All’inizio il governo è stato destabilizzato proprio dalla conquista dei pieni poteri da parte di Conte e dalla mancata risposta politica dei dem. La prima versione del Recovery Plan era semplicemente ridicola. Ma ha parlato solo Italia viva
La brevissima e burocratica comunicazione fatta l’altro ieri nel corso delle consultazioni dal segretario Zingaretti è emblematica dello stato di annichilimento nel quale si è ridotto il Pd. Infatti se la scena è dominata dallo scontro fra Conte e Renzi ciò è determinato dal fatto che fi n dall’inizio di questa vicenda il Pd non è stato capace di svolgere un ruolo politico rilevante. Già alle origini è stato Renzi il protagonista: prima ha impedito la formazione di un’intesa fra i dem e il Movimento 5 stelle e dopo, prendendo in contropiede Salvini, propose l’intesa Pd-M5s successivamente condivisa da tutti i padri nobili del partito democratico, mentre Zingaretti aveva dato via libera alle elezioni anticipate. Subito dopo è stato incredibile come il Pd abbia gestito la partita sia sul piano del potere che su quello politico. Il Pd è stato totalmente estromesso da Palazzo Chigi, risultato dominato dal trio Conte, Casalino, Fraccaro. Ha anche accettato senza contropartite immediate il taglio dei parlamentari e poi tutta l’operazione giustizialista di Bonafede dalla legge spazza-corrotti al prolungamento della prescrizione, mentre all’ineffabile Morra è andata la presidenza della Commissione Antimafia. Il partito democratico ha anche ereditato tutto il peggio del precedente governo, dal reddito di cittadinanza alla devastante quota 100. Su un punto va dato atto al Pd di aver svolto un ruolo assai importante ed è stato quello di aver ristabilito i decisivi rapporti con l’Europa e, insieme a Conte, di aver ottenuto il Recovery Plan, il Sure, i fondi Bei, il Mes (però non incassato). Su questo snodo decisivo la destra di Salvini e di Giorgia Meloni non può dire nulla perché se avessero condotto loro la danza adesso saremmo al disastro. Dopodiché da giugno in poi Conte si è allargato in tutte le direzioni: la gestione personale dei Servizi, il controllo totale dell’approvvigionamento sanitario attraverso Arcuri, la sostanziale estromissione di Gualtieri dalla progettazione e dalla gestione del Recovery Plan. Di fronte a tutto ciò il gruppo dirigente del Pd, in primo luogo Zingaretti, è rimasto silenzioso e inerte. Quindi Renzi ha riempito un vuoto lasciato scoperto e anzi andrebbe ringraziato per questo, perché la prima versione del Recovery Plan in tutti i suoi aspetti (governance e contenuti) era semplicemente ridicola. Certamente poi il leader di Iv una volta avuto in mano il pallino ci ha, come si suol dire, “messo del suo” con le dimissioni delle ministre, ma alle origini il governo è stato destabilizzato proprio dalla conquista dei pieni poteri da parte di Conte e dalla mancata risposta politica da parte del Pd. Ma anche dopo si è continuato a sbagliare. I dem sono è andati dietro all’infantile reazione di Conte, che è stata quella di espellere Renzi e Italia Viva dalla maggioranza senza fare i conti con i rapporti di forza parlamentari. Sarebbe stata comprensibile l’ipotesi della sostituzione o dell’annacquamento di Italia Viva qualora già fosse stata in atto un’aggregazione politico-parlamentare seria e consistente, invece si è dato via libera ad uno spettacolo grottesco trasformando il Senato in un suk. Si risponde che a suo tempo lo aveva già fatto Berlusconi; a parte che allora contro quell’operazione si scatenò l’inferno, adesso non basta la copertura di Travaglio per nobilitare l’indecenza. In più Machiavelli ci insegna che non c’è nulla di peggio di tentare operazioni spregiudicate e anche di fallirle. L’operazione responsabili è finita con due episodi incredibili: da un lato Vitali che torna all’ovile e dall’altro la povera senatrice Rojc costretta a passare dal suo gruppo a quello dei responsabili. Ma Zingaretti, Orlando, Franceschini si rendono conto di quello che stanno combinando? Neanche adesso si fanno i conti in modo realistico con la situazione. Il Fatto con tutte le sue bocche da fuoco (Travaglio, Padellaro) sta inondando i grillini di una sorta di “metadone mediatico” eccitandoli al pogrom contro Renzi e contro Italia Viva. Ma i pusher del metadone mediatico si rendono conto che visto il miserevole fallimento dell’operazione responsabili il Conte-ter, malgrado l’evidente inadeguatezza dello stesso Conte e di tutto l’impianto, rischia di essere l’unica via per evitare le elezioni anticipate? E che per fare il Conte-ter è fondamentale l’appoggio di Renzi e di Italia Viva alle condizioni definite da una trattativa assai serrata? Un’ultima avvertenza. Qualora si riesca a superare le follie incrociate dei duellanti e ad annullare l’effetto metadone è bene che qualcuno che se ne intenda metta le mani anche sull’ultima versione del Recovery Plan: da un lato Gentiloni, dall’altro l’ufficio parlamentare di bilancio avvertono che molte cose non funzionano
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