«Io dico votiamo Palamara testimone della deriva dei giudici»
«Su Palamara dovrebbero convergere tutti coloro i quali vorrebbero che sia fatta luce sul pianeta giustizia in modo da realizzare un’autentica riforma. Sia dal centrodestra che dal centrosinistra, perché giustizialismo e garantismo non sono rigidamente collocati dall’una o dall’altra parte ma attraversano entrambi gli schieramenti». Fabrizio Cicchitto, per anni dirigente di Forza Italia e voce ascoltatissima dal Cavaliere in persona, rilancia la candidatura in Parlamento dell’autore del “Sistema”, l’ex magistrato Luca Palamara, che in questi giorni sta facendo litigare il centrodestra: «Luca Palamara non è un criminale, altrimenti sarebbe criminale il “Sistema”. Occorre portarlo in Parlamento come testimone», spiega l’ex colonnello azzurro.
Fabrizio Cicchitto, presidente di Riformismo e Libertà ed ex colonnello berlusconiano, spiega di sostenere la candidatura di Palamara nel collegio di Primavalle perché «è un’occasione irrinunciabile di avere una testimonianza contro il sistema che governa il rapporto tra politica e giustizia».
Perché i garantisti dovrebbero sostenere la candidatura di Palamara a Primavalle?
Su Palamara dovrebbero convergere tutti coloro i quali vorrebbero che sia fatta luce sul pianeta giustizia in modo da realizzare un’autentica riforma. Sia dal centrodestra che dal centrosinistra, perché giustizialismo e garantismo non sono rigidamente collocati dall’una o dall’altra parte ma attraversano entrambi gli schieramenti. Palamara non è un criminale, altrimenti sarebbe criminale il sistema. Non faceva telefonate a se stesso o a una singola persona, ma a 10, 15 persone che lavoravano con lui i quali sono rappresentanti delle varie correnti dei magistrati che gestiscono tuttora tutta la baracca, cioè il sistema delle promozioni e degli spostamenti in qualche caso con ricadute politiche.
Eppure Palamara era, per sua stessa ammissione, parte integrante del sistema e anzi spesso ne reggeva i fili. Ha senso portarlo in Parlamento?
Occorre portarlo in Parlamento come testimone. Poi è chiaro che la candidatura è stata incentivata da quello che è successo, ovviamente lui avrebbe voluto continuare a fare quello che ha sempre fatto ma dobbiamo prendere atto che abbiamo un testimone, forzato ma significativo, che ha detto una serie di cose, e ne può dire delle altre, che nessuno ha contestato. Chiunque sia interessato a smontare un sistema che ha prodotto perversioni incredibili è ben accetto in questa battaglia.
Chi sono gli avversari in questa battaglia?
La magistratura associata sta cercando di salvarsi presentando il caso come singolo episodio di corruzione e pensando togliendo di mezzo lui tutto si sistema ma questa è una grande balla. Il vicepresidente del Csm e il presidente della Suprema corte di Cassazione sono espressi da questo sistema di assegnazione degli incarichi. Liberandosi di Palamara e condannandolo si pensa di liberarsi di un peso lasciando inalterato il sistema, ma non è così.
Chi, invece, gli alleati inaspettati?
Uno che se intende, cioè Luciano Violante, che da qualche anno è in una fase di ripensamento culturale, ha detto che ci vorrebbe la separazione delle carriere tra pm e cronisti giudiziari. Potremmo anche divertirci ad associare nomi di magistrati e di notissimi giornalisti che hanno fatto su questo la loro fortuna e la loro carriera nei rispettivi giornali. C’è una violazione non episodica ma sistematica del segreto istruttorio e non si è mai fatto luce su questo perché finirebbero in mezzo pm e pezzi della polizia giudiziaria
Qual è il risultato del “sistema”?
Il sistema produce distorsioni e perversioni pazzesche sulle singole persone ma anche a livello politico. Devo dire la verità, sono esterrefatto che alcuni esponenti di Forza Italia gridano contro la candidatura di Palamara quando Berlusconi è stato una delle vittime del sistema. È vero che anche Palamara ha lavorato contro di lui ma il fatto che Palamara lo riconosca è un ulteriore occasione per averlo in Parlamento a testimonianza di ciò.
Eppure il centrodestra, tra cui anche Forza Italia, sono molto tiepidi verso la sua candidatura.
Che un normale parlamentare venga eletto in quel collegio non direbbe niente, far entrare invece Palamara rappresenterebbe uno scossone. I funzionari di Forza Italia che non lo vogliono non hanno capito niente di questa vicenda e del fatto che si tratta di un’occasione più unica che rara di scuotere il sistema che ha colpito anche Silvio Berlusconi. Siccome qualcuno ha un amico da portare in Parlamento questo prevale su questioni più di fondo.
E sull’ipotesi di sostegno da parte della Lega di Salvini?
Su tre quarti delle cose che dice Salvini sono in dissenso ma al tempo stesso sta contribuendo alle firme per i referendum dei Radicali sulla giustizia e a mio avviso dovrebbe essere coerente con se stesso appoggiando Palamara in quel collegio. Non cambierebbe nulla dal punto di vista dei rapporti politico parlamentari nel centrodestra, ma cambierebbe molto nei futuri rapporti tra magistratura e politica.
Cosa la spinge ad appoggiare così fortemente Palamara che, insomma, non è esattamente uno stinco di santo?
Ho dissentito più volte da Palamara nel suo ruolo e l’unica cosa che ci accomuna è la fede romanista. Ma al di là delle battute non stiamo parlando di una vicenda banale, anche se alcuni la trattano su base corporativa per piazzare un amico alla Camera. È l’occasione per continuare una manifestazione di verità rispetto a un sistema che io ho denunciato nel mio libro sui rapporti tra giustizia e politica e che lui ha ribadito nel suo.
Ci crede davvero o è una battaglia contro i mulini a vento?
In genere, con i collegi uninominali, a meno che non si tratti di zone blindate, non c’è mai nulla di certo. Ancor di più in quel collegio che aveva una maggioranza grillina che non si sa quale fine abbia fatto. In più questa volta il nome pesa e quindi è una vicenda con larghi aspetti di imprevedibilità. A Salvini dico: fatto 30 con i referendum fai 31 sostenendo la campagna di Palamara.
La convince Enrico Michetti, candidato del centrodestra per Roma?
Faccio una premessa: rispetto a Roma sono assolutamente apartitico, perché reputo Roma combinata in un tale guaio che il punto è avere un sindaco di alto profilo, quale che sia. Al limite dell’essere accusato di qualunquismo, se si fosse presentato Zingaretti, pur dando una valutazione negativa rispetto a quello che ha fatto da segretario del Pd ma positiva di quello che ha fatto in Regione, io l’avrei votato. Così come se si fosse presentata Giorgia Meloni, perché entrambi possono essere sindaci di alto profilo e Roma di questo ha un tragico bisogno. Nello specifico, non perdono al Pd di non aver sostenuto Calenda, che, al netto del fatto che spesso non è simpatico, mi sembra abbia un profilo di capacità amministrative rilevante. Michetti e Gualtieri non li vedo come candidati sindaco di peso. L’ex ministro è un ottimo storico e un buon parlamentare europeo ma non lo vedo come sindaco di Roma. Michetti, quando dice che non consiglierà mai ai romani di vaccinarsi, mi mette in grande difficoltà.
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