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Enrico Michetti a 'Il Giornale': «Risolverò i problemi di Roma, come Mr. Wolf»

Esperto di diritto degli enti locali: «Per la Matone un ruolo ad hoc per il sociale»




Professor Michetti, come ha preso la notizia della sua candidatura a sindaco di Roma per il centrodestra?


«Sono davvero lusingato non solo della fiducia, ma anche del fatto che il mio nome e quello di Simo[1]netta Matone sono il frutto di una attenta e scrupolosa analisi».


Che ruolo avrà la Matone?


«Il vicesindaco è una funzione di straordinaria importanza. E per la dottoressa Matone verrà ritagliato un ruolo che ne esalti sicuramente le competenze. Con una supervisione di tutte le materie che hanno a che fare con il sociale».


Come sarà secondo lei la campagna elettorale?


«Per quanto mi riguarda sarà civilissima. Si parlerà soltanto di progetti. E ci si scambieranno idee e punti di vista»:


Visione un po’ idilliaca della politica.


«Il confronto serve sempre e porta spunti. Insomma si deve perseguire l’ottimo paretiano e non bisogna avere pregiudizi».


La prima cosa che farà, qualora vinca le elezioni?


«Riallacciandomi a quanto abbiamo appena detto, la prima cosa che farò è di evitare di considerare gli avversari politici dei nemici. Sono colleghi dei quali cercherò il giusto stimolo. Lo dico già ora prima che inizi la campagna elettorale: ho il massimo rispetto per chi ha go vernato fino a ora».


Giorgia Meloni la considera il «mr Wolf» della politica. Si riconosce in questa definizione?


«Un po’ mister Wolf mi ci sento. Sa, sono tanti anni che lavoro con gli amministratori pubblici e assisto sindaci di tutta Italia a districarsi nella giungla della normativa e della burocrazia»


Come è nata la sintonia tra lei e la presidente di Fratelli d’Italia, la prima a credere nella sua candidatura?


«È molto semplice. La sintonia nasce quando il politico porta fino in fondo nel migliore dei modi la sua missione».


Vale a dire?


«La politica deve essere sensibile. Per essere virtuosa deve trasformare i bisogni dei cittadini in risoluzioni delle criticità. A una politica attenta non sfugge nulla».


Quindi non è sfuggito ai vertici del centrodestra che lei è un «mr Wolf» per il Campidoglio?


«Sono arrivati a me semplicemente con il passaparola di tutti quegli amministratori che ho aiutato nella redazione di atti pubblici complessi».


Va bene, ma non possiamo sintetizzare nella burocrazia il male peggiore della Capitale.


«Conoscere a fondo la macchina amministrativa, però, aiuta anche a trovare risorse giuste per affrontare le emergenze. La burocrazia è una giungla infernale ma se la conosci è un alleato».


E quali sono secondo lei le emergenze che vive questa città?


«I primi tre che mi vengono in mente sono: sicurezza, igiene urbana e trasporti».


Partirebbe da qui?


«Partirei intanto dal valorizzare le risorse. E soprattutto dal ridare dignità a chi lavora per l’amministrazione capitolina».


E un sogno nel cassetto come aspirante sindaco ce l’ha?


«Mi piacerebbe che Roma tornasse a essere caput mundi».


Progetto ambizioso.


«Mi piacerebbe che il mondo tornasse a guardarci con rispetto e con amore».


Immagino stiamo parlando di turismo.


«Bisogna aiutare la vocazione turistica della città senza dimenticare però che il nostro primo obiettivo è la soddisfazione del cittadino romano. Insomma, il mio sogno nel cassetto è una rete metropolitana all’altezza di una capitale europea. Vorrei finire anche la linea D e chiudere finalmente l’anello ferroviario. Bisogna poi far valere il principio che i rifiuti si smaltiscono in casa, quindi perfezionare la raccolta differenziata con impianti a basso impatto ambientale».

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