto di un’incompatibilità su una questione, che per me era e resta fondamentale. Forza Italia lo sapeva. L’avevo avvisata. Quello del mio partito è stato un errore politico. Per quanto mi riguarda direttamente, è stato un punto di rottura, che era giusto fosse marcato.
di Antonello Sette
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