Onorevole Evi, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, la sottosegretaria leghista dello stesso ministero Vannia Gava, il sottosegretario con delega agli affari europei Vincenzo Amendola, nonché vari esponenti di Forza Italia, della Lega e di altri partiti, compresi quelli in divenire, si sono dati appuntamento questa mattina al cinema Capranichetta di Roma per promuovere la soluzione energetica verde italiana, che, a loro convinto giudizio, altro non potrebbe essere che il nucleare. Europa Verde ha organizzato una contromanifestazione di protesta. A livello personale, quanto è arrabbiata?
Sono arrabbiatissima. Siamo ostaggio di una serie di nostalgici, che non vogliono e non sanno fare altro che guardare al passato. Non è certo il nucleare la risposta ai problemi di oggi e di domani.
Da che nasce la nuova voglia di nucleare?
Dallo spauracchio, che tutti continuano a evocare, di consumi energetici sempre in crescita, che dobbiamo per forza soddisfare in qualunque modo. Per costoro l’unica soluzione praticabile sarebbe l’energia nucleare. Non è assolutamente così. Si dimenticano tutti di dire che la priorità anche per l’Agenzia internazionale per l’energia, per il panel intergovernativo per i cambiamenti climatici dell’Onu e per la stessa Commissione Europea, è un’altra. E’ l’efficienza energetica. E’ la riduzione dei consumi energetici. Noi dobbiamo andare spediti in quella direzione. Dobbiamo porre in fretta le basi per una riduzione dei consumi energetici. Non è impossibile. Si può fare anche velocemente e, agendo in questo modo, non ci servirà costruire nuove centrali nucleari in Europa e, tantomeno, in Italia. Il consumo, una volta ridotto, si potrà coprire con le energie rinnovabili. Questa è la strada maestra da tracciare.
Quali sono i segnali che arrivano dall’Europa comunitaria?
Ora si stanno svegliando tutti, perché, a livello europeo, si sta discutendo dell’ormai famoso regolamento della tassonomia, che potrebbe etichettare, come investimenti verdi, anche quelli per il nucleare e per il gas. E ci sono settori industriali di interi Paesi europei, che stanno facendo carte false per far sì che la Commissione Europea assimili agli investimenti sostenibili anche quelli nel gas e nel nucleare. E’ una lobby fortissima, che sta facendo pressioni in ogni modo possibile. E’ semplicemente pura follia. Annacquare in questo modo la regolamentazione europea, in corso di approvazione, vorrebbe anche dire sconfessare completamente le decisioni, che sono state già prese in altri ambiti. Penso, ad esempio, ai criteri per l’emissione dei green bond, che sono alla base del meccanismo che ha creato il Recovery Fund. Criteri che non contemplano, in alcun modo, gas e nucleare. La Commissione, quindi, già sa che non è quello il futuro. La stessa cosa si può dire per la Banca europea per gli investimenti, che non finanzierà più un euro su gas e nucleare. La Commissione europea dimostrerebbe un’enorme incoerenza, se desse retta a quelli Stati, che stanno facendo pressioni fortissime, fra cui va annoverata purtroppo l’Italia. Lo vogliono dire forte e chiaro. A Bruxelles l’Italia sta facendo un gioco sporco, molto sporco, con la Francia. Un gioco, secondo il quale, se tu mi sostieni il gas, io ti sostengo il nucleare. E’ un gioco sporco, che va smascherato e denunciato.
La proposta del ritorno alla energia nucleare, già sonoramente bocciata da un referendum popolare, è l’unica macchia nera di una politica di transizione ecologica, sbandierata ai quattro venti come la grande chicca del Governo di Mario Draghi?
Non è assolutamente l’unica macchia. La lista di macchie e di errori, che il Governo sta facendo nel campo della grande sfida dei nostri giorni, quale è quella della transizione ecologica, è lunghissima. Alla testa di un ministero così importante, abbiamo messo una figura, che sta dimostrando di voler rallentare il processo di transizione ecologica, anziché guidarlo. Un ministro che ha dimostrato di non voler capire che dobbiamo smetterla di tenere in vita dei settori, che necessariamente devono andare incontro alla loro fine, come le fonti fossili del gas e del petrolio. Abbiamo un ministro, che continuamente viene tirato per la giacchetta e che ascolta ancora le lobby di questi settori e le potenti industrie del nostro Paese. Un ministro, che si dimentica di portare avanti con coraggio le semplificazioni e di accelerare sulle rinnovabili, perché di tutto questo non si è ancora visto praticamente nulla. Non abbiamo ancora riscontrato nessun tipo di coerenza fra le parole e i fatti. E, poi, ci si dimentica completamente della natura. Di investire sulla natura e sulla riparazione del ostro fragile territorio. Un investimento, che sarebbe fondamentale, anche in termini di posti di lavoro. Avremmo la possibilità di invertire il trend della crisi gemella, la crisi climatica e quella di perdita di biodiversità, ma abbiamo un ministro, che non riesce minimamente a cogliere questa urgenza.
Conseguentemente anche la legge di bilancio è rimasta sorda e muta?
E’ proprio così. Nella legge di bilancio, che si sta ora discutendo, al netto delle dichiarazioni altisonanti, non si sottrae neppure un euro, dei diciannove miliardi stanziati, alle industrie inquinanti per destinarli alle riconversioni ecologiche. Nulla cambia, purtroppo, sotto il cielo inquinato del nostro bellissimo Paese.
di Antonello Sette
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