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Fabrizio Cicchitto a 'Il Tempo': Il sistema delle correnti ha distrutto la giustizia

Dal «killeraggio» di Palamara all’assalto delle Procure alla fondazione Open torna il tema di una magistratura che ha da tempo perso autonomia e prestigio



È vero quanto ha detto Di Matteo: le cordate partono dalle toghe per coinvolgere persino la polizia giudiziaria


Nella rissa che oppone Conte e Travaglio a Renzi il minimo che si può dire è che Travaglio (in questa occasione usa Conte come portavoce) è in pieno conflitto di interesse: Renzi viene accusato, sulla base del progetto stilato da Rondolino e ritrovato in una email, di aver progettato una operazione mediatico-giornalistica identica a quella che Il Fatto sta portando avanti da molti anni a questa parte. Il piccolo particolare è che questo progetto di Rondolino poi Renzi non lo ha mai realizzato mentre invece Il Fatto, con tutta la filiera che arriva ad alcuni dei talk show de La7, è in servizio permanente effettivo e sta concentrando il suo fuoco proprio su Renzi. Quindi da questo punto di vista siamo in pieno paradosso. Ma, come sempre capita, le cose non si fermano qui, cioè alla carta stampata. Contro Renzi e la sua famiglia è da tempo in atto da parte della procura di Firenze un attacco giudiziario sistematico, accompagnato da una altrettanto sistematica violazione del segreto istruttorio. Ma sul punto riguardante la fondazione emerge una questione che va al di là del caso Renzi e Open sul tema del finanziamento pubblico ai partiti. A suo tempo il governo di Enrico Letta, eliminandolo totalmente, ha creato una situazione che non essendo regolata per legge in modo chiaro, consente il massimo di discrezionalità alle procure. In Germania i partiti sono finanziati attraverso le fondazioni. In Italia siamo al paradosso che non solo una fondazione viene messa sotto accusa per avere eventualmente finanziato un partito ma addirittura si è arrivati al punto di perquisizioni fatte dalla Guardia di Finanza fra le 4 e le 6 del mattino in casa di persone non indagate che però avevano finanziato con tanto di assegni registrati la fondazione di Renzi. Quindi è evidente che la confusione giuridica dà spazio alle iniziative più estemporanee di procure che hanno messo qualcuno nel mirino. Ma da Renzi a Palamara il passo è breve, perché si tratta dei due bersagli che in questa fase sono stati messi maggiormente nel mirino da alcuni settori della magistratura. Ora è sempre più evidente quello che sta dietro e sotto il caso Palamara. Il «Sistema» descritto dallo stesso Palamara e da Sallusti in un libro che ha avuto grande successo si fondava sulle intese fra le correnti per ciò che riguardava le carriere e l'attribuzione della responsabilità delle procure e della magistratura giudicante nelle varie sedi. Il Sistema ha funzionato come un orologio fino a poco tempo fa. In effetti Palamara ha scritto la sua condanna a morte nel momento in cui ha rovesciato l'alleanza della centrista Unicost. Nel passato il Sistema si fondava sulla alleanza fra Magistratura Democratica e appunto Unicost. Nel momento in cui però Palamara ha deciso l'alleanza fra Unicost e Magistratura Indipendente e si accingeva a decidere su questa base chi guidava la procura di Roma e in prospettiva quella di Milano, ecco che il Sistema è imploso. A quel punto infatti si è trovato il pretesto per mettere il trojan nel telefonino di Palamara e metterlo fuori gioco. Se non che il trojan è molto invasivo, Palamara non agiva in proprio, ma era una sorta pizzardone che con altri dirigeva il traffico, cioè il traffico delle carriere e della assegnazione delle sedi. In sostanza si è usata la bomba atomica per colpire un solo soggetto. Usando la bomba atomica si è colpito non solo Palamara ma tutto il Sistema. A quel punto però la corporazione (che è una vera e propria Casta) ha reagito con una singolare dose di protervia e di arroganza, espellendo il solo Palamara e dando un po' di scappellotti a tutti coloro che erano stati beccati con le mani nel sacco facendo le stesse cose che faceva lui. Per capirci fino in fondo si tratta del corrispettivo di ciò che a suo tempo è avvenuto durante Mani Pulite quando Romiti e De Benedetti se la sono cavata con pochi danni attraverso lettere-confessioni-genuflessioni al pool di Milano nelle quali dichiaravano di essere stati concussi e violentati da quei prepotenti dei segretari dei partiti che li avevano depredati a mano armata. Romiti arrivò al punto di fare una intervista dal titolo «aiutiamoli questi giudici benemeriti. Essi stanno salvando il Paese». E di andare davanti al cardinal Martini recitando una sorta di mea culpa che però era anche una auto-assoluzione. Ecco, siccome non ci stanno limiti alla arroganza e alla improntitudine, adesso la Anm si è dichiarata parte civile nel processo contro Palamara, per cui il collegio giudicante, composto da suoi iscritti, deve decidere anche sulla base di una sua partecipazione al processo. Siamo sul terreno del paradosso al limite di scherzi a parte. Da tutto ciò risulta evidente che purtroppo è vero quello che recentemente ha detto il pm Di Matteo sulla magistratura associata e cosa molto più grave sull'esistenza di cordate trasversali fra procuratori generali, sostituti a loro legati, ufficiali della polizia giudiziaria e estranei legati alla catena. Per capirci un insieme di queste cordate nel passato ha portato l'imprenditore siciliano Montante, a controllare tutta la gestione della sicurezza da parte della Confindustria, ovviamente in nome di una antimafia senza macchia e senza paura. Su questa vicenda assai torbida come è noto è stato steso un velo di silenzio. Ma esso costituisce la conferma più clamorosa dell'esistenza di cordate trasversali molto pericolose. Forse più che di loggia Hungaria si dovrebbe parlare di cordata Hungaria.

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