+Europa, nata dall’iniziativa di Emma Bonino e Bruno Tabacci, è al giro di boa del congresso. Domani e domenica gli aderenti al movimento che alle elezioni di marzo ha raccolto un milione di voti, eleggeranno il segretario. Tra le candidature alla segretria che guiderà il partito al traguardo delle europee quella che ha suscitato maggior interesse è certamente Alessandro Fusacchia, ponendosi come punto di riferimento per quanti «vogliono riconoscersi in un progetto innovativo che sia una svolta rispetto agli apparati del passato». Fusacchia vuole costruire una forza aperta tant'è che si sta sviluppando un dialogo interessante con Italia in Comune, altra novità politica guidata da Pizzarotti.
«Abbiamo in comune un’idea di Europa calata nella realtà di tutti i giorni. L’Europa come entità astratta o confinata a Bruxelles è superata, siamo in una fase di stallo perché nessun partito riesce a prospettare un progetto di Europa a misura del cittadino».
State pensando a un ticket politico?
«Ci stiamo confrontando su temi concreti, a partire da istruzione, impresa, ambiente e come ripensare la pubblica amministrazione. Abbiamo i due progetti politici più interessanti in circolazione e sarebbe novecentesco non pensare a come fare squadra» afferma Fusacchia al quale abbiamo chiesto di fare il punto sulle prospettive di +Europa.
Dove state andando?
«C’è una carenza di opposizione e noi puntiamo a far vedere che siamo diversi, agli antipodi di chi ci governa oggi ma anche discontinui rispetto alla politica del passato».
Quali sono i temi portanti di +Europa?
«+Europa riunisce al suo interno sensibilità diverse ma legate dall’obiettivo di mettere al centro della nostra azione temi quali l’inclusione, l’accoglienza, il rispetto della diversità. Poi io punto molto sull’istruzione. La disparità sociale e le disuguaglianze economiche nascono spesso per la carenza di formazione. Bisogna tornare ad investire sulle persone, perché solo in questo modo sarà possibile preparare i giovani ad affrontare il mercato del lavoro e fornire nuove possibilità di reimpiego agli over 50».
Quali sono i fattori che vi avvicinano a Italia in Comune di Pizzarotti?
«Anche loro sono partiti da una forte spinta europeista, e ci hanno messo la loro esperienza di amministratori locali. L’ Europa deve diventare qualcosa di comprensibile nei suoi effetti positivi sulla vita dei cittadini tutti i giorni».
Quale è il vostro rapporto con il Pd?
«Parliamo con tutti ma sul fronte del Pd non vedo onestamente i segnali di un rilancio. Anche la lista di Calenda non mi entusiasma, ha buone proposte ma difficile pensare che non sia il Pd camuffato sotto mentite spoglie. Ho grande rispetto per la fatica con cui molti del Pd stanno cercando di rilanciare quel progetto, e so che è complesso rimettersi in gioco, ma serve qualcosa di più netto, dirompente e discontinuo rispetto al passato. +Europa ancora non lo è del tutto, ma ci sono le condizioni per cui lo diventi nei prossimi mesi. Abbiamo preso un milione di voti alle ultime politiche, siamo una forza conosciuta da tutti gli italiani. Il mio obiettivo è costruire qualcosa che viva nel tempo e che cresca su basi solide. Dobbiamo crescere, contribuire e mandare le elezioni europee nella direzione giusta, influenzare la politica italiana, e ad un certo punto arrivare a governare. Ma ha senso solo se riusciamo a farlo a certe condizioni. Altrimenti il giorno dopo governeremo come tutti gli altri: nel Paese non ne avverte la necessità nessuno».
Il rapporto tra Italia e Europa e tra il nostro Paese e i due maggiori partner, Francia e Germania, non è mai stato così problematico. Non rischiamo l’isolamento?
«Il pericolo c’è perché Salvini gioca a chiudere e non ad aprire. Non possiamo pensare di risolvere i nostri problemi da soli. Ed è pure finita la stagione di pochi governi che si mettono attorno a un tavolo pensando di decidere per tutti. Dobbiamo ripartire da tanti cittadini europei che si mobilitano attorno a iniziative concrete e forti».
di L.D.P.
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