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Fabrizio Cicchitto a 'Il Giornale': E così Giacomo Matteotti, restò tragicamente «Solo».



“Spesso quando cala il frastuono mediatico è possibile cogliere questioni di grande rilievo che altrimenti passerebbero sotto silenzio. Uno di questi casi è stato il centenario della fondazione del Partito comunista (21 gennaio 1921), salutato e ricostruito da libri, articoli, trasmissioni tv. Da tutto ciò è emerso un sentimento certamente rispettabile, e anche una grande nostalgia. Non sempre, però, nostalgia e spirito critico vanno d’accordo. Larga parte di ciò che storici, politici, giornalisti hanno espresso è consistito nella rivisitazione talora critica, talora acritica della dialettica fra i personaggi allora dominanti nello scontro che portò alla scissione del Psi. Al centro di tutto c’era il rapporto con Lenin e il Partito comunista bolscevico, le 21 condizioni poste da esso fra cui l’espulsione dei riformisti, l’intenzione dei massimalisti e della frazione comunista ortodossa di «voler fare come la Russia». Bene, il particolare che non emerse allora, e che non è stato messo in evidenza neanche oggi, è che mentre nel 1921 (non nel 1919, anno dell’occupazione delle fabbriche), massimalisti e comunisti parlavano di «fare la rivoluzione come la Russia», chi aveva davvero apprestato un autentico «partito armato», era stato proprio Mussolini che in quel fatidico 1921 era all’attacco e stava conquistando il controllo del territorio città per città. Ma di ciò, l’unico a occuparsi anche nel Congresso socialista fu Giacomo Matteotti. Così allora e nei tre anni successivi Matteotti rimase tragicamente Solo come Riccardo Nencini ha intitolato il libro a lui dedicato (Mondadori) che mette, però, in rilievo una straordinaria contraddizione. Mentre l’offensiva squadrista era in corso, tutti i vari esponenti socialisti e comunisti si occupavano di altro: i massimalisti impedivano ai riformisti di andare al governo, fare le riforme e pacificare il Paese, ma a loro volta erano del tutto incapaci di fare la rivoluzione. Lo stesso Turati, che pure ebbe il merito nel 1920 di presentare in Parlamento un programma («Rifare l’Italia») che avrebbe potuto essere la base per un’intesa con i liberali di Giolitti, tuttavia riteneva che quello fascista fosse un fenomeno effimero, espressione delle pulsioni violente accumulatesi durante la guerra, ma giro di un anno. A sua volta Bordiga (ma per tutta una fase anche Gramsci, Togliatti e Terracini) riteneva che nella sostanza gli altri fossero tutti uguali, Salandra-Giolitti-Nit[1]ti-Don Sturzo e Turati. Di conseguenza l’assassinio di Matteotti non avvenne per caso: egli fu l’unico dal 1921 al 1924 a esporsi nella denuncia dell’operazione eversivo-rivoluzionaria in corso. Per dare l’indice del grado di settarismo che attraversava la sinistra, questo fraintendimento si verificò anche subito dopo il suo assassinio. Valgano due citazioni tratte dal libro di Nencini che riguardano Gramsci, non Bordiga. Il 28 agosto 1924, qualche giorno dopo la sepoltura di Matteotti, Gramsci pubblicò su Stato operaio un fondo in cui paragonava il segretario del Psi a «un pellegrino del nulla quando consideriamo la sua vita e la sua fine in relazione con tutte le circostanze che danno ad essa un valore non più personale, ma di indicazione generale di un simbolo» e al Comitato centrale del Pc d’Italia proclamò «la nostra volontà di abbattere non solo il fascismo di Mussolini e di Farinacci, ma anche il semi fascismo di Amendola, Sturzo e Turati». Ebbene, già allora era evidente che questa linea era insieme estremista e aberrante e costituiva un aiuto alla conquista del potere da parte di Mussolini. Ma è ancor più incredibile che ai giorni nostri, avendo a disposizione studi storici molto seri, gli eredi di quella storia hanno concentrato la loro attenzione sulla dialettica ideologica fra Serrati, Bordiga, Terracini e Turati e non sul fatto che in quei Congressi quasi nessuno, tranne Matteotti, si occupò di co[1]me massimalisti e comunisti, mentre proclamavano di «voler fare come la Russia», non si accorgevano che Mussolini, armi alla mano, stava conquistando il potere."

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