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Esclusiva su Giallo: Andrea Volpe delle Bestie di Satana è stato liberato


“Camminando per i campi trovammo una cascina abbandonata, che aveva al suo interno una chiesetta, dove facemmo il rito. Quella sera decidemmo che ci saremmo chiamati Bestie di Satana”. I tempi in cui un’ombra demoniaca aleggiava sui boschi di Somma Lombardo, in provincia di Varese, sono ormai lontani, ma non certo dimenticati per Andrea Volpe, 44 anni, uno dei membri della setta delle Bestie di Satana, il gruppo di giovani che, tra il 1998 e il 2004, commise orribili delitti. Volpe, condannato a vent’anni di prigione, ha finito di scontare la sua pena e lo scorso 14 marzo è stato scarcerato, lasciando il carcere di Ferrara dove era recluso. Oggi, come vi racconta in esclusiva Rita Cavallaro sul Settimanale Giallo diretto da Andrea Biavardi, Andrea Volpe è un uomo libero, che si è dedicato a una rinnovata fede nella Chiesa Evangelica. Ha lasciato la sua cella ed è tornato a casa e, al termine della quarantena imposta dal governo per arginare il coronavirus, cercherà un lavoro che gli permetta di ricostruire la vita che, in preda ai deliri della setta, aveva interrotto bruscamente all’alba del 25 gennaio 2004, quando uno strano incidente accese i riflettori sulle Bestie di Satana. Un uomo chiamò i carabinieri perché un ragazzo, sotto effetto di droga e alcol, vagava per strada, urlando. Quando i militari arrivarono trovarono due auto incastrate sul ponticello del canale Villoresi, in una di queste, svenuta al posto di guida, soccorsero la fidanzata di Volpe, Elisabetta Ballarin, allora diciannovenne. Nella serra dello chalet dove la coppia viveva, nei boschi di Golasecca, gli inquirenti trovarono il corpo di Mariangela Pezzotta, 27 anni figlia di un politico di Somma Lombardo ed ex fidanzata di Andrea. Inizialmente Volpe raccontò che la morte di Mariangela era stato un incidente, che era partito un colpo dalla sua pistola. Una ricostruzione che non aveva convinto gli investigatori, i quali capirono che dietro c’era molto di più quando, due giorni dopo, Michele Tollis si presentò alla stazione dei carabinieri. L’uomo era una vecchia conoscenza dei militari perché da anni cercava il figlio Fabio, di 16 anni, scomparso insieme con l’amica 19enne Chiara Marino il 17 gennaio 1998. Accusato dell'omicidio della Pezzotta e sospettato per la scomparsa dei due ragazzini, Andrea Volpe, dopo quattro mesi di "non ricordo”, crollò e tirò fuori l’orrore, le croci rovesciate, il numero del diavolo e i riti sacrificali.




Volpe raccontò che sotto il leader carismatico Nicola Sapone, un idraulico di ventisette anni, e nel nome di Satana, lui e un gruppo di una decina di amici avevano commesso gli omicidi di Fabio e Chiara, uccisi e sotterrati in un bosco, quello di Mariangela e avevano spinto a schiantarsi con l’auto contro un muro un altro adepto, Andrea Bontade. Grazie alle rivelazioni di Andrea Volpe, le Bestie di Satana furono tutte catturate e le condanne per gli omicidi e l'istigazione al suicidio furono pesanti. Carcere a vita per Sapone, che sta scontando la sua pena nel carcere di Bollate, a Milano, dove lavora a rotazione, sta la cucina e la lavanderia. Volpe ha scontato 16 dei vent’anni che gli sono stati inflitti e, usufruendo degli scontri previsti dalla legge, oggi è un uomo libero. Anche la Ballarin, che era stata condanna a 23 anni, dopo un percorso rieducativo in carcere durante il quale ha studiato, ha ottenuto permessi per lavorare come guida turistica e, in regime di semilibertà, si è laureata in Comunicazione e Grafica. Dal 2017 è una donna libera.

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