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Fabrizio Cicchitto a 'Il Tempo': Il caso Schwazer svela tutte le ombre dello sport

Un complotto ordito dagli stessi organismi che hanno coperto il doping nell'Urss.



“Caro direttore, questa volta non concentriamo la nostra attenzione sul nuovo quadro politico, ma su un paio di questioni che, come suol dirsi, gridano vendetta al cospetto di Dio. Il primo è il caso Alex Schwazer, il campione della marcia, reo confesso di doping nel 2012, squalificato per 4 anni, nel 2016 riprese l'attività avendo come allenatore Sandro Donati, personalità notissima per il suo rigore contro il doping. Come un fulmine a ciel sereno nel 2016 fu nuovamente perseguito per una presenza di eccesso di testosterone nelle sue urine. Prima, però, di proseguire nella ricostruzione della vicenda, che peraltro è stata fatta abbondantemente ieri, dobbiamo premettere una sia pur schematica descrizione dell'ambiente, anzi dell' ambientino in cui questa vicenda si è svolta: la Federazione mondiale di atletica (vecchia sigla IAAF) e l'agenzia antidoping (la WADA) hanno alle spalle storie tutt'altro che brillanti. Prima del 1989 quando in Russia e nell'Europa dell'Est erano al potere i regimi comunisti lo sport era totalmente controllato dallo Stato e era caratterizzato da un uso sistematico del doping con due conseguenze: una serie di vittorie e di record truccati, drammatiche vicende per la salute di molti atleti e atlete. Siccome però i voti dei paesi comunisti erano decisivi per le elezioni delle cariche federali c'è stata per molti anni una copertura di stampo mafioso sia da parte degli organismi dirigenti della federazione sia dell'antidoping. A un certo punto questo sistema è parzialmente saltato per aria, i gerarchi dello sport in Russia e nei paesi comunisti in parte sono stati sostituiti, addirittura sono stati azzerati molti titoli e molti record sia pure fra incredibili contraddizioni. Non è, però, che un sistema così incistato per manipolazione e corruzione sia stato del tutto azzerato, comunque ciò spiega perché il nuovo CIO insiste affinché le organizzazioni sportive di ogni paese siano autonome dai governi. In Italia prima il leghista Giorgetti, poi il grillino Spadafora hanno combinato guai rilevanti cercando di mettere lo sport italiano sotto la gestione del governo, svuotando il CONI con la nuova struttura denominato Sport e Salute. Fortunatamente a quando sembra questo tentativo è stato azzerato con un provvedimento preso negli ultimi giorni del governo Conte-bis. Dopo la condanna nel 2012 Alex Schwazer ha cercato di ripartire da zero prendendo come allenatore quel Sandro Donati che era stato in prima fila nella lotta al doping in Italia. Orbene, all'inizio del 2016 Schwazer fu sottoposto a improvvisi controlli, le provette con le sue urine ebbero una denominazione che ne consentiva il riconoscimento, c'è stata una catena di operazioni oscure ricostruire dal GIP di Bolzano Walter Pelino e l'atleta italiano è stato di nuovo condannato questa volta per 8 anni così da determinare la sostanziale fine della sua carriera. Nell'immediato Alex Schwazer e Sandro Donati furono lapidati e isolati anche in Italia (erano in molti, fra cui alcuni medici, coloro che odiavano Donati per il suo rigore e quindi colsero l'occasione per lapidarlo): ci furono solo poche eccezioni, gli avvocati bolzanini che lo hanno assistito in tutti questi anni, il giornale Repubblica, il presidente del CONI Giovanni Malagò. Fortunatamente però Alex Schwazer, Donati, gli avvocati hanno trovato nei giudici non a Berlino, ma a Bolzano. Il GIP Pelino non solo ha prosciolto l'atleta dall'accusa di doping, ma ha redatto un'autentica requisitoria nei confronti della IAAF e specialmente della WADA, che ha cercato in tutti i modi di evitare che sulle provette potesse essere fatti nuovi accertamenti. La lezione da trarre è che i metodi mafiosi non esistono solo in Sicilia, ma con gli opportuni adattamenti si annidano negli ambienti più vari. Adesso vedremo se sarà possibile la partecipazione alle prossime Olimpiadi di Alex Schwazer. Non possiamo dimenticare che la pratica del doping è continuata da parte della Russia e di altri Stati anche dopo la fine del comunismo, che l'omertà va molto al di là di quei confini geopolitici e a testimonianza che nel mondo dello sport esistono molte zone d'ombra non dobbiamo dimenticare tutte quelle che riguardano il caso Pantani.”

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