Onorevole Fiano, era inevitabile l’invio di armi italiane all’Ucraina?
Non so se era inevitabile o meno. So che è giusto. Stiamo difendendo un Paese libero da un’invasione inconcepibile.
Quanto è pericoloso l’abbraccio russo-cinese?
Io penso che la Cina stia osservando questa situazione con attenzione. Sta valutando quanto lo scontro fra la Russia e l’Occidente possa favorirli, visto che di fatto indebolisce i due fronti contrapposti. La Cina intuisce di poter avere più agio e spazio, sia in campo economico, sia, più in generale, in quello delle relazioni internazionali. Penso che la Cina guardi al conflitto in corso anche per il risvolto che può avere per il rapporto con Taiwan e la sua volontà di annetterlo. La Cina sta cercando di mantenere un ruolo neutrale, come dimostra l’astensione sulla risoluzione dell’Onu. La Cina parla, è vero, in modo stringente con la Russia, ma il suo ruolo a me sembra, più che altro, sornione. Guarda alla crisi economica, che riguarda sia la Russia, sia l’Occidente, destinato anch’esso a pagare quello che sta succedendo. E’ in una posizione di attesa. Non ha condannato completamente, come l’Occidente, l’invasione della Russia, ma non si è neppure apertamente schierata dalla sua parte. A me pare che la Cina abbia, in questo momento, un atteggiamento un po’ furbesco.
Da più parti si sottolineano le responsabilità dell’Occidente, reo di non aver fatto tutto quello che poteva e doveva per scongiurare l’aggressione russa all’Ucraina…
C’è stata, secondo me, una sottovalutazione della politica di Biden nei confronti di una serie di territori confinanti, come la Cecenia la Crimea. Non abbiamo, forse, neppure capito, con sufficiente chiarezza e in anticipo, il disegno imperiale di Putin. Non abbiamo capito fino a che punto aveva intenzione di arrivare. C’è stata, indubbiamente, poca lungimiranza. Per molti anni i rischi dal mondo per l’Occidente sono stati i Paesi mediorientali e l’Iraq, mentre non ci siamo resi conto di quanto fossero reali e forti le mire espansionistiche di Putin.
Il paragone, che molti fanno, fra Putin e Hitler rientra nelle confusioni storiche che regnano sovrane o, secondo lei, effettivamente qualche punto di contatto esiste?
Io sono sempre contrario a proporre analogie fra parti della storia completamente diverse fra loro. La dittatura hitleriana non ha paragoni, soprattutto per quello che ha prodotto, con lo sterminio del popolo ebreo e di altre popolazioni, e per la disumanità atroce e i crimini delle truppe di occupazione naziste e di quelle speciali delle SS. Con Putin siamo nel campo delle autocrazie e, per alcuni versi, anche delle dittature e, comunque, dei sistemi autoritari e antidemocratici. Siamo in un novero, di cui Hitler ha per fortuna rappresentato l’apice irraggiungibile o, comunque, non raggiunto. D’altronde, Putin già da alcuni anni ha rivendicato con orgoglio la democrazia illiberale del suo Paese. In Russia non c’è la libertà che abbiamo noi. Non si può formare qualsiasi partito, il dissenso è oppresso nei più svariati modi e ci sono purtroppo storie tragiche, che abbiamo imparato a conoscere. Quello che è in corso è lo scontro fra democrazie e non democrazie, comprendendo naturalmente fra quest’ultime anche la Cina. Come diceva Churchill, la democrazia è il mezzo peggiore che conosciamo, a parte tutti gli altri. Nelle democrazie occidentali puoi scegliere fra Biden e Trump. Nelle non democrazie o nelle democrazie illiberali, come amano chiamarle Putin ed altri, non puoi scegliere niente. Putin non è uguale a Hitler, ma il suo regime rientra a pieno titolo nelle forme di non democrazia, che sono pericolosissime.
Quali sono, secondo lei, le prospettive prossime e a medio termine?
E’ molto difficile capirlo. Credo che ci aspettino molti anni di instabilità mondiale, durante i quali potrebbe emergere, come sembra prospettarsi in questi giorni, un nuovo ruolo dell’Europa rafforzata. Naturalmente bisognerà vedere se ne saremo capaci. Se l’Europa, a fronte di questa vicenda, sviluppasse una vera politica estera e una vera difesa comune, subentrerebbe nel mondo qualcosa di profondamente diverso. Non ci sarebbero più solo Stati Uniti, Russia e Cina.
di Antonello Sette
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