Europa dove vai? Sembra essere questo il primo quesito che i cittadini dei 28 Stati membri rivolgerebbero ai propri rappresentanti. Secondo i dati dell'Eurobarometro di settembre, infatti, il dato impressionante del 50% dei cittadini Ue (+8% rispetto ad aprile) considerano sbagliata la direzione intrapresa dall'Europa. Per direzione si intende un generale andazzo, in riferimento alle politiche economiche, sociali e occupazionali. Un dato in assoluta controtendenza rispetto agli ultimi due anni, visto che dall'ottobre 2016 (quando le stime parlavano addirittura del 54% degli europei contrari alla direzione presa dall'Ue) la percentuale era progressivamente scesa, mentre saliva il numero di cittadini che si dichiaravano soddisfatti. Anche questo dato ha visto una inversione di tendenza e, perdendo 4 punti percentuali si stanzia al 28% (contro il 32% di aprile), prima discesa da tre anni a questa parte. Certamente le politiche sull'immigrazione unite alle difficoltà registrate in molti Paesi membri riguardo la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, possono offrire un indice abbastanza sicuro del motivo di un incremento tanto repentino e consistente dei contrari alle politiche generali della Comunità. Dato allarmante per gli europeisti è che i maggiori incrementi di dissenso sulla direzione intrapresa dall'Europa si sono registrati in Francia e Germania, considerati i due Paesi motore dell'integrazione. Le ragioni, anche qui, più che economiche sono da ricercare nel fattore politico e nell'avanzata dei movimenti sovranisti.
Un esito contrastato, quello dell'Eurobarometro, la serie di sondaggi proposti dal Parlamento Europeo. Per quanto riguarda l'indice di gradimento in relazione alla permanenza nell'Unione Europea, infatti, il dato parla di un corposo 68% dei cittadini che si dicono convinti che il proprio Paese tragga benefici dall'appartenere alla Comunità. E qui, almeno per quanto ci riguarda, come Italia, ci discostiamo dal dato. Siamo infatti l'unica nazione in cui è maggiore il numero di cittadini che ritiene non profittevole per l'Italia restare in Europa (45% contro il 43% dei favorevoli). La risposta più gettonata sul perché si consideri un vantaggio la permanenza nell'Ue è stata che «l'Europa contribuisce alla crescita economica del proprio Paese». Per il 62% (+4% rispetto ad aprile) dei cittadini europei, invece, l'Unione Europea rappresenta un qualcosa di positivo, un dato storico, più alto persino del picco registrato negli anni tra la caduta di del muro di Berlino e la firma del Trattato di Maastricht. Tale visione è condivisa da 21 Stati su 28, dall'87% del Lussemburgo, in testa alla classifica, al 21°posto della Slovacchia con il 51%. Grecia, Romania e Regno Unito i Paesi che hanno registrato i dati più alti di visione negativa dell'Europa, rispettivamente al 20, 21 e 22%. L'Italia registra un 42% di visione positiva dell'Ue, penultima, sopra soltanto alla Repubblica Ceca con il 39%.
Capitolo Brexit: i dati dell'ultimo sondaggio secondo i cittadini dei 28 Paesi membri sembrano indicare nell'uscita dall'Europa una soluzione per nulla popolare. Costituiscono infatti il 66% i cittadini che, se chiamati alle urne per un referendum sull'uscita, voterebbero per restare. Soltanto il 17% voterebbe per abbandonare l'Europa, così come un altro 17% si dichiara incerto. Indicativo il dato riferito al Regno Unito, in cui "soltanto" il 35% dei cittadini voterebbe per il "leave", nonostante la Brexit del 2016. 53% rappresenta invece il numero di quanti voterebbero oggi per rimanere. In tutta Europa la risposta dei giovani circa la permanenza in caso di referendum è stata molto alta (71%), ma anche tra gli over 55 il dato resta favorevole (61%).
L'ultimo capitolo del sondaggio riguarda le imminenti elezioni Europee fissate per maggio 2019. Cresce anche qui l'attenzione dei cittadini riguardo la chiamata alle urne per eleggere il nuovo Parlamento di Strasburgo, sebbene siano ancora il 44% quelli che non sanno con precisione quando si svolgeranno le elezioni. Il 31% degli intervistati si è detto certo di partecipare al voto, il 18% si è ripromesso di farlo senza certezza, mentre il 33% ancora non sa se voterà o meno.
Per quanto riguarda i temi di maggior interesse e premura per gli elettori europei, al primo posto c'è la questione migratoria (50%), seguono a pari merito la crescita economica e la disoccupazione giovanile (47%), mentre scivola al quarto posto la lotta al terrorismo (44%). Dati analoghi a quelli italiani, dove però la questione migratoria è percepita come un tema cardine (71%).
Altro dato che offre una lettura trasversale dei sondaggi è quello sul gradimento della moneta Euro. Per gli italiani infatti, con il 65%, l'Euro è la moneta da mantenere, nonostante l'indice di gradimento e percezione del beneficio dal restare in Europa sia tra i più bassi.
di Alessandro Leproux
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