Rivoluzione nel mondo degli acquisti online: il Parlamento Europeo ha da poco approvato una norma che elimina il cosiddetto "geoblocking", che in molti siti di e-commerce impediva agli acquirenti di pagare con carte di credito nazionali su siti esteri. Alcuni siti, una volta effettuata la scelta del bene da acquistare, rimandavano alla pagina italiana, dove magari il bene scelto non era disponibile; oppure non accettavano carte di credito emesse da banche di altri Paesi o di cittadini residenti in altri Stati. Blocchi che riguardavano oltre la metà dei siti.
Ora però il mercato unico digitale è molto più vicino: da adesso sarà possibile fare acquisti online in tutti i Paesi UE senza essere indebitamente bloccati perché non si risiede nello stesso Stato del venditore o perché si sta utilizzando una carta di credito straniera per il pagamento.
Agenzie di viaggio, noleggio auto, parchi di divertimento, vendita di attrazioni o concerti: non potranno più reindirizzare i loro clienti negando loro le offerte promozionali presenti in una Nazione e non in un'altra. In pratica l'Europa con questa normativa ha inteso equiparare i negozi virtuali a quelli fisici, garantendo a tutti quindi stessi prezzi, stesse condizioni di pagamento e stesse promozioni. A scatenare la reazione del governo europeo infatti era stato il caso del parco Disneyland Paris, che aveva applicato a clienti tedeschi e inglesi, che acquistavano i biglietti d'ingresso online, tariffe maggiorate.
In caso di vendita di beni tecnologici, accessori o abbigliamento non è più possibile per il venditore rifiutare l'acquisto fatto in un altro Paese; dovrà inoltre trovare un accordo con il cliente sul punto di ritiro o su località coperte dal servizio spedizioni. Nel caso di Amazon, ad esempio, rimane deluso chi ha l'account Prime, quello che prevede per tanti beni la spedizione in un giorno a costo zero: nella versione estera non è riconosciuto, e bisognerà quindi pagare le spese di spedizione.
Ancora fuori da questo accordo i prodotti audiovisivi coperti da copyright: per videogiochi, software, e-book e musica vale ancora, per ora, il principio della territorialità: la Commissione europea se ne sta occupando. Potrebbe trovare una soluzione per l'anno prossimo, eliminando il geoblocking a partire da quello seguente, grazie a una "clausola di revisione" che obbliga la Commissione a riesaminare la questione entro il 2020.
di Paolo dal Dosso
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