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Elisabetta Sgarbi: «Aggirare gli ostacoli ci rende vivi:saremo pronti quando tutto ricomincerà»

Intervista Corriere della Sera: L’editrice de La Nave di Teseo e la mostra de La Milanesiana «A occhi aperti» rivive neglispazi virtuali del Circolo lettori




Di questi tempi anche le mostre si spostano online, ma con architetture digitali ad hoc. È il caso di «A occhi aperti – Pacifico/Matticchio», esposizione organizzata per la 21esima edizione de La Milanesiana, manifestazione ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, che avrebbe dovuto trovare posto negli spazi del Circolo dei Lettori. In qualche modo sarà comunque così perché, grazie al lavoro delle agenzie Way Experience e Madbyte, i locali di via Bogino sono stati ricostruiti in realtà virtuale per «ospitare» la mostra, dall’ingresso al cortile, fino alla Sala degli Artisti. «Il digitale—dice Sgarbi— è anzitutto una sfida: è importante non abbandonarsi ai limiti imposti dalla situazione. Continuare ad aggirare gli ostacoli ci tiene vivi, pronti per quando tutto ricomincerà». L’evento fa parte delle iniziative autunnali della Milanesiana e l’inaugurazione sarà in diretta su Corriere.it — e i canali del Circolo dei Lettori — dopodomani alle 12, seguita da una visita in anteprima. Dopo un’introduzione di Elisabetta Sgarbi e Elena Loewenthal, direttrice dell’ente torinese, parlerà Gino De Crescenzo, in arte Pacifico. Il cantautore dialogherà con Andrea Laffranchi, giornalista del Corriere della Sera, al quale racconterà la collaborazione con Franco Matticchio, storico disegnatore del New Yorker: l’artista ha raccontato per immagini le canzoni dell’album «Bastasse il cielo» di Pacifico, da questo sodalizio è poi nata la mostra. «A occhi aperti» è una sintesi fra musica, letteratura e arte dove sono visibili le «videolyrics» di PacificoeMatticchio (musica e animazioni), un diorama di Vanni Cuoghi e dieci dipinti di Edoardo Bennato della serie «In cammino» (dal volume Girotondo edito da Baldini+Castoldi). Ci sarà anche il video di GiraGiroGiraGi, brano ufficiale del 103° Giro d’Italia, i cui autori interverranno all’inaugurazione. Sostenuta da Fondazione Crt nell’ambito del bando Esponente (collabora anche il Salone del Libro), la mostra sarà sul sito della Milanesiana fino all’11 marzo. Poi, appena possibile, si potrà visitare di persona.


Elisabetta Sgarbi, come era strutturata la mostra «in presenza»?


«Esattamente come si vedrà on line. Non amo chiamarla mostra virtuale perché abbiamo ricostruito ambienti e allestimento per il Salone del Circolo dei Lettori di via Bogino. È una vera e propria mostra, pensata per stanze, dentro le quali si cammina per vedere il testo di Pacifico, il disegno di Matticchio e il videolyric della canzone. Con molte altre sorprese».


Come avete lavorato per modificarla?


«Con un gruppo di professionisti che si sono confrontati, oltre che con me, con lo scenografo e il grafico abituati a lavorare su eventi in presenza. Vedendo il risultato, mi pare una mostra estremamente fisica».


Il digitale cambia il concetto di mostra?


«Non penso che siamo di fronteacambiamenti di abitudini così radicate, come fare mostre. Stiamo aggiungendo modalità di offerta di contenuti. Come accade per i libri, l’offerta elettronicaequella cartacea dovranno potenziarsi a vicenda».


Che influenza può avere sulla produzione artistica?


«Il digitale ci ha dato la possibilità di continuare a lavorare nei mesi di chiusure. Vale per arte, libri, musicaeuna quantità enorme di attività. Però siamo progettati, anche economicamente, per incontri fisici, relazioni concrete. Dobbiamo trovare un equilibrio».


Cosa conserveremo dell’esperienza digitale?


«Le potenzialità di diffusione, la certezza dell’importanza dei contenuti che possono avere forme diverse. Ma non dobbiamo dimenticare che la presenza fisica è fondamentale per l’espressione artistica. Faccio sempre l’esempio della messa: in condizioni particolari si può vedere in televisione, ma la messa crea una comunità concreta e viva. Il discorso non è differente per cinema, teatro, festival, librerie, mostreomusei. Dovremmo ricominciareapensare che non sono solo intrattenimento, ma cose sacre della vita degli uomini».

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