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Fabrizio Cicchitto a 'Il Tempo': "Anche a Roma serve un Draghi Si a Vittorio Sgarbi sindaco."

La decadenza della Capitale è cominciata da anni ed è stata aggravata dalla pandemia.




“Caro direttore, purtroppo Roma era entrata in crisi già diversi anni prima che esplodesse la pandemia. Lo si capiva da tanti segni, piccoli e grandi. Da un lato il collasso delle periferie, incattivite dal degrado ambientale e sociale, dallo spaccio, dalla prepotenza organizzata di gruppi che non è mafia ma che è sempre una situazione drammatica. Dall'altro lato Via Veneto, che è stata dagli anni Quaranta agli anni Ottanta il cuore pulsante della vita al centro della città, prima è appassita e poi si è spenta, con qualche solitaria eccezione, ancora si accendono le insegne e le luci dell'Harrys Bar. Due film rappresentano in modo emblematico questa deriva. La Dolce sregolatezza, mentre terrazze e salotti sono popolati da pretenziose elites segnate da un arrivismo nevrotico, dalla depressione e dal nichilismo. In ogni caso però una attività teneva comunque in piedi Roma, anche nella sua decadenza. Ed era il turismo, un turismo insieme di massa e di qualità, con alberghi, ristoranti, trattorie di tutti i tipi, per tutte le tasche. Ebbene la pandemia nel contempo si è portata via l'esistenza di migliaia di persone, ha soffocato la consueta convivialità, sta facendo vivere nella paura per il virus o nella rabbia per la condizione di reclusi in cui sono costretti a vivere centinaia di migliaia di persone. Allora arriviamo al cuore della questione. Non sappiamo la data precisa ma tra qualche mese dovranno svolgersi le elezioni comunali. Rischiano di risolversi nel colpo di grazia finale, una contesa alla cieca nel più pieno squallore. Occorre un colpo di scena, un colpo di teatro, qualcosa che rappresenti un salto di qualità nella imprevedibilità. Ho letto della candidatura di Vittorio Sgarbi. Ebbene, lo dice uno che ha fatto sempre politica in modo opposto al suo, è una occasione da non perdere. Sgarbi è insieme genio e sregolatezza. Talora va anche dietro polemiche inutili e controproducenti e rischia di diventare il peggior nemico di se stesso. Ma bisogna andare oltre questi aspetti secondari. Sgarbi è uno straordinario conoscitore dell'arte, ha scritto sull'argomento libri bellissimi, ma non è solo uno studioso. Sgarbi è uno straordinario organizzatore di cultura. Oramai la sinistra romana si inaridita e si è spenta, quasi come le luci di via Veneto. Ma nel passato di quella sinistra che va ricordato e anche ritradotto e rilanciato nella modernità ci stanno personaggi come Nicolini e Gianni Borgna. Orbene Vittorio Sgarbi anno 2021 nel corso della glaciazione causata dalla pandemia vuol far rivivere e rilanciare la Roma dell'arte, della storia, della cultura ricollegandosi anche a esperienze che tuttora tengono o che vanno rilanciate, dal Maxxi alla Galleria Borghese, dall'Auditorium all'Ara Pacis, alle iniziative di privati come le Fendi, alle settimanali riflessioni di Enrico Vanzina. Vittorio Sgarbi potrebbe svolgere un ruolo di moltiplicato re rispetto a tutto ciò. È riuscito a farlo in piccoli Paesi come Salemi e Sutri. Gli potrebbe riuscire anche a Roma. Concludo con una ultima provocazione. Se i partiti o quel che resta dei partiti a Roma volessero fare davvero i conti con il collasso di questa città per superarlo dovrebbero combinare intorno alla candidatura di Sgarbi un contorno di vicesindaci per un impegno comune e non per una inutile giostra del Saracino l'un contro l'altro armati. Non voglio far nomi, ma la destra, la sinistra e il centro hanno delle buone proposte come vicesindaci ma non hanno certo una candidatura a sindaco all'altezza del ruolo per guidare una città come Roma. Ecco questo è il paradosso. Tenendo conto del contesto e delle competenze richieste, Vittorio Sgarbi potrebbe essere per Roma il corrispettivo di quello che è o che ci auguriamo che sia Mario Draghi a livello nazionale. Genio e sregolatezza? Si, genio e sregolatezza. Quando si è alla canna del gas bisogna inventarsi qualcosa per uscirne, in primo luogo per vivere, e poi per philosophari, per Roma è una attività vitale perché a Roma oggi solo una cosa rimane in campo, la cultura in tutte le sue espressioni e manifestazioni.”

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